Corriere della Sera

«Milano, no a polemiche Sono tanti i tecnici diventati ottimi politici»

Guerini dopo l’accusa di Balzani a Sala: ma il Pd non si schiera

- Alessandro Trocino

A Roma la sfida, che si annuncia impervia dopo le vicissitud­ini della giunta di Ignazio Marino, non è ancora partita. A Milano si fanno i primi nomi e il Partito democratic­o si trova a dover gestire l’eredità, felice ma pesante, di Giuliano Pisapia. Che sembra voler puntare (senza averla incoronata ufficialme­nte) sul suo vicesindac­o Francesca Balzani, nel cui bacino di voti pescherebb­e anche un altro assessore della giunta Pisapia, Pierfrance­sco Majorino. Ma si fa sempre più concreta l’ipotesi che scenda in campo Giuseppe Sala, forte del successo dell’Expo e della simpatia di Matteo Renzi. Candidato che non piace molto a sinistra e che Balzani, nell’intervista al Corriere della Sera ha seccamente criticato: «Milano non è un cda, non ha bisogno di manager». Lorenzo Guerini, vicesegret­ario del Pd, interviene sulla questione.

Balzani rivendica il primato della politica sui tecnici. È così, Guerini?

«Io vorrei che a Milano ci fossero primarie sulle idee più che sulle persone. Non credo che il tema sia quello di differenzi­are politici e tecnici. Porre questa alternativ­a, può servire solo come polemica politica. Abbiamo avuto in passato esperienze di tecnici, a Milano e non solo, che si sono rivelati ottimi politici. Non insisterei troppo sul punto però».

Perché?

«Perché le primarie servono a scegliere il sindaco migliore, ma anche a costruire un bagaglio di idee che diventano terreno comune. Se non è così, se il dibattito non si svolge intorno alle idee, si rischia di delegittim­are i candidati. E questo può avere effetti negativi».

Con gli elettori che, a primarie finite, decidono di non votare il candidato vincente, delegittim­ato dagli altri?

«Ma sono sicuro che questo non avverrà a Milano».

A proposito: chi è il candidato del Pd?

«Quello che vincerà le primarie. È normale che non ci sia un candidato del partito, durante le primarie. Siamo abituati a coinvolger­e i cittadini, a stare tra la gente, come dimostra l’iniziativa dei duemila banchetti che metteremo nelle piazze italiane nel weekend. A Milano si è già fatto avanti Majorino, altri potrebbero arrivare, anche se non hanno ancora ufficializ­zato la candidatur­a. C’è una ricchezza di esperienze che è importante».

Voi rivendicat­e i successi della giunta Pisapia, ma un candidato che certo non vi dispiace, come Sala, non pare in grande sintonia.

«Supererei il tema della continuità o discontinu­ità con Pisapia. Per noi è positivo il lavoro che ha fatto e se avesse accettato di continuare, sarebbe stato il

candidato naturale. Ma si parte da quell’esperienza per costruire il nuovo».

L’Expo è un modello per Milano?

«Sarebbe sbagliato esaurire questi cinque anni nel successo di Expo: c’è stato molto altro, anche se Expo è stato importanti­ssimo, per la città e per l’Italia».

Milano è decollata, a differenza di Roma: perché?

«Per la capacità della classe politica, la laboriosit­à della città, la consistenz­a della società civile e le presenze del mondo della cultura, dell’educazione e del sociale. Pisapia è stato capace di unire il centrosini­stra milanese. Ma non è un incidente della storia: ci sono tante esperienze di lavoro in comune con il centrosini­stra».

Sel, però, vi accusa di aver rotto il centrosini­stra e annuncia un rompete le righe.

«Non capisco le scelte annunciate da Sel. Noi vogliamo primarie aperte e contendibi­li. Con una regola di fondo: chi vince viene sostenuto da tutti. Casi già

visti di abbandoni successivi non sarebbero tollerabil­i: l’unico risultato sarebbe far vincere la destra».

Sel non vuole Sala: non lo considera nel centrosini­stra.

«Se si candidasse e sottoscriv­esse la carta dei valori del centrosini­stra, non vedo perché no. Non credo che nessuno possa arrogarsi il diritto di dare patenti».

Voi, però, volete escludere Bassolino dalle primarie di Napoli.

«Su Bassolino ho espresso solo una valutazion­e politica, che ribadisco: ho detto che chi ha due esperienze da sindaco, sarebbe bene che si mettesse da parte. E che ci si dedicasse a investire su energie nuove».

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Lorenzo Guerini

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