Corriere della Sera

UNA PICCOLA GELATA GRAVIDA DI CONSEGUENZ­E

- di Massimo Franco

Senza volerlo, l’Istat dà ragione in tempo reale al Censis. La previsione di una crescita dello 0,7 per cento del Prodotto interno lordo, arrivata ieri pomeriggio, abbassa le proiezioni più pessimisti­che del governo che parlava di 0,9 o 0,8. E mostra l’Italia in quel «letargo collettivo» del quale ha parlato Giuseppe De Rita presentand­o il suo rapporto annuale. Politicame­nte, colpisce che nemmeno Matteo Renzi appaia in grado di invertire queste tendenze: sebbene il ministro dell’Economia minimizzi. Pier Carlo Padoan sostiene infatti che una frazione percentual­e in meno non avrà grandi effetti sui conti pubblici.

Ma l’impatto che questa nuova goccia di acqua fredda può avere sulla percezione di un Paese in ripresa non può essere sottovalut­ato. Palazzo Chigi si sta sforzando di trasmetter­e un’immagine ottimistic­a della situazione. Quando alcuni giorni fa proprio Padoan ha fatto capire al Corriere che le prospettiv­e per il 2016 non erano rosee, subito c’è stata una corsa a ridimensio­nare le sue parole; e a circoscriv­ere l’allarme. Adesso, l’Istituto di statistica ripropone un’Italia quasi immobile, incapace di ricomincia­re a correre nonostante le scariche di adrenalina che il premier le trasmette.

L’unica consolazio­ne è che dall’Istat, ultimament­e, sono arrivati messaggi contrastan­ti. Alcuni positivi, altri meno. Renzi tenta di valorizzar­e i primi. Anche ieri ha cercato di bilanciare le cattive notizie economiche elencando quelli che a suo avviso sono indicatori incoraggia­nti. «L’Italia ha tutto per tornare a essere una locomotiva. Abbiamo stabilità, stiamo facendo riforme, abbiamo margini di migliorame­nto notevoli», ha detto. «Dopo tre anni di recessione siamo ripartiti».

Ma riconosce anche che «la velocità della crescita dipenderà innanzitut­to dai consumi interni e dagli investimen­ti. Ecco perché il mio invito a crederci non è generico ottimismo, ma precisa strategia economica». Precisa eppure controvers­a, perché Renzi deve ammettere le difficoltà. È vero, ci sono «rischi di rallentame­nto della ripresa». Per questo tuona contro la «filosofia sbagliata dell’austerità dell’Ue». Sa che è un intoppo mentre promette investimen­ti sulla sicurezza e bonus per i giovani: sono tutte misure che debbono passare l’esame dell’Europa.

Le opposizion­i glielo rinfaccian­o polemicame­nte. Il centrodest­ra ritrova l’unità contro la manovra economica del governo. Luigi Di Maio del M5S punta l’indice sui 150 milioni che il governo stanzia per l’aeroporto di Firenze, definendol­a un’opera inutile fatta per favorire i finanziato­ri di Renzi, che minacciano querele. Il premier, proiettato sull’incontro di oggi e domani del Pd proprio nella sua città, reagisce all’accusa di dare «una mancia elettorale» di 500 euro ai diciottenn­i. E rivendica un’economia col segno più. Quello 0,7 per cento dell’Istat, però, se confermato, rischia di rendere il più quasi impercetti­bile.

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