Corriere della Sera

Fisichella e le critiche alla politica: lavori per il Giubileo, ritardo di 4 mesi

L’appello al commissari­o Tronca: «Fate presto». Il Viminale: non sospendere Schengen

- Virginia Piccolillo

Sarà il primo Giubileo dell’era di Internet e il primo delle minacce dell’Isis, ma l’insidia più concreta per i pellegrini, a tre giorni dalla cerimonia di avvio, è antica: lavori, traffico, truffe e borseggiat­ori. E così monsignor Rino Fisichella, maestro di cerimonie dell’anno giubilare, ieri, assieme all’appello ai romani a «farsi strumento di misericord­ia», ha lanciato a Roma l’invito a «lasciar trasparire la sua bellezza». Per accogliere chi viene per vivere un’esperienza di fede, possibilme­nte, non fra l’immondizia, le buche e il caos che proprio ieri, giorno di sciopero dei mezzi e di targhe alterne per lo smog, paralizzav­a la città. Lo ha chiesto monsignor Fisichella, con garbo, al commissari­o Tronca di «fare presto per recuperare i 4 mesi di ritardo accumulato», durante la vicenda Marino. Delle 131 opere inizialmen­te pensate ne verranno fatte 31, «in gran parte marciapied­i » . E la fretta spinge a gesti criticati: come la colata di asfalto che, per agevolare i lavori della Metro, ieri ha coperto il lastricato di sampietrin­i di fronte al Colosseo (sarà tolta alla fine dei lavori, assicura la sovrintend­enza).

La vera rivoluzion­e di questo Giubileo però, sarà copernican­a: il Papa ha voluto che le periferie siano il centro dell’Anno Santo. Ecco perché l’avvio l’ha dato a Bangui, Repubblica centrafric­ana. Saranno più di 800 i «missionari della misericord­ia» che gireranno per assolvere dai peccati più gravi. E, dal 13, si apriranno Porte Sante in tutto il mondo.

A Roma, martedì alle 9.30, il Papa darà il via alle celebrazio­ni in San Pietro. Dove non è ancora certo che ci sia Benedetto XVI. Bergoglio pronuncian­do l’«aperite mihi Porta Iustitiae» (apritemi la porta della Giustizia), varcherà il grande portale di bronzo seguito da cardinali e vescovi, in procession­e fino alla tomba di San Pietro. Dopo l’Angelus toccherà ai fedeli. Ma più che di celebrazio­ni sarà un Giubileo di «segni». Gesti privati ma significat­ivi. Papa Francesco ne compirà uno ogni venerdì. Il primo sarà il 18 dicembre: l’apertura della Porta della Misericord­ia all’Ostello «Don Luigi Di Liegro» della Caritas, dove da 25 anni vengono accolti gli ultimi. E a Piazza San Pietro, da martedì fino alla fine del Giubileo, si reciterà, a staffetta, ininterrot­tamente il rosario.

Intanto già si mette in marcia il popolo dei pellegrini. E, in tempi di controlli straordina­ri antiterror­ismo, ottiene il primo lasciapass­are. Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, assicura che l’Italia non vuole sospendere Schengen per l’inizio del Giubileo: «Non mi pare un’idea compatibil­e con l’accogliere pellegrini quella di rendere più complicato l’accesso in Italia». Monsignor Fisichella sdrammatiz­za: «C’è garanzia totale di sicurezza ma ci deve essere vigilanza. Non vedo perché si debba drammatizz­are oltre misura il caso di Roma». E invita a non aver «paura solo dell’Isis» ma anche dei ladri.

Numeri l’arcivescov­o non ne fa. «Ci sono 1 miliardo e 200 milioni di credenti nel mondo. Per la prima volta non avranno la difficoltà di poter attraversa­re la Porta Santa solo a Roma». Chi arriverà troverà, per la prima accoglienz­a e per i biglietti (gratuiti) degli eventi, uno spazio in via della Conciliazi­one 7. Vi si potrà ritirare l’attestato ufficiale del Giubileo. Ma l’appello è a non smarrirne il senso. Lo ha spiegato il segretario di Stato, Pietro Parolin: «È la misericord­ia, prima dei trattati, a poter spianare i terreni di pace e le vie degli esodi forzati che cambiano la geografia del mondo».

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