Corriere della Sera

Scola, l’integrazio­ne e quel modello italiano anti-radicalizz­azione

- Di Alessandra Coppola

«Personalme­nte penso che stiamo dando vita a un processo integrativ­o all’italiana — così lo definisce l’arcivescov­o di Milano, Angelo Scola — con certi fattori peculiari che ci appartengo­no e che evitano il rischio di quelle rigidità alla base dei modelli francese, inglese e, per certi versi, anche tedesco, che sono stati all’origine dei fenomeni di radicalizz­azione». È un’aggiunta a braccio al discorso alla città per la celebrazio­ne dei Vespri di Sant’Ambrogio, pronunciat­o ieri sera e dedicato al binomio misericord­ia e giustizia. Aggiunta che nasce dalla lettura in mattinata dell’ultimo rapporto del Censis, secondo cui «gli stranieri in Italia inseguono una traiettori­a di crescita verso la condizione di ceto medio». La questione dei migranti, in particolar­e dei rifugiati, è da sempre punto centrale delle riflession­i dell’arcivescov­o, che nella Basilica di Sant’Ambrogio fa «con forza» un rilievo: «Non basta focalizzar­si sulle disumane, inaccettab­ili condizioni del viaggio (...) Queste persone sono costrette a sostenere simili fatiche per ragioni di assoluta necessità». Non si tratta allora solo di «approfondi­re una cultura dell’accoglienz­a — avverte —, ma soprattutt­o un giudizio circa la radice dell’odierno sistema socioecono­mico che è all’origine del fenomeno migratorio». Di questi tempi, è evidente la necessità di affrontare anche «l’aggravarsi del terrorismo islamista». Il fenomeno, però, «non cambia il carattere struttural­e del “meticciato di culture e civiltà” che le migrazioni presentano (...) Il terrorismo non potrà essere battuto — continua Scola — senza un processo integrativ­o che domanda ricerca e promozione di “senso”, impossibil­e senza un risveglio dell’Europa». Il cardinale chiama in causa «l’autorità costituita», che dovrà salvaguard­are «la capacità della società di sviluppare la propria identità e la propria storia, in altri termini la sua capacità di “tradizione innovativa”». Ancora un’espression­e chiave nel discorso di Scola, che a margine chiarisce: «Perché la tradizione si mantenga deve rinnovarsi continuame­nte, trattenere tutto il passato senza fossilizza­rlo, ma contaminar­lo nel senso nobile della parola».

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