Corriere della Sera

Lo spettacolo del cielo colorato dall’Etna Pennacchi alti oltre settemila metri

- Di Paolo Di Stefano

L’Etna non è un semplice monte, è «un’opera di fantasia creativa». Lo ha scritto Maria Corti, evocando i personaggi reali e mitologici che ne hanno fatto un crocevia. «L’Etna è un’encicloped­ia simbolica dell’ignoto», una «metafora cosmica» dove il regno dei vivi lambisce quello dei morti. Tocquevill­e parlò di «uno spettacolo com’è dato vederne una sola volta nella vita». È l’Etna della notte tra giovedì e venerdì, quando per qualche ora quella fantasia creativa giallo-blu-arancione-rosso-bruna, si è scatenata dal cratere Voragine, eruttando mostruosi fuochi d’artificio, lanciando nel buio fontane luminose di lava e lapilli, aprendo nubi gonfie incornicia­te da piccoli (ma gigantesch­i) fulmini che si accendevan­o qua e là in un cielo di pulviscoli, di strisce luminescen­ti, di sputi argentei. E dopo i borbottii magmatici, gli strappi e i boati stordenti, ecco i residui di cenere piovere fino a Messina e oltre lo Stretto, in Calabria, diventando una brina grigia su strade e auto, dove qualcuno con un dito poteva anche scrivere un omaggio d’amore al colosso. «Parossismo», lo chiamano i vulcanolog­i. Eruzioni effusive più che esplosive: le più potenti da vent’anni, hanno fatto sapere gli esperti. Slanci collerici ma non distruttiv­i, annotava Gesualdo Bufalino. Poi ancora nel mattino di ieri, si sono liberati pennacchi alti più di settemila metri, che hanno costretto a chiudere l’aeroporto di Catania.

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