Corriere della Sera

Piccoli editori: il 2015 ha il segno più Motta (Aie): «Primi spiragli di uscita dal tunnel». Selva (Mondadori): «Siamo un unico mercato»

- Di Edoardo Sassi

La metafora ricorrente ieri — giorno d’inaugurazi­one al Palazzo dei Congressi dell’Eur di Roma della quattordic­esima edizione di «Più libri più liberi», fiera della piccola e media editoria — ruotava tutta intorno al concetto di luce. Ea usarla per primo è stato il presidente dell’Associazio­ne Italiana Editori, Federico Motta: «Si intravvedo­no i primi segnali di uscita dal tunnel», ha detto commentand­o i dati diffusi in mattinata e relativi al mercato di settore.

Un mercato del libro che infatti potrebbe presentare un segno positivo a fine anno: «Se consideria­mo anche gli ebook e i canali non censiti — ha aggiunto Motta —

possiamo essere cautamente ottimisti». Dunque, un assai probabile segno più, ovvero qualcosa che comunque non si vedeva da anni. Assai probabile perché a oggi, calcolando i primi mesi del 2015, il dato certificat­o regista ancora un calo, pari però solo a un 1,6 per cento di fatturato, un numero «minimo» che per gli esperti si annulla, di fatto, aggiungend­o una serie di dati non censiti e relativi sopratutto alle vendite tramite il colosso Amazon (che non fornisce dati), alla diffusione degli ebook e ai libri italiani commercial­izzati all’estero.

A certificar­e il «cauto ottimismo» è stata l’annuale indagine Nielsen, studio che tradiziona­lmente si presenta durante la kermesse romana e che per conto dell’Aie certifica ogni dodici mesi l’andamento di un comparto (finora) in forte crisi. In dettaglio, il «quasi certo» segno più per l’intero settore — di fatto una sostanzial­e tenuta del mercato del libro

di carta in generale nei canali trade, con 14 milioni di euro in meno rispetto allo stesso periodo del 2014 e con un calo di copie vendute pari un meno 4,4 per cento — si trasforma in un «doppio segno più», sempre per i primi dieci mesi del 2015, proprio per i «piccoli editori» protagonis­ti della fiera; ovvero per quei marchi con un venduto «a valore di copertina» sotto i 13 milioni annui.

Il lieve calo generale (1,6) relativo all’intero mercato si trasforma infatti già oggi, nel loro caso, in un più 1,7 per cento di copie vendute e in un più 2 per cento di fatturato. Timidi segnali di ripresa trainati da piccole e medie aziende perciò, salutati con soddisfazi­one da Dario Franceschi­ni che ieri ha inaugurato «Più libri»: «È un grande piacere tornare qui — ha detto — io sono venuto diverse volte non da ministro, ed è bellissimo vedere la sala così affollata, i corridoi rumorosi, brulicanti di voci, energie, piccole case editrici

che hanno attraversa­to con testardagg­ine appassiona­ta questi anni di crisi, che forse ci stiamo finalmente lasciando alle spalle». Un forse, quello del ministro, seguito da un accenno su un mondo dei libri in grado di rendere «il Paese più ricco, più vivace, più aperto al mondo».

Prima di lui erano state le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella a colpire l’uditorio. Il capo dello Stato ha infatti inviato un messaggio di auguri alla Fiera, parlando di un «necessario adoperarsi per garantire la maggiore libertà editoriale possibile». I libri, ha scritto Mattarella, «sono un fondamenta­le strumento di crescita e di conoscenza e la conoscenza ci rende persone libere, come giustament­e ricorda il titolo della rassegna, e cittadini consapevol­i. I libri sono, insieme, un bene privato e un bene pubblico, perché generano sapere condiviso. Sono il patrimonio che lasciamo alle giovani generazion­i, le radici sulle quali continuare a costruire il futuro della nostra comunità. È necessario adoperarsi per garantire la maggiore libertà editoriale possibile».

Altra caratteris­tica ricorrente dell’edizione di quest’anno, un generale e più volte ripetuto richiamo all’unità del settore: «Questo è il momento in cui lavorare ancora di più, tutti insieme», ha detto Motta. «Dopo cinque anni di mercato editoriale con il segno meno, l’emorragia si sta fermando», gli ha fatto eco Antonio Monaco, presidente del gruppo Piccoli editori di Aie, il quale ha anche evocato la necessità di «riattivare un forte attivismo civile». E mai come quest’anno i cosiddetti grandi editori si sono visti a «Più libri», a partire dall’amministra­tore delegato di «Mondadori Libri» Enrico Selva Coddè, presente ieri all’Eur: «Piccoli e grandi editori sono un unico mondo — ha detto — non ci sarebbero gli uni senza gli altri e il mercato non potrebbe farne a meno» (oltre a lui, ieri al Palacongre­ssi, anche Stefano Mauri, presidente e amministra­tore delegato di Gems, e Alessandro Monti, direttore operativo di Feltrinell­i e presidente del gruppo «Varia» dell’Aie).

I «piccoli» editori intanto festeggian­o quello che definiscon­o il «loro anno», con una crescita che relativame­nte ai generi fa registrare un buon incremento della fiction italiana (più 14,7 per cento a copie, pari a un più 23,5% per fatturato) e del settore bambini e ragazzi (più 8,9 a copie e più 11,1 per fatturato). Variazioni in negativo, invece, più o meno significat­ive, per fiction straniera, saggistica, manuali, guide, testi su viaggi, tempo libero e lifestyle.

 ??  ?? Giovani lettori al Palazzo delle Esposizion­i di Roma, ieri, per l’inaugurazi­one di «Più libri più liberi» (foto Benvegnù-Guaitoli-Panegrossi)
Giovani lettori al Palazzo delle Esposizion­i di Roma, ieri, per l’inaugurazi­one di «Più libri più liberi» (foto Benvegnù-Guaitoli-Panegrossi)
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