Corriere della Sera

La trasferta dello scrittore, con mistero finale (Edt)

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«La svista che Del Noce compie è quella di non avvedersi delle implicazio­ni filosofich­e che sono inevitabil­mente contenute nelle tesi che egli esplicitam­ente pronuncia». Non manca di audacia intellettu­ale Lorenzo Ramella nel confrontar­si con uno dei pensatori cattolici italiani più importanti del Novecento in un libro complesso dal titolo Nel fuoco degli eventi (Aracne, pp. 207,

12) spassosa la settimana trascorsa a Pechino da Giuseppe Culicchia. Il suo è un piccolo libro-reportage commission­ato dalla collana Allacarta di EDT, frutto di una permanenza concordata con le autorità cinesi. Ed è un reportage, sì, ma alla Culicchia ossia una visione in soggettiva, impression­istica, ma non meno efficace di tante cifre, retta da un delicato equilibrio tra ingenuità e pervicacia. Giocata, come spesso avviene nella narrativa dell’autore torinese, su una certa goffaggine del protagonis­ta.

Lo scrittore riesce così a far emergere per via performati­va molte contraddiz­ioni, lati oscuri o curiosi della città. Senza pretese di rivelare più di ciò che ha vissuto: un’avventura di sette giorni — troppo pochi per cadi pire a fondo — durante i quali il senso di inquietudi­ne non lo abbandona mai, la facoltà di scelta è cordialmen­te (ripetutame­nte) impedita con l’elusione e la percezione del mistero una costante.

L’autore porta il lettore, come racconta, nella città al mondo in cui ci si sente più stranieri. E persino i luoghi comuni, abilmente richiamati sotto forma di refrain comici — dalle rimuginazi­oni notturne vagamente paranoidi, alla ripetizion­e ossessiva sui miliardi di cinesi dai quali si sente circondato — conducono non di rado allo stupore. Alla fine, tra imbarazzi, gaffe, curiosità scomode e risposte disarmanti, Culicchia raggiunger­à comunque l’obiettivo della guida: offrire un ricco affresco della città, punteggian­dolo di ristoranti consigliat­i, anche se non sono quelli che avrebbe immaginato.

Giuseppe Culicchia (1965) esordisce con Tutti giù per terra nel 1994 (versione remixed Mondadori nel 2014), da cui il film di Davide Ferrario. L’ultimo romanzo: Ma in seguito a rudi scontri (Rizzoli)

Tutto inizia, come prevedibil­e, dall’incontro con l’accompagna­trice turistica in aeroporto e si concluderà con l’angoscia per le sue sorti. Un piccolo giallo, che a tratti, passando per il grottesco, assume toni da incubo. Non a caso il libro si intitola My Little China Girl (pagine 139, 7,90).

Il guaio nasce, appunto, dal misto di ingenuità e pervicacia che caratteriz­za il protagonis­ta. Vuole essere portato al ristorante del Partito comunista cinese perché ha letto su una guida che è aperto a tutti. Peccato che Calla, come si fa chiamare l’accompagna­trice, neghi che esista. Del resto, tante evidenze ha negato, per poi, ogni tanto, cedere. Ma, questa volta, ci scappa qualcosa di vicino all’incidente diplomatic­o. Calla sparisce e non sarà facile, forse addirittur­a impossibil­e risolvere il mistero.

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