Dai Romani ai Papi una seconda «capitale»
Bologna ha avuto sempre un legame d’ombelico con Roma. Il suo decumano, segnato oggi dalle vie Bassi e Rizzoli, era quello di un avamposto fortificato verso i Galli e l’ombelico era figurato dalle vie consolari Flaminia ed Emilia. Quando Roma perse l’impero, l’avamposto restò isolato e oscillò tra Milano e Ravenna. Ma quando Roma tornò Roma con i Papi, il cordone fu ristabilito e Bologna riprese la funzione dell’avamposto, stavolta non verso i Galli ma verso l’eresia. Nel segno della Chiesa di Roma vi insegnò Irnerio, vi fiorì una scuola di teologia, vi predicarono Francesco d’Assisi e Domenico di Guzman, martellatore degli eretici, che vi ebbe la tomba. Prima guelfa e poi seconda capitale dopo Roma dello Stato della Chiesa, Bologna fu sede tumultuosa dei Legati papali dai tempi di Dante all’Unità d’Italia. I Legati furono costretti a fuggire e tornare in armi una decina di volte e uno di loro divenne Papa – Giulio II – anche per meriti militari. A Bologna salì nel 1530 Clemente VII per incoronare in San Petronio l’imperatore Carlo V, quello sul cui regno non tramontava il sole. Tanti Papi vennero da Bologna nei secoli e ancora più numerosi furono gli arcivescovi bolognesi appartenenti a casate romane. Il cordone tra le due capitali pontificie fu segnato in limine da un soggiorno di Pio IX nel 1857, che vi restò due mesi per raccomandare ai riluttanti bolognesi la causa perduta del potere temporale. Il legame di Bologna con i Papi continuò anche dopo l’Unità d’Italia, portò un altro arcivescovo bolognese al Papato con il nome di Benedetto XV, ebbe fulgori e lacrime negli anni di Lercaro e Dossetti e chissà che non stia per tornare attuale dal momento che il 12 di questo mese si insedia ad arcivescovo don Matteo Zuppi, un romano di Roma, già parroco in Trastevere.