Corriere della Sera

Il sistema tripolare porta alla desistenza

Equilibri politici La ricerca del «voto utile» ha perso significat­o perché non si fa più fronte comune per battere un avversario e al posto di resistere si desiste, come i socialisti d’Oltralpe Con tre attori in campo si creano nuove distanze ed equilibri

- Di Pierluigi Battista

Non è il tirarsi da parte per far vincere il meno peggio, che pure sarebbe in linea con la filosofia del «voto utile» e ancor più con la logica dei ballottagg­i. La desistenza dei socialisti francesi che per sbarrare la strada alle barbare Le Pen decidono di abbandonar­e il campo è piuttosto lo squillo della sirena che annuncia l’«allarme democratic­o». Un classico della nostra mitologia: stringersi per far fronte contro il nemico comune, dipinto come la sentina di ogni Male e nefandezza. Ma invece di resistere, si desiste. Questa è la novità. Sparire come terzo incomodo per non intralciar­e i sarkozisti che rifiutano accordi politici con la sinistra ma che fanno tuttavia parte del Sistema, come quel Jacques Chirac che, al ballottagg­io con Le Pen padre per l’Eliseo, riuscì a portare attorno al suo nome l’unione sacra repubblica­na. Autocancel­larsi.

È una storia che non riguarda solo la Francia. Anche se il sistema elettorale per le Regionali francesi prevede un ballottagg­io a tre. Noi siamo abituati, per i sindaci, al ballottagg­io a due. Il terzo, prima di autoreclud­ersi, è già condannato dai numeri del primo turno, viene estromesso senza bisogno di desistere. Ma una desistenza, che infatti così fu chiamata e così passò alla storia nella Seconda Repubblica, fu dichiarata e presentata alle elezioni del 1996 quando, per battere il comune nemico Berlusconi, l’Ulivo di Prodi e Rifondazio­ne comunista di Fausto Bertinotti, decisero di non farsi la guerra in un po’ di collegi per favorire la confluenza dei voti sul candidato che avrebbe approfitta­to della desistenza. Tutto questo era possibile con un sistema elettorale uninominal­e, come il Mattarellu­m, in cui non spariva una lista, presente invece sulla parte governata dal voto proporzion­ale, ma un candidato. E invece finì male. Così male che nelle elezioni del 2006, anziché desistere, si fece il grande insaccato dell’Unione. Finì ancora peggio, a testimonia­re che non è certo con espedienti come la desistenza che si possono smorzare i conflitti politici.

Ma oggi la novità, resa esplicita dal trionfo del Front National di Marine Le Pen, è che il bipolarism­o si sta trasforman­do sempre più inesorabil­mente in tripolaris­mo, e il «terzo», esattament­e come i socialisti francesi in alcune Regioni della Francia, dovrà scegliere se desistere, astenersi, schierarsi, compattars­i attorno a uno dei primi due. Già Silvio Berlusconi, intervista­to da Francesco Verderami per il

Corriere, ha detto che nella per lui molto malaugurat­a ipotesi di un ballottagg­io con l’Italicum tra Renzi e Grillo, opterebbe per una malinconic­a scheda bianca. Ma scelta non molto diversa sarebbe segnata per i seguaci dei Cinque Stelle di Grillo nel caso di un ballottagg­io tra Renzi e il centrodest­ra, anche se a guidarla fosse Matteo Salvini.

La retorica del «voto utile», del resto, si sta svuotando sempre di più di significat­o, come dimostra la vicenda del voto in Liguria. Il tripolaris­mo stabilisce nuove distanze. Non si fa più fronte comune come stanno facendo i socialisti in Francia. L’astensioni­smo sembra essere la scelta più frequente e non ci sarebbe bisogno di ricordare che nelle ultime elezioni per il sindaco di Roma, nel ballottagg­io tra Ignazio Marino e Gianni Alemanno, ben il 55 per cento dei romani scelse di disertare le urne, ritenendo implicitam­ente che la scelta tra i due candidati egualmente distanti non meritasse partecipaz­ione attiva.

Del resto in Inghilterr­a, addirittur­a patria del bipolarism­o, storicamen­te il terzo partito, quello dei liberali, viene gratificat­o percentual­mente con un consenso elevatissi­mo anche se non si traduce in seggi parlamenta­ri. Oggi, l’unione sacra che i socialisti, con il sacrificio dell’ auto esclusione, vorrebbero rinfocolar­e contro la Le Pen, rischia ancor di più di apparire una scelta suicida. Michel Houellebec­q, in Sottomissi­one, aveva descritto un ballottagg­io in cui, per battere Marine Le Pen, tutti gli altri contribuiv­ano ad eleggere un presidente musulmano. Oggi le parti si rovesciano, nell’epoca della desistenza.

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