Il sistema tripolare porta alla desistenza
Equilibri politici La ricerca del «voto utile» ha perso significato perché non si fa più fronte comune per battere un avversario e al posto di resistere si desiste, come i socialisti d’Oltralpe Con tre attori in campo si creano nuove distanze ed equilibri
Non è il tirarsi da parte per far vincere il meno peggio, che pure sarebbe in linea con la filosofia del «voto utile» e ancor più con la logica dei ballottaggi. La desistenza dei socialisti francesi che per sbarrare la strada alle barbare Le Pen decidono di abbandonare il campo è piuttosto lo squillo della sirena che annuncia l’«allarme democratico». Un classico della nostra mitologia: stringersi per far fronte contro il nemico comune, dipinto come la sentina di ogni Male e nefandezza. Ma invece di resistere, si desiste. Questa è la novità. Sparire come terzo incomodo per non intralciare i sarkozisti che rifiutano accordi politici con la sinistra ma che fanno tuttavia parte del Sistema, come quel Jacques Chirac che, al ballottaggio con Le Pen padre per l’Eliseo, riuscì a portare attorno al suo nome l’unione sacra repubblicana. Autocancellarsi.
È una storia che non riguarda solo la Francia. Anche se il sistema elettorale per le Regionali francesi prevede un ballottaggio a tre. Noi siamo abituati, per i sindaci, al ballottaggio a due. Il terzo, prima di autorecludersi, è già condannato dai numeri del primo turno, viene estromesso senza bisogno di desistere. Ma una desistenza, che infatti così fu chiamata e così passò alla storia nella Seconda Repubblica, fu dichiarata e presentata alle elezioni del 1996 quando, per battere il comune nemico Berlusconi, l’Ulivo di Prodi e Rifondazione comunista di Fausto Bertinotti, decisero di non farsi la guerra in un po’ di collegi per favorire la confluenza dei voti sul candidato che avrebbe approfittato della desistenza. Tutto questo era possibile con un sistema elettorale uninominale, come il Mattarellum, in cui non spariva una lista, presente invece sulla parte governata dal voto proporzionale, ma un candidato. E invece finì male. Così male che nelle elezioni del 2006, anziché desistere, si fece il grande insaccato dell’Unione. Finì ancora peggio, a testimoniare che non è certo con espedienti come la desistenza che si possono smorzare i conflitti politici.
Ma oggi la novità, resa esplicita dal trionfo del Front National di Marine Le Pen, è che il bipolarismo si sta trasformando sempre più inesorabilmente in tripolarismo, e il «terzo», esattamente come i socialisti francesi in alcune Regioni della Francia, dovrà scegliere se desistere, astenersi, schierarsi, compattarsi attorno a uno dei primi due. Già Silvio Berlusconi, intervistato da Francesco Verderami per il
Corriere, ha detto che nella per lui molto malaugurata ipotesi di un ballottaggio con l’Italicum tra Renzi e Grillo, opterebbe per una malinconica scheda bianca. Ma scelta non molto diversa sarebbe segnata per i seguaci dei Cinque Stelle di Grillo nel caso di un ballottaggio tra Renzi e il centrodestra, anche se a guidarla fosse Matteo Salvini.
La retorica del «voto utile», del resto, si sta svuotando sempre di più di significato, come dimostra la vicenda del voto in Liguria. Il tripolarismo stabilisce nuove distanze. Non si fa più fronte comune come stanno facendo i socialisti in Francia. L’astensionismo sembra essere la scelta più frequente e non ci sarebbe bisogno di ricordare che nelle ultime elezioni per il sindaco di Roma, nel ballottaggio tra Ignazio Marino e Gianni Alemanno, ben il 55 per cento dei romani scelse di disertare le urne, ritenendo implicitamente che la scelta tra i due candidati egualmente distanti non meritasse partecipazione attiva.
Del resto in Inghilterra, addirittura patria del bipolarismo, storicamente il terzo partito, quello dei liberali, viene gratificato percentualmente con un consenso elevatissimo anche se non si traduce in seggi parlamentari. Oggi, l’unione sacra che i socialisti, con il sacrificio dell’ auto esclusione, vorrebbero rinfocolare contro la Le Pen, rischia ancor di più di apparire una scelta suicida. Michel Houellebecq, in Sottomissione, aveva descritto un ballottaggio in cui, per battere Marine Le Pen, tutti gli altri contribuivano ad eleggere un presidente musulmano. Oggi le parti si rovesciano, nell’epoca della desistenza.