Il Belgio e la multa per Yahoo! «Non può negare dati ai nostri pm»
Il colosso della Rete sanzionato in Europa per notizie conservate sui server statunitensi
La differenza è determinante. Un pm italiano che vuole intercettare le email tra due sospetti o vuole informazioni sui loro account può ordinare al provider di collaborare se il server sta in Italia. Se le comunicazioni avvengono in Italia o comunque tra cittadini italiani, ma su un server che fisicamente sta all’estero, ci vuole una rogatoria i cui risultati spesso arrivano molti mesi dopo. Anni fa fu così nel processo per il video finito in rete di un ragazzo disabile vessato dai compagni di classe, quando al pm Francesco Cajani la sede italiana di Google dichiarò che avrebbe fornito i dati su chi lo aveva postato solo a fronte di una richiesta dell’autorità giudiziaria americana, anche se poi il colosso Usa cambiò idea e collaborò spontaneamente.
Dall’altra parte dell’Atlantico le cose vanno allo stesso modo. Tra il Dipartimento della giustizia Usa e Microsoft è in corso un braccio di ferro di fronte alla Corte d’appello federale di New York dopo che la società si è rifiutata di fornire le email di un trafficante di droga perché il server si trova in Irlanda.
Dopo le rivelazioni di Snowden sulle attività degli 007 dell’Nsa, che hanno raccolto i dati su milioni di cittadini americani e stranieri accedendo alle reti anche all’insaputa delle compagnie, i colossi di internet e i produttori di telefonini fanno di tutto per rassicurare i clienti che temono violazioni della privacy.
I problemi aumenteranno nei prossimi anni visto lo sviluppo frenetico dei cloud, mostruosi centri che immagazzinano dati di più nazioni. Solo Apple quest’anno investirà quasi 2 miliardi di euro per due data center in Europa, uno dei quali in Irlanda, paese che con la Svezia (dove Facebook ha un suo data center) non ha ancora ratificato la convenzione sul Cybercrime che dovrebbe semplificare la cooperazione tra magistrati. Secondo Cisco, leader negli apparati internet, entro il 2018 più di un quarto degli abitanti della Terra userà un cloud per memorizzare dati generando un traffico di 8,6 zettabyte (8.600 miliardi di giga). «Il mondo cambia velocemente, la gente vuole dovunque in streaming più video in alta definizione, le piattaforme social si estendono e aumentano gli apparati connessi alla rete. Milioni di utenti scaricheranno e caricheranno sempre più dati», prevede Fabio Santini, direttore sviluppo e innovazione in Italia di Microsoft, che nel mondo ha 100 enormi data center. Impossibile mantenere i confini giudiziari.