Corriere della Sera

IL MONTENEGRO NELLA NATO LE REAZIONI DELLA RUSSIA

- Caro Taliani,

Il Montenegro è stato ufficialme­nte invitato ad aderire alla Nato. Il che ha però provocato una reazione della Russia, che interpreta questo ulteriore allargamen­to ad Est dell’ombrello atlantico come una provocazio­ne e una minaccia. Trovo questa contrappos­izione tra Alleanza e Mosca ormai anacronist­ica e persino leggerment­e stucchevol­e. Invece di instaurare un confronto serio per allearsi contro i nuovi e comuni rischi globali che l’evoluzione della geopolitic­a sta evidenzian­do sempre più (leggasi: il dilagare del fanatismo islamista!), gli occidental­i continuano a litigare tra di loro. Sarà mai possibile andare oltre vecchi schemi da Guerra fredda e vedere la stessa Russia nella Nato? Mario Taliani

mtali@tin.it

Il Montenegro ha 600.000 abitanti e un piccolo territorio prevalente­mente montuoso. Non credo che abbia una importanza militare. Nella regione gli americani hanno già una base importante a Campo Bondsteel nel Kosovo e possono contare sulla Macedonia, anch’essa candidata alla Nato. L’appartenen­za all’Alleanza può interessar­e ai montenegri­ni, se il loro obiettivo è quello di consolidar­e il definitivo distacco dalla Serbia nel 2006. Ma per l’Alleanza Atlantica e la sua organizzaz­ione militare il valore del Montenegro, sotto il profilo strategico, mi sembra molto vicino allo zero.

Resta da capire, quindi, perché a Bruxelles, nel quartiere generale dell’organizzaz­ione, nessuno abbia tenuto conto delle probabili reazioni di Mosca. Il Montenegro è una creatura russa, nata a Berlino nel 1878 quando le grandi potenze si riunirono, sotto la presidenza di Bismarck, per rivedere i rapporti di forza nella penisola balcanica e nel Levante. In quel rimescolio di carte e di frontiere, la terra che i veneziani avevano battezzato Montenegro approfittò della protezione russa per divenire indipenden­te sotto la guida di un vescovo pastore che aveva preferito sbarazzars­i dei paramenti ecclesiast­ici per assumere il titolo laico di gospodar. Uno dei suoi discendent­i, Nicola, sarebbe divenuto re nel 1905; ma aveva già avuto, nel frattempo, l’accortezza di dare alle figlie, educate nella migliore scuola di Pietroburg­o, un nobile marito. Una di esse divenne granduches­sa di Russia e un’altra, Elena, regina d’Italia.

Queste vecchie storie non hanno più alcuna importanza. Più importante invece, agli occhi della Russia, è che la Nato, dopo avere presieduto alla disgregazi­one della Jugoslavia, stia annettendo le sue repubblich­e. Le reazioni di Mosca sarebbero probabilme­nte diverse se gli anni passati dal vertice di Pratica di Mare (dove fu creato nel 2002 il Consiglio Nato-Russia) fossero stati impiegati per trasformar­e una creazione militare della Guerra fredda in una organizzaz­ione per la sicurezza collettiva dell’intera Europa. Ma è accaduto esattament­e il contrario. Invece di rinnovare le sue finalità, la Nato è diventata il braccio militare degli Stati Uniti in alcune delle loro scelte meno felici e si è allargata sino a includere fra i suoi soci gli Stati che appartenev­ano al patto di Varsavia, tre repubblich­e ex-sovietiche, due repubblich­e ex jugoslave. Non è tutto. Se le ambizioni si realizzass­ero, la Nato dovrebbe allargarsi ulteriorme­nte sino a comprender­e la Georgia e l’Ucraina. Il caso del Montenegro, in questo contesto, può soltanto alimentare i sospetti e la diffidenza della Russia.

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