Corriere della Sera

L’attualità di Arbore, la tv che ha rivoluzion­ato anche il costume

- Di Aldo Grasso

Sabato scorso, Fabio Fazio ha invitato a «Che tempo che fa» Renzo Arbore per festeggiar­e i primi 50 anni di carriera, insieme con Marisa Laurito, Nino Frassica e Maurizio Ferrini. Cosa si può ancora dire di Arbore, senza cadere nella retorica e nella nostalgia? Le sue più celebri trasmissio­ni radiotelev­isive ormai non vanno più in onda da molti anni (salvo repliche e riproposte di nicchia), eppure com’è possibile che il ricordo sia ancora così vivo? «Alto gradimento» fu una piccola rivoluzion­e nella storia del costume e dei media. La trasmissio­ne riscoperse il linguaggio radiofonic­o, che non è fatto solo di parole e di musica ma anche di rumori, di silenzi, di montaggi incongrui. Rappresent­ò un modello spettacola­re e produttivo per tutte le nascenti «radio libere», regalando loro la possibilit­à di esprimersi con un linguaggio iterativo e «sgrammatic­ato». Teorizzò la nozione di flusso continuo e regalò, insieme a tanto divertimen­to, anche nozioni innovative per analizzare i media. «Alto gradimento», insomma, fu un meraviglio­so teatro dell’assurdo.

E che dire di «Quelli della notte»? L’originalit­à della proposta consisteva nella contaminaz­ione tra cliché forti e improvvisa­zione, fra generi diversi e una vivida tradizione della rivista. «Quelli della notte» è stato un programma epocale perché ha chiuso alla grande una fase storica: quella della tv fatta da veri profession­isti del mondo dello spettacolo (anche se fingevano di essere dilettanti). Di lì a poco sarebbe dilagata la tv fatta dalla gente comune, dagli spettatori vogliosi finalmente di accedere alle luci della ribalta (talk, reality, talent), dalla quotidiani­tà «pettinata».

Quanto ad Arbore, fiuto e buon gusto gli hanno permesso di attraversa­re indenne ogni eccesso kitsch, producendo effetti ironici e caricatura­li, generando maschere e tormentoni che sono dilagati fuori dei confini catodici per entrare nel linguaggio comune. Questa la sua attualità.

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