Corriere della Sera

A Parigi trovato l’accordo sul clima Limiti all’aumento della temperatur­a

Firmano 195 Paesi. Ma il taglio delle emissioni è volontario. Gli ambientali­sti: è poco

- di Stefano Montefiori G. Caprara, Rosaspina

Conferenza sul clima di Parigi, patto firmato da 195 Paesi: entrerà in vigore dal 2020 e prevede che il riscaldame­nto venga contenuto al di sotto di 2 gradi centigradi. Ma il taglio delle emissioni sarà volontario.

«Guardo la sala, vedo che la reazione è positiva, non sento obiezioni... L’accordo di Parigi per il clima è accettato», dice Laurent Fabius poco prima delle 20, nell’ovazione dell’assemblea plenaria, battendo un colpo con lo stesso martello di legno con il quale aveva aperto i lavori 11 giorni fa. «È un piccolo martello ma può fare grandi cose», aggiunge sorridendo il presidente della Cop21 e ministro degli Esteri francese, che al mattino aveva presentato — visibilmen­te commosso — il testo da approvare.

Si tratta di un accordo senza precedenti, che segna un grande successo diplomatic­o della Francia, il Paese che ha ospitato a Parigi la 21esima conferenza Onu sul clima nonostante gli attacchi terroristi­ci di un mese fa, e che nell’ultimo anno ha intensific­ato gli sforzi affinché non si ripetesse il disastroso nulla di fatto di Copenaghen 2009. L’approvazio­ne per consensus, senza votazione formale, si è svolta in un’atmosfera talmente entusiasta che Fabius non si è accorto del no del Nicaragua, che ad accordo ormai accettato ha insistito perché venissero messe agli atti le sue perplessit­à.

Il patto entrerà in vigore a partire del 2020, e prevede che il riscaldame­nto climatico venga contenuto «ben al di sotto dei 2 gradi centigradi» rispetto all’era preindustr­iale, con sforzi perché «non superi la soglia di 1,5°».

«È un accordo storico, niente sarà più come prima. I 195 Paesi imboccano la strada irreversib­ile di un’economia sostenibil­e, è una specie di piano industrial­e del Pianeta per i prossimi 85 anni — dice il ministro dell’Ambiente italiano Gian Luca Galletti —. L’Italia si è battuta come e più degli alleati europei perché venisse citato l’obiettivo di 1,5° e ci siamo riusciti. È il cuore dell’accordo, perché se rispettere­mo quella soglia tutti i Paesi del mondo si salveranno».

L’accordo — giuridicam­ente vincolante, ha sottolinea­to Fabius — prevede che nella seconda

Il ministro Galletti «Imboccata la strada irreversib­ile di un’economia sostenibil­e: è una specie di piano industrial­e del Pianeta per i prossimi 85 anni»

metà del secolo si arrivi al traguardo di «zero emissioni nette», cioè che i gas a effetto serra emessi siano non superiori a quelli assorbiti da foreste e oceani. Ogni cinque anni verrà controllat­a l’applicazio­ne degli impegni presi, in modo differenzi­ato tra i Paesi del Nord (responsabi­li della gran parte del riscaldame­nto climatico) e Paesi del Sud (che temono di frenare troppo il loro sviluppo). Le resistenze dell’India e degli altri Paesi emergenti sono state superate grazie anche a finanziame­nti pari ad almeno 100 miliardi di dollari l’anno a partire dal 2020.

Le organizzaz­ioni ambientali­ste riconoscon­o l’importanza di un’intesa che pone le basi del passaggio dalle energie fossili (carbone, gas, petrolio) a quelle pulite, ma ci sono comunque punti discutibil­i, riassunti dallo stesso Nicolas Hulot inviato speciale del presidente Hollande: il taglio delle emissioni sarà volontario, la prima revisione è prevista solo nel 2025, manca il riferiment­o a una carbon tax, e i termini del passaggio alle energie rinnovabil­i sono vaghi. Nel complesso, comunque, un buon accordo.

Ce l’avete fatta, aspettavam­o questo accordo da 40 anni François Hollande Questo accordo sul clima è un punto di svolta storico Laurent Fabius L’accordo rafforza la pace e ci aiuta nella lotta contro la povertà Ban Ki-moon

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Vittoria Da destra il presidente francese François Hollande, il ministro degli Esteri e presidente di Cop21 Laurent Fabius, e il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon (Afp)
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