L’esempio dei genitori e il valore della pietà
Un fuoco d’artificio giudiziario per otto lunghi anni. Colpi di scena a ripetizione: sì, no, è stato lui, no, sì, ma... Nel marasma di controversie, di contraddizioni e di sorprese, nelle innumerevoli ricostruzioni televisive, dopo la lunga autoassoluzione di Stasi a «Matrix», nei rinvii ripetuti, nei pochi slanci di speranza e nell’immaginabile abisso
di sfiducia, durante l’attesa del primo, del secondo, del terzo, del quarto e del quinto processo, i genitori di Chiara Poggi hanno mostrato al mondo quanto siano micidiali le armi insolite della pazienza discreta. Quasi un esercizio estenuante di disponibilità e insieme di autocontrollo, di comprensione e di dignità che si è aggiunto al dolore. «Accetto la sentenza — disse papà Giuseppe appena finito il primo processo —, non deve essere stato facile per il giudice, ma volevo ringraziare tutti, anche lui». E mamma Rita, allargando le braccia: «Continueremo a cercare la verità, è nostro dovere». Niente di più, niente di meno, per un’infinità di tempo durata otto anni. Quando Stasi esultava, abbracciando gli avvocati («Adesso tutti sanno che non sono stato io»), loro nulla, se non l’apparente (e quanto disperata) imperturbabilità dell’attesa: «Non ci arrendiamo, non c’è altra scelta». Mai un aggettivo contro la giustizia o l’imputato. Ieri, l’ultimo atto, il colpevole c’è e Chiara ha avuto la sua tardiva giustizia, se di giustizia si può davvero parlare. Ma la compostezza dell’operaio della Lomellina e dell’impiegata comunale non è cambiata. Nel pomeriggio, dopo la sentenza, sono andati a visitare Chiara sulla stessa tomba in cui la signora Rita una mattina trovò un bigliettino che, rivolto a Stasi, esprimeva le certezze di un anonimo. Quasi una minaccia per l’aldilà: «Se la giustizia terrena ti assolve, quella divina no, e Chiara da lassù lo sa». Lì ieri i coniugi Poggi hanno sussurrato la prima e definitiva frase appena fuori dal consueto, finalmente con un’espressione sulle labbra che somigliava a un sorriso: «Chiara, sei stata brava, ce l’hai fatta...», perché non hanno mai cessato di credere che questa battaglia l’avrebbe vinta lei: Chiara. Il loro compito era accompagnarla restando nell’ombra. E poi un pensiero pietoso, quello di sempre, alla mamma dell’omicida (rimasta sola, dopo la morte del marito Nicola): «Le famiglie colpite sono due». Giuseppe e Rita hanno fatto della pietà la loro resistenza e la loro vendetta. Balzac ha scritto che l’odio è tonico, fa vivere, mentre la pietà rende ancora più debole la nostra debolezza. Non poteva conoscere il papà e la mamma di Chiara Poggi.