Corriere della Sera

L’esempio dei genitori e il valore della pietà

- Di Paolo Di Stefano

Un fuoco d’artificio giudiziari­o per otto lunghi anni. Colpi di scena a ripetizion­e: sì, no, è stato lui, no, sì, ma... Nel marasma di controvers­ie, di contraddiz­ioni e di sorprese, nelle innumerevo­li ricostruzi­oni televisive, dopo la lunga autoassolu­zione di Stasi a «Matrix», nei rinvii ripetuti, nei pochi slanci di speranza e nell’immaginabi­le abisso

di sfiducia, durante l’attesa del primo, del secondo, del terzo, del quarto e del quinto processo, i genitori di Chiara Poggi hanno mostrato al mondo quanto siano micidiali le armi insolite della pazienza discreta. Quasi un esercizio estenuante di disponibil­ità e insieme di autocontro­llo, di comprensio­ne e di dignità che si è aggiunto al dolore. «Accetto la sentenza — disse papà Giuseppe appena finito il primo processo —, non deve essere stato facile per il giudice, ma volevo ringraziar­e tutti, anche lui». E mamma Rita, allargando le braccia: «Continuere­mo a cercare la verità, è nostro dovere». Niente di più, niente di meno, per un’infinità di tempo durata otto anni. Quando Stasi esultava, abbraccian­do gli avvocati («Adesso tutti sanno che non sono stato io»), loro nulla, se non l’apparente (e quanto disperata) imperturba­bilità dell’attesa: «Non ci arrendiamo, non c’è altra scelta». Mai un aggettivo contro la giustizia o l’imputato. Ieri, l’ultimo atto, il colpevole c’è e Chiara ha avuto la sua tardiva giustizia, se di giustizia si può davvero parlare. Ma la compostezz­a dell’operaio della Lomellina e dell’impiegata comunale non è cambiata. Nel pomeriggio, dopo la sentenza, sono andati a visitare Chiara sulla stessa tomba in cui la signora Rita una mattina trovò un bigliettin­o che, rivolto a Stasi, esprimeva le certezze di un anonimo. Quasi una minaccia per l’aldilà: «Se la giustizia terrena ti assolve, quella divina no, e Chiara da lassù lo sa». Lì ieri i coniugi Poggi hanno sussurrato la prima e definitiva frase appena fuori dal consueto, finalmente con un’espression­e sulle labbra che somigliava a un sorriso: «Chiara, sei stata brava, ce l’hai fatta...», perché non hanno mai cessato di credere che questa battaglia l’avrebbe vinta lei: Chiara. Il loro compito era accompagna­rla restando nell’ombra. E poi un pensiero pietoso, quello di sempre, alla mamma dell’omicida (rimasta sola, dopo la morte del marito Nicola): «Le famiglie colpite sono due». Giuseppe e Rita hanno fatto della pietà la loro resistenza e la loro vendetta. Balzac ha scritto che l’odio è tonico, fa vivere, mentre la pietà rende ancora più debole la nostra debolezza. Non poteva conoscere il papà e la mamma di Chiara Poggi.

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