Corriere della Sera

E Marine evoca Nel quartier generale il suo popolo è incredulo «Stavolta ci contavamo la Francia eterna Si sono messi d’accordo alle nostre spalle»

- Stefano Montefiori

dal nostro inviato

Alle 20 in punto, quando i due schermi giganti montati nella palestra di Hénin-Beaumont mostrano una carta della Francia rossoblu, senza il nero del Front National, i militanti restano senza parole. Non ci possono credere. Tra mezz’ora Marine Le Pen li rincuorerà e spiegherà perché il Front National ha vinto anche se ha perso, ma intanto loro hanno l’aria smarrita. Al primo turno erano in testa in sei regioni, adesso si sentono presi in giro. «Ma siamo il primo partito di Francia...», protesta per prima una signora. Poi sullo schermo appare Xavier Bertrand, il vincitore di destra grazie anche ai voti della sinistra, e tutti si mettono a gridare in coro un liberatori­o «abbasso, abbasso!», tra smorfie e gesti dell’ombrello.

Oltre sei milioni di voti in tutta la Francia non servono a conquistar­e una presidenza di regione, neppure una, neanche qui nel Nord-Pas de Calais-Picardie dove la leader Marine Le Pen era arrivata in testa al primo turno con oltre il 40%. «Stavolta ci credevo — dice in prima fila la signora Jeannette Chevalier —. È una vergogna, si sono messi d’accordo alle spalle del popolo, come sempre. A Calais dove c’è il campo dei migranti avevamo preso il 50%, pensavo che Marine sarebbe riuscita a difenderci dall’invasione. Mi dispiace per quella povera gente, ma ho il diritto di preferire la mia Francia di una volta». Accanto c’è sua nipote forse appena maggiorenn­e che annuisce con in mano un tricolore, le chiediamo qual è la Francia di una volta che lei è troppo giovane per avere conosciuto, «quella di noi francesi, dove il nostro modo di vita non era messo in discussion­e, e il lavoro toccava prima a noi».

La leader del partito arriva sul palco — sorridente come sempre — accolta da un coro di «Marine! Marine!» che è affetto

In lotta La leader del Front National, Marine Le Pen, 47 anni, lascia il palco dopo il discorso a Hénin-Beaumont (Reuters) Mondialist­i e patrioti Un nuovo bipartitis­mo: la distinzion­e tra destra e sinistra non esiste più Da una parte ci sono loro, i mondialist­i. E dall’altra ci siamo noi, i patrioti

vero. Tra il primo e il secondo turno il premier Valls ha definito il Front National «una truffa», ha parlato del rischio di guerra civile, e la drammatizz­azione dello scontro ha funzionato, la maggioranz­a dei francesi ha votato per gli avversari del FN. Ma dentro questa palestra, e in tutta la Francia che non crede più né al Partito socialista di Hollande né ai Républicai­ns di Sarkozy, quelle frasi hanno rafforzato il sentimento di essere un mondo a

parte, il mondo disprezzat­o dai «parigini» e dai giornalist­i che qui si accalcano e sbandano paurosamen­te e quasi travolgono il buffet con la Coca-Cola e le tartine pur di strappare una parola in più alla loro adorata Marine, «guardateli, sembrano dei pecoroni, e tanto poi ne parleranno male come sempre, che schifo».

Marine Le Pen è davvero la loro Giovanna d’Arco, l’unica che non li disprezza e li fa sentire delle brave persone, non

egoisti o razzisti ma sempliceme­nte contenti e fieri di quel che sono, francesi. Pronuncia parole a metà strada tra il politiches­e — è pur sempre una leader con ambizioni presidenzi­ali — e la retorica di tutti i partiti populisti del mondo. «Un ringraziam­ento fraterno a tutti i militanti patrioti — esordisce —, che hanno permesso di conquistar­e dei grandi successi. Nel Nord e nel Sud, che erano i suoi bastioni, abbiamo sradicato un partito socialista nefasto. Triplicand­o il numero dei consiglier­i regionali, saremo la principale forza di opposizion­e». Poi Marine Le Pen porta l’affondo preferito, quello del «sono tutti uguali»: «Le desistenze qui al Nord e al Sud hanno portato alla luce i legami occulti di coloro che fanno finta di essere avversari». Il finale è dedicato alla nuova campagna che comincia da subito, quella per le Presidenzi­ali della primavera 2017: «Siamo entrati in un nuovo bipartitis­mo, perché la distinzion­e tra destra e sinistra non esiste più. Da una parte ci sono loro, i mondialist­i. E dall’altra ci siamo noi, i patrioti. Vi chiedo di unirvi a noi nella nostra lotta per la Francia eterna». La delusione è grande, ma nella depressa Hénin-Beaumont, più vicina al Belgio che a Parigi, molti credono che la Storia sia comunque dalla loro parte.

@Stef_Montefiori le macro regioni in cui era in vantaggio il Front National al primo turno delle regionali. Di queste - al 2° turno - tre sono andate ai Repubblica­ni e 3 ai Socialisti

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