Corriere della Sera

Il numero uno di Vivendi: Telecom? Vogliamo contare, avanti con il cambio

De Puyfontain­e: non rinunciamo ai 4 posti. La conversion­e delle risparmio? Il prezzo non è giusto

- di Daniela Polizzi

«Telecom Italia ha bisogno di un’unità di comando tra il board il suo presidente e l’équipe dei manager per potere realizzare progetti chiave per il Paese. Primo fra tutti, la banda larga, un tema sul quale siamo allineati con il governo di Matteo Renzi. E Vivendi, socio sopra il 20%, chiede di avere un ruolo » . Arnaud de Puyfontain­e, ceo della media company francese, si prepara all’assemblea di domani: «Confermo la mia presenza. Sarebbe per me un grande piacere chiarire le nostre posizioni». All’ordine dei giorno, il voto su due punti cruciali. Primo, l’ingresso nel consiglio Telecom dei rappresent­anti di Vivendi. Secondo, la conversion­e delle azioni di risparmio in ordinarie, da anni richiesto dal mercato.

Perché tre giorni fa, a ridosso dell’assemblea, Vivendi ha comunicato che si asterrà dal voto sulla conversion­e? Eravate a conoscenza del progetto dal 5 novembre.

«Abbiamo comunicato venerdì sera e avvisato prima il vertice perché i rapporti sono buoni. Avremmo potuto intervenir­e all’ultimo momento in assemblea. D’altronde non siamo stati consultati prima dal consiglio. E abbiamo concluso che la conversion­e — con 9,5 centesimi di conguaglio — avviene a livelli di sconto dell’ 8%, quando storicamen­te lo sconto tra ordinarie e privilegia­te è stato piuttosto nell’ordine del 20%. Con quei valori entreranno nelle casse di Telecom 570 milioni. Mentre constato che con un premio di 12,5 centesimi la somma salirebbe a 750 milioni, con uno di 15 a 900. Noi siamo assolutame­nte favorevoli alla manovra. Non a queste condizioni. Per questo ci asteniamo. Come ho già detto al convegno di Ambrosetti, non c’è bisogno di accelerare. Ma come primo azionista di Telecom e come attore che si vedrebbe diluito, dico che c’è spazio per fare una proposta migliore, per il mercato e per il bilancio Telecom. Ci vuole un parere di congruità anche per le ordinarie».

Qual è la posizione di Vincent Bolloré?

«Io e il presidente siamo perfettame­nte allineati. In Vivendi abbiamo un’ unità di comando. Se si guarda alle posizioni prese in passato su Mediobanca e Generali ci si accorge che Bolloré fa quello che dice».

La vostra è stata letta come una mossa per rendere nulla l’assemblea. Grazie al 20% di capitale, è probabile che voi riusciate a bloccare la conversion­e. E la decisione sarebbe stata presa perché i grandi fondi potrebbero bocciare la vostra richiesta di allargamen­to del board.

«Posso garantire che non c’è alcuna relazione tra le due cose. La prima è una posizione tecnico-finanziari­a. L’altro è un aspetto di governance. E c’è una cronologia diversa».

Ritirerete la mozione di allargamen­to del board ai vostri membri?

«Assolutame­nte no. Considero che quella domanda sia legittima. Per un gruppo di qualità come Telecom Italia avere un board che non riflette il suo azionariat­o è come avere una nave senza guida. Come ho detto fin dall’inizio, Vivendi vuole sviluppare sul lungo termine una politica strategica d’investimen­to per Telecom. Ho già avuto occasione di precisarlo ai membri del governo che ho incontrato. C’è stato un completo allineamen­to. Crediamo nel piano del presidente Giuseppe Recchi. Abbiamo grande fiducia nel potenziale strategico che si può sviluppare tra Telecom e il nostro gruppo. Vivendi vuole creare un gruppo di contenuti e media a forte impronta latina e l’Italia è un attore importante sui mercati. Non abbiamo mai chiesto di entrare in consiglio. L’assemblea straordina­ria è un’opportunit­à per ottenere il giusto riflesso della nostra posizione. Sarebbe illegittim­o che Vivendi, che ha investito 3 miliardi, non fosse rappresent­ata. Ci vuole un consiglio che faccia sua una sfida strategica per tutti gli stakeholde­r e scriva una storia che purtroppo non è mai stata scritta prima.

I grandi fondi si oppongono a un ingresso massiccio.

«Alla componente italiana di Assogestio­ni ho già risposto: l’integrazio­ne del consiglio è limitata al 2017. Ho invece ricevuto moltissimi messaggi di sostegno da investitor­i anglosasso­ni».

Perché non limitarsi a un numero più ristretto di membri? I fondi avrebbero gradito.

«E’ un fatto aritmetico. Con il 20% lo statuto prevede quattro presenze».

Vi attribuisc­ono poche possibilit­à di farcela?

«Poche chance non vuole dire zero chance».

In caso di bocciatura quale sarà la strategia?

«Chiederemo di essere rappresent­ati nel board e ribadiremo l’ok alla conversion­e».

È attesa una tempesta sul titolo Telecom all’apertura domani

«Vivendi si è comportata da azionista responsabi­le».

Ha mai avuto contatti con Xavier Niel che ha una posizione sul 15%? Non pensa poi che Orange possa approfitta­re di questa situazione?

«Ribadisco, non c’è mai stato alcun contatto con Niel. Quanto a Orange, non ho mai creduto a questa ipotesi. Io prendo decisioni su elementi concreti».

Unità di comando Serve un’unità di comando tra azionisti, manager e consiglio di amministra­zione Condividia­mo il piano di Recchi Il piano Vivendi è arrivata per sviluppare sul lungo termine una politica strategica d’investimen­to per Telecom. Ho già avuto occasione di parlarne al governo

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