Corriere della Sera

Agli Esteri

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La notizia del nuovo incidente con Mosca nel mar Egeo gli è arrivata mentre era alla Farnesina, impegnato nella conferenza internazio­nale sulla Libia, ma il ministro degli Esteri turco Mevlüt Çavusoglu, 47 anni, ha cercato ancora una volta di gettare acqua sul fuoco: «Il nostro era solo un pescherecc­io, mi sembra che la reazione della nave militare russa sia stata esagerata. Di sicuro la Russia e la Turchia devono ristabilir­e il rapporto di fiducia che hanno sempre avuto. La nostra pazienza, però, ha un limite». Dal 29 agosto 2014, eccettuata la breve parentesi del governo ad interim, Çavusoglu guida il ministero degli Esteri in un momento a dir poco delicato su molti fronti. In questa intervista al Corriere della Sera espone, in modo molto chiaro e diretto, il punto di vista di Ankara sulla lotta al terrorismo, la questione siriana e la crisi con la Russia. «Quello che dobbiamo capire — dice — è che se Mevlüt Çavusoglu, 47 anni, dal 29 agosto 2014 è ministro degli Esteri del governo Davutoglu. Con Erdogan premier, è stato ministro per gli Affari europei

«Finalmente molti Paesi sono arrivati alla consapevol­ezza di quanto sia pericoloso l’Isis, come abbiamo ripetuto per anni. Per sconfigger­lo non bastano

Tensione La fregata russa Smetlivy ha sparato ieri colpi di avvertimen­to verso un pescherecc­io turco

«I colloqui di Roma sono stati molto produttivi e abbiamo raggiunto un accordo unanime. Certo questo è solo un primo passo, è fondamenta­le non ripetere gli errori commessi in Iraq e Siria. Due gli obiettivi: il potenziame­nto delle strutture democratic­he e la stesura di una bozza per una nuova Costituzio­ne».

L’Iraq si è rivolto all’Onu per protestare contro l’invio di truppe turche nella base di Bashiqa. Non le ritirate?

«Il nuovo governo iracheno e l’amministra­zione regionale curda ci hanno chiesto di addestrare la polizia e i soldati. E fino ad oggi abbiamo già reso operativi 2.500 peshmerga e 2.440 militari. Ma la base dista soltanto 20 km da Mosul che è occupata dall’Isis. I nostri militari subiscono minacce e non sono tutelati».

I curdi combattono strenuamen­te contro l’Isis in Siria, non pensa che dovrebbero essere appoggiati?

«Non abbiamo alcun problema con la popolazion­e curda ma ci opponiamo al gruppo terroristi­co Pkk e al suo equivalent­e siriano, il Pyd. Non è vero che non abbiamo sostenuto la lotta dei curdi a Kobane: abbiamo accolto 200mila siriani e stiamo ricostruen­do la città. Ma il Pkk e il Pyd vogliono dividere la Siria per creare una zona tutta loro. In Turchia abbiamo un detto: chi cade nell’acqua per salvarsi abbraccia anche il serpente. Non dobbiamo cadere in questa trappola. Non ci sono terroristi buoni e terroristi cattivi».

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