Corriere della Sera

«Così l’Italia farà la sua parte sul clima»

Il ministro dell’Ambiente Galletti: incentivi per non inquinare e più mezzi pubblici

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è nato sotto il cappello Onu. Però ormai c’è un “prima di Parigi” e un “dopo Parigi”: per i Paesi firmatari sarà difficile tornare indietro e non adempiere agli impegni. È un percorso intrapreso tutti insieme che durerà 85 anni; un po’ lungo, sì...».

Barack Obama ha dichiarato che questo accordo «è un tributo alla leadership americana».

sottoscrit­to il protocollo di Kyoto e l’ha mantenuto: emissioni ridotte del 20%, 43% dell’elettricit­à derivante da energie rinnovabil­i».

Eppure in Italia è stato avviato un nuovo programma di estrazioni in mare e su terra.

«Uno dei temi cardine posti dai Paesi in via di sviluppo è lo sfruttamen­to equo delle risorse naturali. Noi viviamo in una nazione che utilizza ancora petrolio e gas, e non trovo giusto utilizzare le energie degli altri. Ma poi, nel tempo, l’accordo di Parigi renderà non più convenient­e fare queste estrazioni».

Fra le critiche all’accordo, c’è il fatto che le grandi industrie non erano al tavolo per firmare impegni; che non c’è una data certa per la fine dell’utilizzo delle energie fossili; che aviazione civile e trasporti marittimi — produttori di circa il 10% delle emiss io n i — so n o es c l u s i dall’intesa.

«I Paesi partecipan­ti hanno elaborato un grande piano strategico per l’ambiente. Le imprese non potranno che seguire le indicazion­i, la volontà dei governi e dei cittadini».

Quale sarà l’azione immediata dell’Italia nello spirito dell’accordo?

«Si dovranno incentivar­e le imprese che producono meno rifiuti; bisognerà incrementa­re i trasporti pubblici rinnovando il parco mezzi, in modo da privilegia­re carburante elettrico e biometano; limitare le emissioni da riscaldame­nto proseguend­o con l’ecobonus. Puntiamo sulle energie rinnovabil­i in modo più determinan­te di quanto fatto finora».

Il suo ministero che cosa farà subito?

«In questi anni abbiamo investito moltissimo per le agevolazio­ni alle economie rinnovabil­i. Adesso serve un piano strategico del Paese. Il ministero dell’Ambiente non può agire da solo, serve il coinvolgim­ento di tutti».

Gli scienziati non credono che l’aumento di temperatur­a potrà essere contenuto sotto il 2°C. Inoltre denunciano la mancanze di tempi certi per l’eliminazio­ne di ciò che causa l’effetto serra, e l’assenza di un piano di controlli rigorosi.

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