«L’Alfa Romeo tornerà in pista»
Il presidente Ferrari sfida Mercedes e Federazione: «Se non ci vogliono, ce ne andiamo»
Ilnumero uno del Cavallino, Sergio Marchionne, lancia la sfida per il 2016: obiettivo Mondiale per la Ferrari. E poi lascia spazio a una tentazione affascinante: l’Alfa Romeo tornerà alle corse. Magari in F1.
MARANELLO La sfida dei due condottieri in maglione — Sergio Marchionne lo veste blu come al solito, Maurizio Arrivabene ne indossa invece uno beige — è doppia: quella alla Mercedes ha per teatro le piste («La rispettiamo, ma non la temiamo»), mentre a ridosso dei circuiti c’è quella per una F1 che deve cambiare perché non può più andare avanti in questo modo, in termini di format, di costi e di uno spettacolo che spesso non c’è. Così parlarono gli uomini di comando del Cavallino dalla tolda della Ferrari.
2016, l’anno che verrà. L’anno in cui si dovrà osare. Dispone di un’agenda di lavoro e di tremarelle, ma come «prequel» ha un Natale di bilanci positivi e di rimpianti (Marchionne: «Che cosa non mi è piaciuto in una stagione soddisfacente? Il fatto che avremmo potuto vincere di più: la macchina c’era») che riserva pure un côté inatteso, un fuorionda suggestivo nel quale il presidente sdogana l’affascinante rientro dell’Alfa Romeo: «È incredibile come sia nel cuore della gente. Ed è per questo che stiamo pensando al suo ritorno». In F1? Non necessariamente. Ma non è da escludere. Per ora diciamo ritorno alle corse, perché le competizioni sono nel Dna dell’Alfa. Tra l’altro, nei giorni della trattativa con la Red Bull per la fornitura delle power unit, l’ipotesi di utilizzare il marchio del Biscione era già stata presa in considerazione.
Intanto, passando attraverso minacce chiare di disimpegno che ci riportano al profilo politico della sfida («Che la Ferrari lasci la F1 è un’ipotesi possibile, ma molto improbabile. Però se non ci vogliono, noi ce ne andiamo»), c’è da badare alla Rossa e alla riconquista del titolo iridato. «Vincere il Mondiale? Ottima idea» dice il grande capo. Non l’aveva pensato? Altro che se l’aveva pensato. Ma così, con una battuta scherzosa, l’obiettivo è bell’e fissato, con relativi oneri e pure con l’immagine del nemico da sconfiggere: «Metterei in tutti i reparti la foto della Mercedes: nel mio ufficio già c’è» afferma Arrivabene. Sulla nascitura monoposto non ci sono indiscrezioni. Sarà svelata o ai test di Barcellona (22-26 febbraio) o la settimana prima e sarà il frutto di uno staff consolidato nel quale Joch Clear, coordinatore degli ingegneri, sarà l’unico innesto. Nelle more del brindisi natalizio, infatti, viene anche liquidata come «cavolata» (Marchionne dixit) la questione del contatto con Benjamin Hoyle, denunciato dalla Mercedes per spionaggio: «La storia l’avrà creata lui. E se acchiappo l’avvocato che ci ha tirato in ballo...».
Questo è dunque lo scenario della sfida, sul quale interviene la teoria del «terrore positivo». La griffe è di Arrivabene, la spiegazione è del presidente: «Il difetto della Ferrari è che si è giocata il Mondiale in inverno. Dovremo essere terrorizzati dell’arrivo della primavera e soffrire l’incognita della preparazione degli altri. Fin quando non vedremo la Mercedes in pista a marzo, nemmeno sulle prove saremo tanto sicuri». Ma a ben vedere non lo sarà nemmeno Dieter Zetsche, «Mister Mercedes»: «Aveva sempre po’ di arroganza quando parlava della Ferrari. Un po’ l’ha persa, ma dobbiamo fargliela passare del tutto».