Corriere della Sera

Allarme di Draghi «I crediti a rischio frenano la crescita»

Il presidente Bce: smaltire le sofferenze, ora le riforme E sull’Italia ricorda la lezione di Nino Andreatta

- Paola Pica

Difficile che parli dell’Italia, ancora più difficile che parli delle sua storia. Mario Draghi fa entrambe le cose in un fuori programma al suo intervento dedicato a Nino Andreatta per i 40 anni di Prometeia, ieri al Mast di Bologna. Il presidente della Bce non nomina mai la vicenda delle quatto banche in ristruttur­azione, ricorda però quale vento soffiasse sul Paese al tempo del crac dell’ Ambrosiano, quando «c’era stato il fallimento della più grande banca privata italiana, l’inflazione superava la soglia del 20%, il debito iniziava il suo viaggio e la Banca d’Italia stampava e finanziava il deficit, esattament­e come qualcuno si augura possa fare oggi». Quella era la situazione che uno dei più amati tra i suoi maestri, il trentino Andreatta, dovette gestire «nel breve soggiorno al ministero del Tesoro», la situazione «che in gran parte affrontò con successo, per cui è naturale paragonare il tempo di oggi a quello di ieri. E in fondo a noi oggi forse la situazione appare meno grave di quella che fosse ieri grazie proprio a Nino Andreatta».

Draghi «commosso e grato» di tornare a Bologna, «riferiment­o culturale» nei primi anni della sua carriera, raccoglie il lungo applauso della sala dove siedono, tra gli altri, Romano Prodi, Tito Boeri e Fabrizio Saccomanni, prima di passare alla parte scritta della sua relazione, nella quale il tema bancario resta centrale e la parola fiducia ricorre più di una volta. Il presidente della Bce chiede di affrontare il cattivo credito creando «le condizioni per un rapido smaltiment­o dei prestiti deteriorat­i» con misure di politica economica volte a ripristina­re le

condizioni per la crescita. Le troppe sofferenze comprimono l’offerta di credito per varie ragioni: «Assorbono risorse e capacità operativa, immobilizz­ano il capitale bancario in impieghi

I prezzi Ci attendiamo che l’inflazione raggiunga il nostro obiettivo senza indebiti ritardi. Se necessario rafforzare le misure lo faremo Per sostenere la fiducia è importante non perdere di vista la necessità di completare la nostra unione monetaria anche quando fronteggia­mo altre urgenze

improdutti­vi ».

A 12 giorni dall’annuncio del 3 dicembre scorso dell’estensione del programma di acquisto di titoli privati e pubblici nell’Eurozona (Qe), Draghi ricorda che nell’ambito del mandato della Bce «non ci sono limiti» alla scelta di strumenti e al modo di impiegarli «per portare l’inflazione al nostro obiettivo, dobbiamo farlo e lo faremo».

Ma la politica monetaria non basta a «una ripresa genuinamen­te struttural­e». E quando si tratta di «dare concretezz­a all’agenda riformatri­ce, sembra che in molti Paesi prevalga più l’esitazione che la determinaz­ione». E il ritardo nelle riforme «che rendono un Paese più ricco e più capace di affrontare le sfide di oggi - insiste Draghi - può avere talvolta spiegazion­i politiche, mai economiche».

Tocca al presidente di Prometeia Angelo Tantazzi chiudere i lavori ricordando le tracce che la società di consulenza ha lasciato dietro sé prima fra tutte «una nuova competenza, la misurazion­e del rischio».

 ??  ?? A Bologna Il presidente della Bce Mario Draghi è intervenut­o ieri al l’incontro per i 40 anni di Prometeia. Nella foto il saluto a Romano Prodi (a sinistra)
A Bologna Il presidente della Bce Mario Draghi è intervenut­o ieri al l’incontro per i 40 anni di Prometeia. Nella foto il saluto a Romano Prodi (a sinistra)

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