Corriere della Sera

Parte la risalita di Hollande, il combattent­e per procura

- dal nostro inviato a Parigi Sarkozy attacca: Hollande ha trascinato la Francia in guerra in modo irresponsa­bile Aldo Cazzullo Il conflitto

Il «Pinguino», come lo chiamava Carla Bruni in Sarkozy, manda avanti il primo ministro Valls a fare il duro, a evocare il rischio di guerra batteriolo­gica con l’Isis e di guerra civile con Marine Le Pen; e ritaglia per sé il ruolo di statista, che non si china sui miasmi della campagna elettorale, ma protegge la nazione a bordo della Charles de Gaulle e salva il mondo propiziand­o l’accordo sul clima.

Nel summit Hollande ha cercato quella catarsi dopo le stragi che aveva avuto l’11 gennaio con la grande marcia dei leader nella Parigi ferita. Questa

tattica non ha fatto di lui un vincitore: il presidente si muove su un crinale difficilis­simo, con un Paese sempre più a destra e il partito socialista crollato nei suoi stessi bastioni. Ma il «sussulto repubblica­no» di domenica ha mostrato che chiunque arrivi al ballottagg­io ha ottime chances di battere Marine Le Pen. Il problema per Hollande è passare il primo turno, superando il vincitore delle primarie della destra gollista: Alain Juppé o meglio ancora Nicolas Sarkozy. Può riuscirci a due condizioni. La prima: deve essere l’unico candidato di peso della sinistra.

La seconda: ha bisogno di drammatizz­are la situazione, di additare i nemici della Repubblica alle porte, di invitare i francesi a stringersi attorno a una leadership sperimenta­ta e condivisa. La seconda condizione non dovrebbe essere un problema. La situazione è già abbastanza drammatica. Il ballottagg­io delle Regionali non deve far dimenticar­e il primo turno: il Front National è al 30%, prospera non solo nella paura per gli immigrati e il terrorismo ma soprattutt­o nell’angoscia delle periferie del Paese, ormai in aperta ribellione contro le élite parigine in cui Hollande, enarca e quadro di partito, è nato e cresciuto. Pure Marine Le Pen terrà alta la tensione: i suoi interessi coincidono con quelli del presidente, perché la sua unica, remota chance di entrare all’Eliseo è affrontare al ballottagg­io proprio Hollande. E la minaccia dell’Isis e dei suoi imitatori, come si è visto anche ieri con l’aggression­e nella banlieue parigina, accompagne­rà tutti i 17 mesi da qui alle presidenzi­ali.

L’equilibrio tra retorica e decisione con cui Hollande si è mosso dopo il 13 novembre l’ha fatto risalire nei sondaggi. Ma nessuno è in grado di prevedere come reagirebbe­ro i francesi a un nuovo attacco. Non a caso Valls ha riunito i responsabi­li di Apple, Twitter, Google, Microsoft e Facebook — che ha mandato uomini dagli Stati Uniti —, per ringraziar­li dell’aiuto che i social network hanno dato ai parigini nei giorni delle stragi e per chiedere consigli: «Questi attacchi rischiano di ripetersi — ha detto il primo ministro —. Come possiamo migliorare? Potete aiutarci anche a costruire un contro-discorso, a fare una propaganda opposta a quella degli islamici?».

Nell’intervista della vigilia elettorale al Figaro, Sarkozy ha rotto un tabù, accusando Hollande di aver trascinato la Francia nel conflitto mediorient­ale in modo irresponsa­bile, senza proteggerl­a, sguarnendo il fronte interno. È una verità che finora si mormorava a mezza bocca. Altri lutti, all’estero o in madrepatri­a, la rafforzere­bbero. Un conto è parlare di guerra, un altro è farla, e vincerla. Hollande ha bisogno della collaboraz­ione dei Repubblica­ni per cambiare la Costituzio­ne, scrivere le nuove norme sullo stato d’emergenza, togliere la cittadinan­za ai fondamenta­listi, rafforzare l’esercito e rendere più facile per la polizia aprire il fuoco. L’ex premier di destra Raffarin invita Sarkozy a collaborar­e con l’Eliseo, ma lui non vuole in alcun modo soccorrere il rivale.

Hollande si muove invece con padronanza nel campo di battaglia che gli è più familiare, quello della politica. Si è prefisso un’operazione mitterrand­iana: unire la sinistra evocando lo spettro dell’estrema destra vittoriosa. Domenica notte Jean-Luc Mélenchon, il fondatore del Parti de la Gauche che alle presidenzi­ali prese l’11% ma ora è in difficoltà, ha visto uno spiraglio per rientrare in gioco e ha proposto ai socialisti un «fronte popolare» contro la disoccupaz­ione. Però il capo dello Stato, che in questi anni ha svoltato al centro, non può certo farsi dettare l’agenda dalle estreme. Potrebbe semmai aprire agli ecologisti. Di sicuro lancerà un piano per il lavoro, la scuola

Verso il 2017 Alle presidenzi­ali il problema per Hollande sarà passare il primo turno

laica, la formazione, contro la precarietà. Approfondi­rà il tema sociale accanto a quello della sicurezza, già nel discorso che terrà il 22 dicembre e poi nell’intervento tv di Capodanno, a costo di rinviare ancora i tagli al bilancio e il rispetto dei parametri europei: Marine Le Pen serve anche a questo, a presentars­i con più forza al negoziato con Angela Merkel. Per marcare una nuova stagione si discute persino se cambiare nome al partito socialista: è la proposta di Julien Dray, ex trotzkista, massone, vicino a Ségolène Royal, che è pur sempre la madre dei quattro figli di Hollande.

Con le donne il pingue presidente ha confermato la sua spregiudic­atezza. Non ha esitato a lasciare la compagna di una vita all’indomani della sua sconfitta nel 2007 contro Sarkozy. Con Valérie Trierweile­r è finita malissimo. Ora tiene sulla corda la bella attrice Julie Gayet. «Diamo tempo al tempo» ha risposto Hollande agli amici che gli chiedevano quali intenzione avesse. Era la formula con cui il suo maestro Mitterrand rinviava le decisioni in cui aveva qualcosa da perdere.

C’è invece un altro dossier che intende affrontare subito: la Libia. Un nuovo fronte su cui combattere l’Isis, coinvolgen­do ovviamente i partner, a cominciare dagli Stati Uniti, compresa l’Italia. È difficile attaccare un capo dello Stato che si erge a difensore della nazione in pericolo; e Hollande punta su questo. Ha ancora una chance di restare all’Eliseo. Ma corre anche il rischio di essere entrato in una partita troppo più grande di lui.

 ??  ?? Eliseo François Hollande, 61 anni, presidente dal 2012, fotografat­o domenica al seggio. A 17 mesi dalle elezioni presidenzi­ali, i socialisti devono affrontare l’ascesa del Front National e l’avanzata dei Repubblica­ni di Sarkozy (Blumberg/Epa)
Eliseo François Hollande, 61 anni, presidente dal 2012, fotografat­o domenica al seggio. A 17 mesi dalle elezioni presidenzi­ali, i socialisti devono affrontare l’ascesa del Front National e l’avanzata dei Repubblica­ni di Sarkozy (Blumberg/Epa)

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