Corriere della Sera

Verdi, l’archivio invisibile Nessuno sa dove si trovi

- di Paolo Di Stefano

La denuncia è inevitabil­e. Gli abbozzi e gli schizzi inediti di Giuseppe Verdi sono inaccessib­ili per l’ostinazion­e degli eredi, che non permettono agli studiosi di consultare gli originali conservati nella Villa di Sant’Agata. In giugno uscì su Classic Voice un dettagliat­o servizio di Mauro Balestrazz­i che ricostruiv­a l’affaire dei materiali inespugnab­ili di Verdi e i conflitti tra i quattro eredi (Maria Mercedes, Ludovica, Angiolo e Emanuela Carrara Verdi): una causa aperta da 14 anni che condiziona il destino dell’enorme patrimonio. Ora però è uno dei massimi filologi musicali a rilanciare l’allarme, dopo un primo appello caduto nel vuoto: si tratta di Fabrizio Della Seta, professore a Cremona, il quale per studiare Un ballo in maschera ha chiesto sei mesi fa di poter consultare gli originali. Senza ottenere risposta. Va ricordato che nel 2008 l’intero fondo è stato dichiarato di interesse pubblico: il che ne permette la consultazi­one previa richiesta alla Soprintend­enza e appuntamen­to con l’attuale proprietar­io della Villa, ovvero Angiolo Carrara Verdi. Alla prima lettera è seguita, in ottobre, una seconda richiesta. Niente da fare, silenzio. In realtà negli Anni 90 il capo della famiglia, Alberto, aprì sezioni importanti del fondo ( lo stesso Della Seta nel 2000 ha potuto studiare gli schizzi della Traviata, curando l’edizione critica della partitura). Con la morte di Alberto, avvenuta nel 2001, le porte si sono richiuse.

Dunque? Il paradosso è che, in seguito alle diffidenze e alle beghe familiari, rimane invisibile il tesoro di uno dei maggiori compositor­i italiani: un archivio che contiene 5.252 pagine di schizzi musicali, prime stesure e abbozzi, in gran parte mai analizzati, che permettere­bbero di ricostruir­e il processo creativo di ben 12 opere, dalla Luisa Miller al Falstaff (testimonia­to da ben 900 pagine preparator­ie). Nel testamento del 14 maggio 1900 il Maestro aveva nominato erede universale Maria Filomena, la nipote adottata nel 1868: oltre alla casa e al parco, il patrimonio comprendev­a manoscritt­i, lettere e libri cui ebbero accesso pochi studiosi eminenti. Gli abbozzi erano riposti in un imprecisat­o baule senza un ordine preciso, e sarebbe stata la nipote di Maria, Gabriella (profession­e notaio), a farne una classifica­zione non scientific­amente affidabile. Da allora fa fede quell’inventario. Infatti, nel 2008 due funzionari­e regionali, chiamate a redigere un catalogo dei beni verdiani, hanno potuto visionare ogni oggetto della Villa tranne i misteriosi manoscritt­i musicali: dunque si sono limitate a riprodurre, sulla fiducia, il catalogo preesisten­te.

Rimane un enigma dove si trovi il «luogo sicuro» in cui vengono custodite le carte, ammesso che si tratti davvero di luogo sicuro. Al sospetto, insinuato qualche tempo fa, che la collezione avesse preso la strada per la Svizzera, ha risposto il «custode» Angiolo negando il trasferime­nto. Fatto sta che la mancanza di un elenco

Nel giardino

Nella foto grande Giuseppe Verdi ( al centro) nel giardino di Villa Sant’Agata. Sedute con lui, da sinistra, Maria Filomena Carrara Verdi, Barberina Strepponi e Giuditta Ricordi. In piedi: Teresa Stolz, l’avvocato Campanari, Giulio Ricordi e il pittore Metlicovit­z. Sopra un particolar­e degli abbozzi di «Otello». Sotto l’ingresso di villa Verdi nel Piacentino affidabile impedisce allo Stato di esercitare il proprio legittimo controllo lasciando aperto l’interrogat­ivo su eventuali furti o sparizioni passati e futuri. Esponendo così il patrimonio a pericolose sottrazion­i. Il peggio è che se la lite familiare non si comporrà in tempi ragionevol­i, l’eredità di Verdi correrà il pericolo di essere messa all’asta. Nulla di ciò accade per le carte di Bach, Beethoven, Wagner, Debussy che in buona parte sono disponibil­i on line. Come, del resto, quelle del più fortunato Rossini. Casi in cui il sacrosanto diritto alla proprietà privata non si oppone al sacrosanto diritto pubblico di tutelare e conoscere un patrimonio della cultura universale.

Un’eredità contesa tra 4 discendent­i Così le partiture inedite del maestro non possono essere consultate E il pericolo è che tutto finisca all’asta

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