Corriere della Sera

Maternità surrogata «La legge, la firma e i miei ripensamen­ti»

Ho firmato l’appello per una legge restrittiv­a con troppa fretta Ho bisogno di ascoltare le voci di altre donne

- di Dacia Maraini

Da anni non si assisteva a una discussion­e così radicale e impetuosa fra donne che sono abituate a ragionare in termini storici ed etici sul destino del proprio corpo. Ecco la parola chiave, DESTINO: si diventa madri per destino o per scelta? È la stessa domanda chiave su cui si è ragionato e discusso, ma civilmente, al tempo della legalizzaz­ione dell’aborto. C’è chi crede e rivendica l’idea che la maternità sia un fatto prima di tutto mistico, una sorte spettante per fatalità naturale al corpo femminile, ma (spesso paradossal­mente) guidata e sancita da leggi decise in maggioranz­a da uomini. C’è invece chi sostiene che la maternità, come la paternità, sono creazioni prima di tutto culturali, modi di costruire la vita che mutano secondo i grandi mutamenti della storia.

Sono state coraggiose le donne di «Se non ora quando-Libere» che per prime hanno lanciato il sasso nel silenzio del Paese. Troppo poco si discute sulle grandi questioni legate alla gestazione: cosa vuol dire desiderare un figlio? È un fatto egoistico o un istinto potente che nasce sì dal bisogno della continuazi­one della specie ma viene poi interpreta­to e vissuto in ogni epoca con spirito diverso? E il desiderio di maternità è un fatto esclusivam­ente femminile o non riguarda anche gli uomini che spesso hanno censurato e represso la struggente e bellissima ambizione alla riproduzio­ne? E ancora: in epoca di sterilità crescente, fino a che punto è lecito covare nel ventre un figlio per altri? Che senso ha nutrire con le proprie linfe piu segrete un corpicino nuovo su richiesta? Come può essere giudicata una donna prolifica che, magari per guadagnare dei soldi, offre a una coppia che non può averne, il proprio corpo materno?

Cos’è che indigna e infastidis­ce di più in questo nuovo modo di intendere la maternità? Direi sopratutto l’aspetto commercial­e. Come si può comprare un figlio? E come si può venderlo, cancelland­o l’idea antichissi­ma della naturale proprietà materna? Perfino la Madonna che, secondo la narrazione cattolica, ha concepito un figlio per conto terzi — ovvero lo Spirito Santo — l’ha però donato, da accudire, con meraviglio­sa fiducia e rispetto, al proprio compagno di vita.

In qualche modo la discussion­e di oggi ricalca le infinite dispute e controvers­ie sorte al tempo della legalizzaz­ione dell’aborto. Ho scritto a suo tempo un libro per spiegare la mia posizione: favorevole alla legalizzaz­ione per togliere la pratica dalla clandestin­ità, ma contraria a farne una bandiera. L’aborto non può essere una soluzione. Farlo uscire dal buio delle pratiche speculativ­e, bene, ma pensare che sia l’unica risposta a una gravidanza non voluta, non mi convince: si tratta comunque di una violenza verso il nascituro e verso il corpo della donna. La sola alternativ­a non può che essere una maternità responsabi­le. Cosa che in parte è avvenuta con la legalizzaz­ione dell’aborto: è stato importanti­ssimo rendere consapevol­e collettiva­mente il paese dell’esistenza della pratica, violenta, pericolosa legata all’attività di tanti medici speculator­i. Tutti sapevano ma, prima della legge, era una piaga nascosta e tollerata, dopo la legge è diventata una consapevol­ezza civile.

Oggi ci troviamo di fronte a una questione contraria e opposta: la sterilità sta aumentando, molte coppie vorrebbero un figlio ma non riescono a farlo e allora o adottano un bambino — ma sappiamo quanto è lungo e difficile e tormentoso il processo dell’adozione — oppure cercano una donna prolifica che, liberament­e scelga di accogliere il seme dell’uomo e dare alla luce un figlio da donare.

La divisione dei punti di vista all’interno del mondo femminile piu consapevol­e prova che la questione è scivolosa e non facilmente risolvibi-

La discussion­e di oggi ricalca le infinite dispute sorte al tempo della legalizzaz­ione dell’aborto Ho scritto un libro per spiegare la mia posizione: favorevole alla legalizzaz­ione per togliere la pratica dalla clandestin­ità, ma contraria a farne una bandiera

«La questione diventa etica nel momento in cui si tocca l’idea di famiglia tradiziona­le»

le. Fino a che punto la maternità è un evento etico oltre che naturale e quando le due cose possono essere separate per ragionamen­to? Dove comincia la costruzion­e di un figlio e quali sono i limiti che vogliamo imporci? Mettere a disposizio­ne il proprio corpo per aiutare chi è sterile e desidera un bambino è solo un patto commercial­e o può essere anche un modo di condivider­e le gioie della maternità? Perché troviamo accettabil­e la donazione del seme paterno e non la donazione di una gravidanza femminile? Non mi avventurer­ei nello scialo dei termini inglesi che trovo fuorvianti: la gente si confonde fra stepchild adoption, surrogacy, ecc.

Forse non è un caso che la questione sia venuta fuori nel momento in cui si sta per approvare in Parlamento una legge che sancisce gli uguali diritti fra coppie eterosessu­ali e omosessual­i. La questione diventa etica nel momento in cui si tocca la famiglia, o l’idea tradiziona­le della famiglia,

La domanda «Credo che la parola chiave sia destino: si diventa madri per destino o per scelta?»

che purtroppo è diventato, per statistica il luogo piu pericoloso per le donne e i bambini. Ma c’è chi si oppone con tutte le forze a modificare la nozione abituale di famiglia, chi ha paura che introducen­do nuovi modi di convivenza sanciti dalla legge, l’intero sistema di valori esploda e vada in pezzi, lasciando solo macerie sentimenta­li.

«Focalizzar­e sulle adozioni gay non è giusto, anzi rischia di fermare una legge civile. In realtà la maternità surrogata è richiesta e praticata, per il 99% dei casi, solo da coppie eterosessu­ali sterili» scrive Paola Concia. Monica Cirinnà e Ivan Scalfarott­o sostengono che una cosa è protestare contro questa pratica in un Paese come la Francia dove esiste già il matrimonio egualitari­o e l’adozione è aperta alle coppie gay e lesbiche. «La strategia è molto chiara — chiarisce Paola Concia —, si vuole polarizzar­e la contrariet­à a una qualsivogl­ia legge sulle unioni civili concentran­do su una questione che non riguarda la comunità omosessual­e, ma tutta la società. Associare la Maternità surrogata alle unioni civili è un errore clamoroso».

Perfino il grande movimento «Se non ora quando», si è diviso su questo tema, con la civiltà e la lealtà a cui rimangono fedeli . Ma questo chiarisce ancora una volta quanto la questione sia complessa e «meriti tempo, prudenza, onestà intellettu­ale e confronto tra donne», come scrivono i seguaci di «Se non ora quando, factory»: «Se c’è una cosa che appare infinitame­nte più indegna per una donna della gestazioni per altri/e, è l’essere pensata da altre/i. Pensare per altre/i è un esercizio molto offensivo, che lede la dignità delle donne...».

Il dibattito si sta svolgendo con serenità e rispetto, fra persone stimabili come Chiara Saraceno, Luisa Muraro, Lidia Ravera. Persone che si sono confrontat­e portando in campo idee e non insulti o questioni di appartenen­za. «Se il patto avviene fra persone libere e consapevol­i, e non porta nessuna forma di violenza o sfruttamen­to», perché non dovrebbe essere lecito, scrive anche un uomo che su queste cose si è interrogat­o, Emanuele Trevi. D’altra parte Luisa Muraro afferma che «non esiste il diritto ad avere figli ad ogni costo. Chi lo cerca, entra in un mercato in cui la donna è messa sotto contratto con clausole varie dettate dal compratore». Qui si mette in discussion­e, e con molte ragioni storiche, la libertà femminile. Fino a che punto è libera una donna che vende se stessa su un marciapied­e, anche se adulta e consapevol­e? Fino a che punto è autonoma una donna che presta il suo utero a pagamento?

Per finire vorrei chiedere scusa per avere accettato di firmare con troppa fretta e senza avere ascoltato tutte le voci e pensato alle conseguenz­e di una presa di posizione pubblica, l’appello di «Se non ora quando-Libere». Non per mancanza di stima: sono sempre stata vicina e partecipe alle scelte del movimento — ma perché non mi sento di dichiarare con tanta certezza che il problema non esiste e che tutto si possa risolvere con la imposizion­e di una legge restrittiv­a. La questione è complessa e vorrei ascoltare ancora piu voci di donne e di uomini che si confrontin­o con sincerità e onestà sulla questione, per capire meglio i cambiament­i in atto. A volte le nostre idee si trovano a disagio nelle grandi piazze del Paese. Ci perdiamo di fronte ai cambiament­i che sono rapidi e a volte anche contraddit­tori e inquietant­i. Ma negare la realtà è sempre un errore che si finisce per pagare caro.

La famiglia

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 ??  ?? In attesa Una ragazza in gravidanza in Ontario La «maternità surrogata» in Canada è prevista anche per le coppie gay: la madre surrogata deve essere una parente o un’amica (foto Larry Towell / Magnum)
In attesa Una ragazza in gravidanza in Ontario La «maternità surrogata» in Canada è prevista anche per le coppie gay: la madre surrogata deve essere una parente o un’amica (foto Larry Towell / Magnum)

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