Corriere della Sera

«Ci hanno truffato, ma non siamo fessi»

- DALLA NOSTRA INVIATA Virginia Piccolillo

Giuseppe Bernacchi, ex sindaco di Chiusi «Speculator­i? Ma non scherziamo. Quelli che hanno truffato qui a Chiusi erano semplici risparmiat­ori che avevano messo da parte i sacrifici di una vita. E vederli sparire dalla sera alla mattina è stato molto duro. Vero Patrizia?». Giuseppe Bernacchi, ex sindaco del paesino a pochi passi dall’eremo dove San Francesco ricevette le stimmate, si volta verso la signora delle pulizie dell’albergo Villa Letizia. Lei getta via strofinacc­io e spazzolone e agita le mani giunte: «Fino al venerdì, in banca, ci dicevano: non c’è da preoccupar­si, tutto bene. E il lunedì i soldi non c’erano più. Adesso ci dicono che erano investimen­ti a rischio. Nella seconda pagina del contratto c’è scritto solo “sub”. Ma secondo lei potevamo capire? Noi ci si è fidati di... Non mi faccia dire».

Fanno tutti così a Chiusi, paese record con il più alto numero percentual­e di danneggiat­i dalla Banca Etruria. In 160, su circa 3.000 abitanti, hanno visto evaporare in una «Che posso fare? Il danno c’è stato. Ci si sente come chi è stato derubato dai parenti»

Enrichetta Loddi, negoziante

Bruno Ridolfi, pensionato

Mara Gabiccini, cameriera stagionale c’è problema. Non sapevamo niente». La doccia fredda è arrivata martedì mattina: «Mi ha chiamato e ha detto: quei titoli sono azzerati. Manca poco svenissi. Pensavo uno scherzo. Allo sportello ho trovato altri come me. Da allora non si dorme più. Al mi’ babbo, di 80 anni, hanno fregato 45 mila euro. Adesso sento dire che ci daranno un aiuto umanitario. Ma che umanitario? Ci han cavato i soldi, mica abbiamo avuto il terremoto».

Enrichetta Loddi sistema i surgelati nel freezer e si lascia andare all’amarezza: «Prima ci hanno truffato. E adesso siamo diventati la loro barzellett­a. Ci fanno passare da stupidi. Ignoranti sì, perché io ho un negozio di alimentari, non sono un’economista, ma stupida no. Siamo solo onesti e ci siamo fidati che lo fossero anche loro». Molti parlano di «piano studiato a tavolino perché all’indomani del decreto erano già cambiati i direttori di filiale». Il sindaco, Giampaolo Tellini, del Pd, guida la protesta e il 18 farà un’assemblea cittadina: «Che posso fare? Il danno c’è stato. Ci si sente come chi è stato derubato dai parenti».

È al bar Bellavista, in cima al paese a fianco dello sportello della banca, che l’amarezza si stempera in un continuo sfottò. «E dillo quanti soldi ci hai rimesso. No? Ma se ce l’hai tutti sulle penne», scherzano tre pensionati, rivolti al proprietar­io, Gilberto Gabelli. «Io solo azioni, son loro che hanno perso. Guardi quel randello», dice il barista. Bruno Ridolfi, per tutti in paese «Gnacche», ride e fa vedere la scritta incisa sul bastone: Banca Etruria. E racconta: «Ti chiamavano a casa. Ti dicevano: c’è questa bella opportunit­à. Perché nun ne approfitti? C’era l’opportunit­à: di perdere tutto! Meriterebb­ero questo randello».

Il primo cittadino

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