I dubbi del governo sui controlli e la scadenza delle Authority
Padoan difende Consob e Bankitalia. Il nodo del ricorso a ostacoli
- Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, assicura la «piena fiducia del governo nella Banca d’Italia e nella Consob», in quanto «istituzioni», ma nell’esecutivo, come nella maggioranza, crescono i malumori sul comportamento delle autorità di vigilanza nel caso delle quattro banche liquidate, con l’annullamento delle azioni e delle obbligazioni subordinate acquistate anche dai piccoli risparmiatori.
Il premier, Matteo Renzi, è molto meno diplomatico del suo ministro, in particolare sull’operato Consob, nel Pd tutti sostengono la creazione di una Commissione di inchiesta, mentre Scelta civica, con il segretario Enrico Zanetti batte sempre di più sulle responsabilità delle authority di controllo sulla Borsa e le banche, i cui vertici sono in scadenza alla fine del 2017, e accusa lo stesso Padoan di essere stato evasivo col Parlamento.
«L’attività di vigilanza e sorveglianza nelle rispettive competenze di Consob e Bankitalia non si discute. Se ci sono stati casi individuali li verificheremo, Jeroen Dijsselbloem, a capo dell’Eurogruppo, ieri a Strasburgo ma non si può imbrattare la solidità di un sistema istituzionale con la mania dello scaricabarile. Va verificato caso per caso l’eventuale carenza istituzionale operativa, nel settore privato o di chi altro» ha detto ieri Padoan a Radio Anch’io, mentre Renzi a Porta a Porta esprimeva dubbi sull’opportunità di affidare alla Consob gli arbitrati nel contenzioso coi risparmiatori.
Ma è tutta la gestione del caso banche, dicono voci informate del palazzo, che avrebbe creato qualche problema tra Palazzo Chigi e l’Economia. Soprattutto per come è stata condotta la trattativa con la Ue che ha bocciato come aiuto di Stato indebito l’intervento del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi che si stava preparando. Palazzo Chigi, costretta a ripiegare sulla “risoluzione” delle banche, e il sacrificio degli obbligazionisti, vorrebbe aprire un contenzioso con la Commissione, ma proprio per
Giuseppe Vegas, 64 anni, presidente della Commissione nazionale per le società e la Borsa (Consob) come si è sviluppato il negoziato non ha strumenti.
Non si può ricorrere contro una decisione che non c’è, e sul salvataggio delle banche la Commissione non si è mai pronunciata, salvo per approvare il decreto del 22 novembre con la creazione di quattro nuovi istituti, ricapitalizzati dal sistema bancario, e una bad bank con le sofferenze. Non c’è mai stato un «no» formale della Ue all’intervento del Fondo Interbancario nelle quattro banche semplicemente perché quell’operazione, per una scelta che il governo oggi probabilmente non rifarebbe, non è mai stata notificata. Se ne è parlato nei dettagli nel corso del negoziato, la Ue ha detto “no”, come ha ricordato anche Bankitalia in Parlamento, e si è scelta un’altra via.
Anche il Fondo sta studiando le possibilità di ricorrere in proprio alla Commissione, ma l’unico appiglio cui può appoggiarsi sarà la decisione sul vecchio salvataggio della Tercas, la Cassa di Teramo. Se questa decisione ci sarà. La Commissione ha aperto una procedura contro l’intervento del Fondo in Tercas, e ha chiesto dei cambiamenti cui il governo e il Fondo stanno ottemperando. Non sempre, trattando degli aiuti di stato, la Ue si esprime con un atto formale positivo. Ottenuto ciò che vuole, può anche star zitta. Privando le parti di un gancio giuridico cui appendere una eventuale lamentela.