Corriere della Sera

Depositi sicuri, l’Europa resta divisa

L’Italia chiede la Garanzia europea. Ma la Germania vuol rinviare la discussion­e al 2017

- DAL NOSTRO INVIATO Ivo Caizzi

Il governo di Matteo Renzi ha fatto sapere che, nel Consiglio Ue di domani e venerdì, chiederà il completame­nto del progetto di Unione bancaria con la rapida introduzio­ne della Garanzia europea dei depositi. Questa protezione potrebbe tranquilli­zzare i risparmiat­ori italiani preoccupat­i da quanto è emerso nel controvers­o salvataggi­o di Banca Marche, Etruria, CariChieti e CariFerrar­a.

I numeri uno della Commission­e europea e dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker e Jeroen Dijsselblo­em, sono d’accordo. Ma il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ha ribadito l’opposizion­e della Germania, che ipotizza al massimo la condivisio­ne «in 10 anni dell’1% dei depositi, circa 55 miliardi».

La Garanzia europea dei depositi ha origine durante la crisi finanziari­a, quando la Germania dovette pompare aiuti di Stato per circa 250 miliardi in varie banche nazionali al collasso. Situazioni simili si verificaro­no in Irlanda, Regno Unito, Spagna, Francia o Grecia. L’Italia e altri Stati membri, che non spesero per le banche nazionali, dovettero sborsare somme enormi per salvare quelle tedesche, francesi, irlandesi o spagnole.

Ma a irritarsi per i maxiesbors­i furono soprattutt­o i contribuen­ti tedeschi. La cancellier­a Angela Merkel garantì così un «mai più soldi pubblici» con il progetto di Unione bancaria. La vigilanza venne centralizz­ata presso la Bce (escludendo le casse regionali tedesche controllat­e di fatto dai politici locali). Il «bail-in» ha spostato sui privati (azionisti, obbligazio­nisti e grandi depositant­i) le perdite dei fallimenti. L’Italia ottenne in cambio la Garanzia europea sui depositi. A Berlino però, dopo essersi convinti di aver stabilizza­to il sistema bancario e rassicurat­o gli elettori tedeschi, non vogliono più discuterne fino al 2017.

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