Ambrosoli: io sto con Sala, a Milano si può andare oltre il recinto del centrosinistra
«Noi dobbiamo vincere e si vince allargandosi, non chiudendosi o arroccandosi in quanto, pur di sicuramente buono, è stato fatto». Umberto Ambrosoli sosterrà Giuseppe Sala, ma insiste sulla necessità di un «patto fra tutti per far sì che dopo le primarie lo schieramento sia unito». Ambrosoli parte dall’esperienza delle regionali del 2013 dove a Milano prese un record di preferenze: oltre 346 mila rispetto alle 246 mila del suo sfidante Roberto Maroni, ma anche alle 315 mila del primo turno di Pisapia.
E quindi?
«Quindi i numeri ci dicono che su Milano c’è la possibilità di coinvolgere un elettorato piu ampio di quello classico di centrosinistra e l’allargamento deve cominciare dalle proposte e non dal posizionamento delle persone».
Perché Sala?
«Perché ha dimostrato di saper portare al successo Expo, un’operazione in cui non si credeva e anche io, quando avevo visitato il cantiere nel febbraio 2013, ero uscito scettico e preoccupato. Ha capacità di realizzare, non dobbiamo fargli l’esame del sangue di sinistra».
Non lo limita non avere mai fatto politica?
«È vero che abbiamo l’elezione diretta del sindaco, ma alle spalle c’è un gioco di squadra».
Ed essere stati il dg della Moratti?
«A parte il fatto che già nel 2011 gli era stato proposto dal centrosinistra di candidarsi, io ho paura di queste etichette e non vorrei mai una campagna improntata a dire dell’altro che non è degno. Tutti i candidati sono persone degnissime e non facciamoci del male».
Altrimenti?
«Ogni goccia di veleno oggi rischia di diventare letale domani. Io non voglio consegnare la città a Salvini e alle destre».
Troppi candidati alle primarie?
«È segno di grande qualità. Sono tutte persone che con le loro caratteristiche danno un valore aggiunto. Majorjno può portare alle primarie un elettorato specifico e spero resti in competizione anche per un’altra ragione: ridurre tutto a un confronto Sala-Balzani darebbe l’immagine di una sfida fra renziani e antirenziani».
Cosa pensa di Francesca Balzani?
«È una persona che apprezzo per le sue competenze ma non mi piace si insista sull’idea che solo lei garantisca continuità. L’esperienza Pisapia è stata unica ma il sindaco ha legittimamente deciso di non andare oltre il primo mandato: quindi ora dobbiamo preparare una nuova stagione che guarda all’orizzonte dei dieci anni. Chi schiaccia Francesca nel ruolo dell’erede le fa un torto: lei porta elementi di novità che in democrazia sono un valore».
346 mila preferenze: Perché non si è candidato lei?
«Ci ho pensato, ci ho lavorato con l’obiettivo di evitare divisioni e cercare di fare una proposta quanto più unitaria possibile. Ho però percepito da subito un incattivimento del clima».
Nei suoi confronti?
«No, anche se qualche veto sussurrato l’ho colto. Ma a me non interessava imporre la mia figura: mi interessa una esperienza di governo decennale e non voglio che la mia città torni ad un centrodestra che in questo momento è interpretato da Salvini».
Il centrodestra si batterà facilmente?
«Non sottovalutiamo la forza dei nostri avversari. L’esperienza francese, anche con la grande differenza di fondo, ci dice che viviamo un momento in cui la destra riscuote un consenso che va ben oltre la sua capacità di governo».
Dopo le primarie?
«Io sostengo Giuseppe Sala, che parla di città metropolitana, di dopo Expo, di città policentrica e mi ritrovo nella sua visione. Ma sarò ben lieto, se non dovesse farcela, di sostenere con tutte le mie energie chiunque vinca. Mi aspetto lo facciano tutti».
Lucia Castellano, sua grande supporter alle regionali, ha firmato un appello pro Balzani: il mondo civico si sta dividendo?
« Non penso che sia una spaccatura. Anche i mondi della società civile hanno legittimamente visioni diverse: ma questa diversità deve finire nella complementarietà».
Intrusioni da Roma?
«Non ci sono state, come ha detto anche Balzani dopo l’inconto con Renzi».
Il ruolo di Pisapia?
«Tante persone oggi dicono che si è incartato, che è stato ambiguo. Capisco molte letture ma la sua dichiarazione di voler restare arbitro per me è una garanzia: io credo all’importanza della sua dichiarazione».
Ha capacità di realizzare, non dobbiamo fargli l’esame del sangue di sinistra
Ogni goccia di veleno oggi rischia di essere letale domani Non voglio consegnare la città a Salvini