Corriere della Sera

IMPRONTE AI PROFUGHI ANCHE PER SALVARE SCHENGEN

- Danilo Taino

Èinutile che lo neghiamo: un incrocio tra terrorismo e rifugiati in arrivo in Europa esiste. Non nel senso che i profughi sono terroristi. Al contrario, cacciati dalle loro case e dalle loro vite dal settarismo islamista, se accolti in modo intelligen­te in Occidente possono essere la base sulla quale costruire un Islam moderno. Tra i rifugiati che entrano nella Ue, però, ci possono essere militanti del Daesh camuffati. Già da questo punto di vista, la decisione della Ue di raccoglier­e obbligator­iamente le impronte digitali dei migranti ha una sua giustifica­zione: non è certo una misura risolutiva ma, un mese dopo Parigi, non possiamo permetterc­i di dimenticar­e che ogni precauzion­e va presa.

C’è però anche un altro motivo per il quale identifica­re i profughi è importante. Come ha sottolinea­to due giorni fa il presidente Sergio Mattarella, uno degli obiettivi dell’Europa dev’essere la difesa dei suoi spazi di libertà e tra essi quelli di movimento, cioè di Schengen. Se non vogliamo che — ipotesi tutt’altro che improbabil­e — l’accordo di circolazio­ne libera dei cittadini crolli, dobbiamo rassicurar­e le opinioni pubbliche che chi arriva trovi un sentiero il meglio organizzat­o possibile per essere accolto e integrato. E dobbiamo essere certi che ciò avvenga senza creare tensione tra Paesi. La tracciabil­ità dei movimenti è fondamenta­le per evitare il caos. Caos che porterebbe al crollo di Schengen e da esso a disastri ulteriori in Europa.

Siamo in un caso di conflitto tra due libertà. Quella di chi arriva e comprensib­ilmente non ama farsi prendere le impronte digitali e un continente che vuole rimanere senza frontiere interne. Spiegarlo ai profughi ed evitare che i controlli siano ingiustifi­cati e repressivi è probabilme­nte la chiave per tenere assieme le due libertà.

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