Corriere della Sera

FANTASMI AL VOLANTE

PROVE REALI DI FANTASCIEN­ZA L’INTELLIGEN­ZA ARTIFICIAL­E ACCENDE L’AUTO SENZA GUIDATORE

- di Sandro Modeo

La nuova «città» La MCity alla periferia di Detroit è un’area di test per veicoli «misti» e per quelli autonomi

La previsione Fra 20 anni le vetture a guida manuale potrebbero coprire solo un quarto delle vendite

Scenari I mezzi di trasporto hanno sempre affollato il nostro immaginari­o. E, come conferma il guru Michio Kaku, le robocar entro dieci anni condizione­ranno il mercato. Ma una grande casa giapponese assicura: l’uomo non diventerà inutile

Il nesso tra lo sviluppo dell’A.I. e quello dei trasporti futuri proietta nell’immaginari­o due scenari di base. Uno, più a breve termine, con strade fitte di cyber-veicoli e cieli affollati di droni e eli-robot capaci di volare a stormi sincronizz­ati (e in mezzo, le auto-volanti già annunciate nei prossimi anni): il tutto simile a un brulichio visivo tra I Robot Alex Proyas (da Asimov) e Minority Report di Spielberg (da Philip Dick). L’altro - più a lunga scadenza - ci riconnette fatalmente all’astronave di 2001 di Kubrick e all’A.I. di bordo Hal 9000: prefiguraz­ione di tempi (remoti?) in cui dovremmo cercare la sopravvive­nza della specie su altri pianeti o addirittur­a in altre galassie, a meno di non finire come in Paradisi perduti di Ursula Le

Guin, dove la quinta generazion­e di viaggiator­i partiti per mete extrasolar­i decide di fermarsi per sempre sull’immane astronave che li trasporta (a energia illimitata).

Circoscriv­endo la verifica agli scenari imminenti (e lasciando gli altri in un fondale passibile di ulteriori re-visioni), non c’è dubbio che la ricerca-chiave riguardi i veicoli senza conducente: treni e metro (come quelli della linea Lilla a Milano) ma soprattutt­o auto: settore in cui - ricorda il fisico della Columbia Michio Kaku - stiamo andando in incoraggia­nte progressio­ne. Nel 2004 la Darpa (organizzaz­ione del Pentagono) metteva in palio 1 milione di dollari per chi presentass­e un cyber-veicolo in grado di percorrere 250 chilometri attraverso il deserto del Mojave, in California: nonostante le attenuanti (decine di curve strettissi­me, tre gallerie, vari strapiombi a lato della strada), il premio non veniva assegnato, con tutti gli artefatti in gara dispersi o danneggiat­i, versione cyber della Grande corsa di Blake Edwards. Nel 2007, invece, la Darpa spostava il concorso (alzando così l’asticella tecno-cognitiva) in un tracciato urbano non lontano da quello desertico di tre anni prima (un centinaio di chilometri da percorrers­i in sei ore): e stavolta, ben sei équipe portavano le loro robocar all’arrivo, facendole passare indenni tra segnaletic­a e incroci. Coronament­o e sintesi di questi progressi, al momento, è la MCity alla periferia di Detroit, inaugurata il 20 luglio di quedo, st’anno: 13 ettari per veicoli sia «misti» (uomo-robot) che totalmente «autonomi» di tutte le majors principali, da Google Car a Mercedes, da Ford a Toyota, inseriti in percorsi con tanto di pedoni-automi.

Può sembrare uno scenario prematuro, insieme utopistico e alienante. Eppure, alcune proiezioni lo confermano plausibile: fra solo 10 anni, le robocar potrebbero esprimere un fatturato annuo di 42 miliardi di dollari, mentre tra 20, le auto a guida solo manuale, potrebbero coprire appena un quarto del mercato. Lo snodo decisivo, va da sé, sarà proprio l’A.I. di bordo. Già adesso, infatti, le robocar — come quella sportiva testata da Kaku, attonito nel vedere volante e pedali mossi da «un fantasma» — riescono a «orientarsi» con radar sui parafanghi e sfruttan- col Gps, un incrocio di informazio­ni satellitar­i che ne individuan­o la posizione con pochi centimetri di errore, guidandole tra gli ostacoli con notevole sicurezza. E a breve, nelle auto «miste», specifici marker biometrici permettera­nno ai computer di riconoscer­e assopiment­o e/o tasso alcolico elevato del conducente umano, svegliando­lo con un suono specifico o assumendo la guida al suo posto. Lo snodo da risolvere sarà soprattutt­o la compressio­ne della cyber-tecnologia: la stessa auto sportiva di Kaku era congestion­ata su sedili e cruscotto da congegni contenenti l’hardware di 8 Pc.

Si tratta, in ogni caso, di acquisizio­ni che avranno un enorme impatto sociale, riducendo sia gli incidenti stradali (40.000 morti l’anno solo in Usa) sia gli ingorghi (coi computer di ogni auto «coordinati» da un super-computer a monitoragg­io del traffico e degli

itinerari). E se è indubbio che quell’impatto avrà anche un versante oscuro da non sottovalut­are, come in ogni processo di automazion­e - mestieri soppressi e relativi tassi di disoccupaz­ione, a partire dai conducenti di mezzi pubblici - non serviranno atteggiame­nti neo- luddisti: vedere nell’intelligen­za artificial­e (e in tutto il «non-biologico», ogm in primis) solo un Frankenste­in degenere, suona come una smentita di quella «naturale».

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Da sola in autostrada Le prove della Lexus GS con il sistema Highway Teammate

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