Grenoble, test di convivenza con l’«ovetto» a emissione zero
Il car sharing elettrico che si integra con treni e tram
Il futuro è (quasi) arrivato Negli anni 50 ci si immaginava autostrade regolate da supporti elettronici che permettevano la guida senza nessuno al volante
Stendhal scriveva che a Grenoble, alla fine di ogni strada, si vede apparire una montagna. In effetti, nella metropoli alpina, la montagna è onnipresente: il fiume Isère e il fiume Drac, il Serpente e il Drago, come li chiamano da quelle parti, si fanno strada tra le catene dei Vercors, Belledonne e Chartreuse. E le cinque cabine sferiche della celebre teleferica, la prima funivia urbana d’Europa (1934), risalgono il fianco del monte fino alla Bastille, sospese nel vuoto. Tra bici, amatissime dai francesi (la città, nonostante la posizione, ha uno sviluppo in piano) e tram che si infilano tra edifici ipermoderni e palazzi pittoreschi, i cittadini raggiungono i luoghi di lavoro e i punti nevralgici della città, come Place aux Herbes e Place de Gordes.
La conformazione di Grenoble ha fatto sì che qui, il trasporto pubblico, sia il mezzo di trasporto più usato. Ma Grenoble è città di sperimentazione e ci si sposta anche con il car sharing elettrico: si chiama Citélib by Ha:mo, che vuol dire Harmonious Mobility, e, al contrario della moda del car sharing free flow, i punti di prelievo dei mezzi sono fissi e corrispondono alle stazioni di ricarica, tutte nei pressi della fermate dei tram. Prendere un mezzo di trasporto privato, meglio se elettrico quando non è a pedali, e poi lasciarlo per saltare su un autobus è la scelta che Toyota sta portando avanti dall’ottobre 2014 a Grenoble: 35 Coms e altrettanti iRoad per 120 punti di ricarica, entrambi di piccole dimensioni, a emissioni zero (le batterie sono al litio) e con un’autonomia di 40-50 km. Un sistema verde, innovativo e condiviso, perché Ha:mo, progetto sperimentale della durata di tre anni, è un modello di mobilità individuale Citélib by Ha:mo ha le stazioni di ricarica nei pressi delle fermate dei mezzi pubblici: utile nell’«ultimo miglio» per arrivare al posto di lavoro che si integra con gli altri mezzi di trasporto pubblici e vede coinvolti, oltre a Toyota, fornitore dei mezzi e del software di gestione del servizio, la municipalità di Grenoble, la sua area metropolitana, l’azienda di trasporto pubblico Grenoble-Alpes Metropole, l’azienda di car sharing CitéLib e Edf, gigante mondiale dell’energia attraverso la sua consociata Sodetrel che si occupa della mobilità elettrica. Una cosa del genere esiste, in fase sperimentale grazie a Toyota, solo a Tokyo e a San Francisco.
La guida è divertente: la i-Road, un ovetto (quindi coperto) lungo 2,35 metri e largo appena 87 centimetri simile a uno scooterone a tre ruote e due posti, ha un sistema di sterzatura che aziona la ruota posteriore ed è assecondata dall’inclinazione del corpo vettura. La sensazione, Sostenibilità Le i-Road di Toyota a propulsione elettrica per le strade di Grenoble. Fanno parte del car sharing Citélib Ha:mo
quindi, è quella di guidare una moto, ma con la cintura allacciata, il sedile e la comodità di un’auto con tergicristallo e sistema di sbrinamento per il parabrezza. La Coms, invece, ha quattro ruote, un solo posto e nella parte posteriore lo spazio per piccoli bagagli. Entrambe si infilano dappertutto e sono perfette per il cosiddetto «ultimo miglio», l’ultimo tratto, cioè, per andare al lavoro. Una connessione internet e uno smartphone o tablet a portata di dita (per accedere al servizio basta scaricare gratuitamente l’app dedicata) e un costo accessibile: 3 euro fino a 15 minuti, poi 2 fino a 30 e 1 fino a 60. Quando il veicolo viene restituito, in una qualsiasi stazione di raccolta e collegato al punto di ricarica, la batteria inizia la ricarica interrompendo il conteggio dei minuti per il noleggio. Le smart city sono agili e bisogna abituarsi a guidarle: per questo al momento dell’iscrizione sul sito bisogna confrontarsi con l’istruttore del corso di ambientamento, che svela via radio i segreti di una guida da scooter con la sicurezza di un’auto.
L’accoppiata