Bandiera
un passato. Fa parte della gigantesca regressione all’infanzia che segna la vita pubblica di oggi. Ci comportiamo come bambini. Sappiamo benissimo che l’indipendenza è impossibile: non la consente la Costituzione, sarebbe comunque bloccata dal Senato in mano ai popolari, non la vuole l’Europa, non la desidera neppure la maggioranza dei catalani; ma ci comportiamo come se fosse a portata di mano. Invece la Catalogna assomiglia ormai al resto della Spagna, nel bene e nel male. Quand’ero ragazzo, ogni estate mio padre ci portava in Estremadura e ci diceva: “Fin dove troverete i bagni puliti, è Catalogna. Al primo bagno sporco, comincia la Spagna”. Oggi i bagni sono limpidi dappertutto. Sa quale resta la differenza? La Spagna è un Paese profondamente corrotto; la Catalogna è una cleptocrazia. L’idea separatista serve da pretesto per continuare a rubare».
I nomi li faranno i magistrati e le sentenze. Certo per i catalani è stato uno choc apprendere dalle carte dell’accusa che il padre della loro piccola patria — Jordi Pujol, uomo finissimo, fluente in tutte le lingue europee — e la sua numerosa famiglia avevano milioni di euro sparsi in vari paradisi fiscali. Pujol pensava la Catalogna come ponte tra la Spagna e l’Europa, e contrattava vantaggi a Madrid. Oggi il suo erede, Artur Mas, da Madrid vuole andarsene.
Il 27 settembre scorso Mas ha vinto le elezioni locali, alleandosi con l’Erc, Esquerra (Sinistra) Republicana de Catalunya, che porta il nome di un partito estinto, fondato nel 1931, al governo negli anni della guerra civile sino all’ingresso dei franchisti. Mas non è ancora riuscito a insediarsi perché gli mancano i voti di un altro partito di estrema sinistra, la Cup, Candidatura d’Unitat Popular, che lo considera troppo moderato. Se non ce la fa entro il 10 gennaio, si torna a votare; ma alla fine dovrebbe farcela. Proprio ieri ha chiarito che la sua sarà una presidenza di transizione. A Barcellona nascerà un governo separatista, mentre a Madrid il governo non c’è.
Alle elezioni nazionali di domenica il partito Una ragazza catalana con l’«Estelada», la bandiera indipendentista della Catalogna, dipinta sul volto, sorride durante la Giornata Nazionale dello scorso 11 settembre a Barcellona (Afp/Jorge Guerrero)
L’autonomia è impossibile: non la consente la Costituzione, sarebbe bloccata dal Senato in mano ai popolari, non la vuole l’Europa nè la maggioranza dei catalani. Ma fingiamo che sia a portata di mano