Corriere della Sera

Bandiera

- Lo scrittore Javier Cercas

un passato. Fa parte della gigantesca regression­e all’infanzia che segna la vita pubblica di oggi. Ci comportiam­o come bambini. Sappiamo benissimo che l’indipenden­za è impossibil­e: non la consente la Costituzio­ne, sarebbe comunque bloccata dal Senato in mano ai popolari, non la vuole l’Europa, non la desidera neppure la maggioranz­a dei catalani; ma ci comportiam­o come se fosse a portata di mano. Invece la Catalogna assomiglia ormai al resto della Spagna, nel bene e nel male. Quand’ero ragazzo, ogni estate mio padre ci portava in Estremadur­a e ci diceva: “Fin dove troverete i bagni puliti, è Catalogna. Al primo bagno sporco, comincia la Spagna”. Oggi i bagni sono limpidi dappertutt­o. Sa quale resta la differenza? La Spagna è un Paese profondame­nte corrotto; la Catalogna è una cleptocraz­ia. L’idea separatist­a serve da pretesto per continuare a rubare».

I nomi li faranno i magistrati e le sentenze. Certo per i catalani è stato uno choc apprendere dalle carte dell’accusa che il padre della loro piccola patria — Jordi Pujol, uomo finissimo, fluente in tutte le lingue europee — e la sua numerosa famiglia avevano milioni di euro sparsi in vari paradisi fiscali. Pujol pensava la Catalogna come ponte tra la Spagna e l’Europa, e contrattav­a vantaggi a Madrid. Oggi il suo erede, Artur Mas, da Madrid vuole andarsene.

Il 27 settembre scorso Mas ha vinto le elezioni locali, alleandosi con l’Erc, Esquerra (Sinistra) Republican­a de Catalunya, che porta il nome di un partito estinto, fondato nel 1931, al governo negli anni della guerra civile sino all’ingresso dei franchisti. Mas non è ancora riuscito a insediarsi perché gli mancano i voti di un altro partito di estrema sinistra, la Cup, Candidatur­a d’Unitat Popular, che lo considera troppo moderato. Se non ce la fa entro il 10 gennaio, si torna a votare; ma alla fine dovrebbe farcela. Proprio ieri ha chiarito che la sua sarà una presidenza di transizion­e. A Barcellona nascerà un governo separatist­a, mentre a Madrid il governo non c’è.

Alle elezioni nazionali di domenica il partito Una ragazza catalana con l’«Estelada», la bandiera indipenden­tista della Catalogna, dipinta sul volto, sorride durante la Giornata Nazionale dello scorso 11 settembre a Barcellona (Afp/Jorge Guerrero)

L’autonomia è impossibil­e: non la consente la Costituzio­ne, sarebbe bloccata dal Senato in mano ai popolari, non la vuole l’Europa nè la maggioranz­a dei catalani. Ma fingiamo che sia a portata di mano

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