Petrolio, la caduta dei prezzi Yellen: «Quotazioni anomale»
Toccati i minimi da 11 anni a 33 dollari, poi il recupero. Usa, il Pil sale del 2%
Il petrolio scende ai minimi storici, poi recupera qualcosa, ma resta l’anomalia che spiazza governi ed economisti. L’economia americana, invece, cresce del 2% nel terzo trimestre, anziché il 2,1% atteso dalle stime, anche se il «consensus» tra gli operatori si aspettava un +1,9%. Numeri che nel corso della giornata sono stati interpretati in maniera opposta dagli analisti: chi ha visto una revisione al ribasso, tenendo conto delle ultime stime ufficiali; chi al rialzo, valorizzando le previsioni formulate dai mercati.
In ogni caso questo più 2% non stravolge la curva della ripresa disegnata nel 2015: +0,6% tra gennaio e marzo; più 3,9% da marzo a giugno. La grande accelerazione estiva si va stemperando: anche nell’ultimo trimestre il prodotto interno lordo dovrebbe attestarsi intorno al 2% e questa, a conti fatti, dovrebbe essere anche la media per l’intero anno.
La Casa Bianca ha commentato con favore il dato, osservando che «l’economia continua a crescere a passo solido, dal momento che la domanda interna è aumentata in modo robusto». Secondo i consiglieri del presidente Barack Obama la frenata rispetto al secondo trimestre è da attribuire al «rallentamento della crescita straniera che pesa sull’output degli Stati Uniti». Meno esportazioni, in sostanza.
La grande incognita resta il prezzo del petrolio. Ieri le quotazioni sono leggermente risalite, staccandosi dai minimi del 2004. Dopo essere sceso fino a 33,98 dollari il giorno prima, ieri a New York il barile è risalito a 36,20 dollari; a Londra a 36,40 dollari. Ritocchi sufficienti per consentire alle grandi compagnie petrolifere di tenere a galla le Borse. La settimana scorsa la presidente della Fed, Janet Yellen, aveva detto di considerare queste quotazioni «anomale e transitorie». Ma, per ora, all’orizzonte si vede solo un inverno insolitamente mite sia in Europa che negli Stati Uniti. Ciò significa meno domanda di energia, di greggio, prezzi ancora bassi. Una buona notizia? Fino a un certo punto sì. Poi il dato positivo si capovolge e diventa un problema. I vantaggi legati ai minori costi nella produzione vengono vanificati dagli scarsi guadagni delle imprese, dalla difficoltà di creare posti di lavoro, dal ristagno dei consumi.