Corriere della Sera

Il premier: a posto, anche nei sondaggi

Ma teme insidie nei numeri al Senato sulle riforme

- di Maria Teresa Meli

ROMA «Stiamo andando bene, i sondaggi non sono negativi, la gente è convinta che la responsabi­lità di quello che è successo sia soprattutt­o delle banche, anche perché noi non c’entriamo proprio nulla. Ma questo non vuol dire che dobbiamo sottovalut­are l’impatto che questa vicenda ha sull’opinione pubblica». Matteo Renzi è soddisfatt­o per l’inaugurazi­one dell’ultimo tratto che completa la Variante di Valico, ma anche in un’occasione come questa le polemiche non si tacciono.

Il premier cerca di fare con i suoi collaborat­ori un bilancio del pasticciac­cio bancario che ha fatto fibrillare il governo per qualche giorno. «Dopo un primo momento — ragiona il premier con i fedelissim­i — abbiamo reagito come dovevamo, passando al contrattac­co, e, cioè, chiedendo massima trasparenz­a, anche con la commission­e, perché non abbiamo nulla da nascondere. Siamo liberi dentro, noi, e senza niente da nascondere, quindi non ricattabil­i, perciò vinceremo anche questa battaglia. Adesso dovranno essere accertate le responsabi­lità di ognuno, e non solo per quel che riguarda i quattro istituti oggetto del nostro decreto, che erano minima cosa rispetto al sistema bancario. Per questo l’indicazion­e di Raffaele Cantone è importante». È chiaro il riferiment­o a Bankitalia e Consob. Il premier non vuole aprire un conflitto con Ignazio Visco e con Giuseppe Vegas, ma vuole che «sia fatta la massima chiarezza».

Il presidente del Consiglio è soddisfatt­o per il «contropied­e» con cui il governo ha risposto all’«offensiva mediatica»: «È andata bene». E poi, ironizza: «Quando ci attaccano diamo il meglio di noi». Piuttosto, Renzi ritiene che «le insidie» vengano da altre parti: «C’è un malumore che non sa dove sfogarsi. C’è un po’ di gente che sente di aver perso potere. So che c’è chi aspetta ogni occasione per darmi addosso, e questa delle banche era quella buona, secondo loro, per farmi fuori. Ma si rassegnino all’evidenza: stiamo andando avanti alla grande».

Nemmeno quel contenzios­o con l’Europa sembra preoccupar­e il premier. La lettera della commission­e europea, che finalmente è uscita, secondo Renzi dà ragione all’Italia. Il che non vuol dire che il presidente del Consiglio voglia andare alla guerra con Bruxelles. Il pensiero dell’inquilino di Palazzo Chigi è sempliceme­nte questo: «L’Europa non ci può dare lezioni, ma pretendiam­o rispetto. Noi siamo a posto, abbiamo fatto le riforme, l’Italia sta ripartendo, non chiediamo niente per noi, ma vogliamo farci sentire perché anche la Ue va riformata».

È una battaglia, questa nella Ue, che Renzi porterà avanti, e che ha già inciso nelle scenario internazio­nale, come testimonia l’articolo della Frankfurte­r Allgemeine Zeitung, in cui, per descrivere le difficoltà della cancellier­a Angela Merkel in Europa, si cita l’offensiva del premier italiano.

E allora le « insidie » alle quali si riferisce il presidente del Consiglio si nascondono altrove. Per esempio, in Parlamento. Alla Camera l’undici gennaio dovrebbe essere approvata, almeno stando alla road map di Renzi, la riforma costituzio­nale. Poi sarà la volta del Senato. E lì i nemici del presidente del Consiglio potrebbero palesarsi. Per far passare quel ddl ci vuole la maggioranz­a assoluta degli aventi diritto. Il voto della Stabilità, che è stata approvata con 162 «sì», dice che quei numeri potrebbero esserci, ma solo a patto che non ci siano defezioni, mal di pancia, o scherzetti dell’ultimo minuto.

Insomma, la situazione non è tranquilli­ssima. E poi la riforma dovrà tornare nell’aula di Montecitor­io ed essere licenziata dall’assemblea della Camera entro aprile. Comunque «assolutame­nte prima delle amministra­tive». Che rappresent­ano la seconda tappa dell’offensiva renziana. Il presidente del Consiglio non punta tutte le sue carte solo su Milano. È convinto che il Partito democratic­o possa spuntarla anche a Roma. Certo, la minoranza interna, che sulla vicenda delle banche si è comportata con « grande lealtà » , non deve giocare «a far perdere il Pd».

Ma queste sono tutte partite che ormai si apriranno con l’anno nuovo. Difficili, certo, e piene di quelle «insidie» che il premier non sottovalut­a. Ma Renzi è convinto che, alla fine, «vinceremo anche queste battaglie». Perché al di là dei giochi e «giochetti» della politica, c’è «il Paese che è altrove» e non si «lascia invischiar­e in tutte queste diatribe, ma bada alle cose concrete».

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