Boschi, l’Antitrust esclude irregolarità
L’Authority risponde ai 5 Stelle: non c’è conflitto d’interessi, dal ministro nessuna alterazione del mercato È polemica sulla commissione d’inchiesta, dubbi nella minoranza pd. FI: serve e dobbiamo guidarla noi
Ufficialmente la richiesta di istituire la commissione bicamerale d’inchiesta sulle banche è arrivata ieri, con il deposito al Senato di una proposta firmata da 42 senatori, con in testa il renziano Andrea Marcucci. Ufficiosamente i dubbi sono tanti e diversi dirigenti del Pd vorrebbero virare verso una meno impegnativa commissione d’indagine. Ma il tema è delicato, con il Quirinale intervenuto con il discorso del capo dello Stato Sergio Mattarella, e con le opposizioni già sul piede di guerra.
Intanto l’Antitrust risponde ufficialmente a una richiesta del deputato del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista, negando che il ministro Maria Elena Boschi abbia un conflitto d’interessi sulla vicenda del salvataggio della Banca Etruria. L’Antitrust sottolinea che la Boschi partecipò solo alla riunione del Consiglio dei ministri del 10 settembre, quando fu approvato lo schema preliminare del decreto legislativo 180, di recepimento della direttiva europea. Il ministro non partecipò invece alle riunioni del 6 e 13 novembre nel corso delle quali il governo esaminò e approvò il decreto. Boschi non c’era nella riunione del 20 gennaio 2015 che ha varato il decreto 3/2015 sulle popolari. E non ha partecipato alla riunione del 22 novembre che ha approvato il decreto «salva banche». Inoltre, sostiene l’Antitrust, la sua condotta non ha prodotto alcun danno pubblico mancando il requisito dell’«alterazione del corretto funzionamento del mercato».
Ma è il tema della commissione ad agitare la politica. Marcucci e i 41 vorrebbero una bicamerale d’inchiesta. Organismo con poteri molto forti, assimilabili a quelli della magistratura, con possibilità di acquisizione degli atti e durata di almeno un anno, con un arco temporale di 15 anni. Alla fine si potrebbe optare per una meno impegnativa commissione d’indagine. Per evitare quello che Pier Ferdinando Casini definisce un «gigantesco polverone politico»: «Il primo rischio è di interferire con la magistratura. Il secondo è creare un organo che alimenti una campagna elettorale permanente». Molti dubbi anche nella minoranza pd. Per Roberto Speranza, bisogna fare attenzione « a non dare l’idea che la politica cerchi diversivi». Di più: «La magistratura faccia le inchieste, la politica le leggi». Anche Miguel Gotor è contrario: «Io sono nella Commissione Moro e vedo questa sovrapposizione tra politica e giustizia. Il rischio è deresponsabilizzare la politica». Gotor non lo dice, ma la parola evocata è «insabbiare». Maurizio Gasparri la dice così: «Serve una commissione d’inchiesta con tempi limitati, poteri effettivi e obiettivi specifici». Gasparri la vuole subito: «Entro gennaio». Affidando la presidenza a Forza Italia: «Il governo controlla già tutto. La Lega ha il Copasir e i 5 Stelle la Vigilanza. Questa toccherebbe a noi. O a un indipendente». Gotor esclude che la presidenza possa andare a «un esponente renziano». Per Francesco Boccia, «non c’è bisogno di una commissione d’inchiesta, ma non si può dire tutti colpevoli nessun colpevole: mai come oggi bisogna accertare le responsabilità. Per il resto, il governo ha già dato un segnale, affidando a Cantone la gestione degli arbitrati».
Fa sentire la sua voce anche Enrico Zanetti, sottosegretario e segretario di Scelta Civica: «Siamo stati i primi a chiedere una commissione d’inchiesta». In un comunicato con il moderato Mimmo Portas: «Nessun compromesso, nessun timore».