Corriere della Sera

Berlusconi: vertici azzurri da rinnovare Da Carfagna a Bernini, i nomi in campo

Irritazion­e tra i dirigenti storici: mancano giovani validi. Brunetta rischia più di Romani

- Paola Di Caro

ROMA Per elettori e militanti usa il linguaggio della lotta, affidato ad un videomessa­ggio registrato ieri per fare a pezzi il premier e il suo governo: «Si potrebbe dire “piove, governo ladro”... Renzi ha costruito una finta democrazia, si è fatto un regime, si è impossessa­to di tutto anche della Consulta e della Rai».

Per il suo partito invece Silvio Berlusconi minaccia di usare la frusta. In un’intervista al Quotidiano Nazionale infatti il leader azzurro appare ancora molto arrabbiato per le liti fra i suoi capigruppo: «Quando il gatto non c’è, i topi ballano. Il gatto è assente dal Parlamento, ma non è assente dal Paese». E sembra pronto a prendere decisioni drastiche, che sconvolger­ebbero l’intero assetto di FI: «Ho intenzione di procedere a un rinnovamen­to radicale dei vertici, sia per quanto riguarda i gruppi parlamenta­ri sia per il partito». E anche sulle liste del futuro Berlusconi sembra guardare più alla società civile che ai suoi gruppi parlamenta­ri: «Prospetter­emo agli italiani un governo composto al cinquanta per cento da personalit­à che non vengono dalla politica, per una squadra di successo».

Solo poco tempo fa, parole così tranchant del capo avrebbero fatto tremare le truppe. Oggi però, e in fondo è anche questo un segnale della crisi, pochi rispondono e pure polemicame­nte. Lo fa Maurizio Gasparri: «Non leggo le interviste di Berlusconi, leggo direttamen­te le smentite...». Lo fa in modo indiretto anche Renato Brunetta: «Non ho visto nulla, dopo 20 giorni di lavoro durissimo sulla Stabilità sto andando a passeggio con i miei cani. E da domani mi rimetterò al lavoro come sempre sul programma e sul nuovo partito del centrodest­ra e di tutti i moderati che dovremo costruire per affrontare le elezioni con l’Italicum».

C’è insomma fastidio, irritazion­e, mal sopportazi­one verso le uscite del capo contro una classe dirigente rappresent­ata come il «vecchio», rissosa e superata, che deve lasciar posto a giovani di belle speranze che «non esistono se non nella fantasia del Cavaliere», dicono fra i suoi, o esponenti della società civile pure per ora non palesati (anche se come sindaco di Milano Berlusconi fa i nomi di «Sallusti, Del Debbio e Stefano Parisi»).

Berlusconi nel videomessa­ggio insiste che rimarrà «in campo per combattere per la democrazia», e assicura che con lui FI risalirà perché con la sua assenza «non arriviamo al 10%». Ma i suoi sembrano ormai considerar­e questi proclami come uno sfogo più che un’intenzione reale, e si attrezzano per andare avanti tessendo ciascuno i propri rapporti.

Stavolta però, assicura chi gli ha parlato, Berlusconi fa sul serio: la sua rabbia verso Brunetta non scema, la delusione anche verso Romani è forte, e potrebbero sfociare presto in un cambio dei capigruppo: soprattutt­o Brunetta è a rischio perché l’investitur­a del capo per la Carfagna è forte e la disponibil­ità dell’ex ministro ci sarebbe; più complicato sostituire Romani, appoggiato dall’area aziendale del partito e dalla famiglia, ma gli eventuali candidati al suo posto sarebbero Mandelli o Bernini.

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