Corriere della Sera

«Natale minimalist­a Ma i sapori sono di famiglia

Berton, chef tra cappellett­i e salama da sugo «Fiori e niente tovaglia, come al ristorante»

- Silvia Nani

ggetti minimi, niente tovaglia, semplici decori vegetali: non fosse per i tocchi di rosso e la presenza del panettone, potrebbe non essere la tavola del cenone di Natale. Dietro, nella cucina a vista, stessa atmosfera essenziale, tra pentole così perfette da dubitare (quasi) siano state usate davvero e cibi disposti come su un set. Eppure è tutto reale. Nella in questi giorni di festa: «Natale non è Natale senza i cappellett­i in brodo fatti in casa e la salama da sugo, che acquista mia madre in una macelleria a Ferrara», spiega. La mattina trascorre ai fornelli, Berton al ristorante, Sandra con la figlia Ginevra qui, assieme alla madre: «Sullo stesso tavolo dove poi ceneremo, stendiamo a mano la sfoglia dei cappellett­i con il classico mattarello lungo emiliano. Tutte e tre assieme», racconta.

Mentre le lenticchie cuociono e le verdure anche («i nostri figli ne mangiano di ogni tipo. Puntiamo molto sui contorni leggeri»), è arrivato il momento di dedicarsi all’antipasto: «Ogni anno è diverso. Questa volta sarà il radicchio rosso “rosa di Gorizia”: si trova solo nel periodo invernale, carnoso, piacevole», spiega lui, friulano, mentre Sandra lo dispone in una coppa. «Lo serviamo sbollentat­o o crudo, adagiato su una fonduta di grana padano. Immancabil­e un filo leggero di aceto balsamico. Che mi fa ritornare nella mia Emilia», sorride lei. Come la gallina («altro arrivo con mia madre, questa volta da una macelleria di Bologna»): «Va preparata con poco anticipo e serve anche per il brodo che accompagne­rà i tortellini», racconta Berton, che del brodo è un fautore e ne ha fatto un cavallo di battaglia del ristorante, incluso il menu dedicato che proporrà questa sera per il cenone.

Legami che si rincorrono tra le due vigilie: «Al ristorante sto fino a tardi, ma riesco ad essere a casa in tempo per il secondo. E il panettone finale». Cinque chili, lievito madre, fatto come una volta: «Una produzione speciale. Ai clienti invece offriamo il nostro, Cura dei dettagli Nella foto grande Andrea Berton e la moglie Sandra Vecchi ( Scarpa/RedPanda) nel menu di Natale: «La gallina con il brodo c’è (però arricchita di caviale), la fonduta di grana padano anche, ma per accompagna­re una polenta morbida. Verdure sì, ma in agrodolce effetto mostarda», spiega lui. Non manca nemmeno il melograno (del centrotavo­la «di casa») trasformat­o questa volta in ingredient­e per farcire la faraona.

Legami e affinità tra Andrea Berton e Sandra Vecchi, lui chef, lei sommelier (ora per passione), al secondo Natale da coppia: «È stato amore a prima vista tre anni fa alla cena del venticinqu­esimo di Alain Ducasse. Ci accomuna il piacere di stare in cucina, ma anche la precisione e la passione dell’ordine». Domani si concluderà proprio così: lui a sovrintend­ere la sistemazio­ne finale al ristorante, lei quella della cucina di casa. «Ingredient­i» ultimi del loro Natale.

La vigilia? Per i clienti preparo il mio brodo, ma torno a casa per il secondo

Il 25 il mio panettone speciale riesce a riunire la mia tribù allargata

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