L’«albero» che produce acqua: un’idea italiana per aiutare l’Africa
casa milanese di Andrea Berton, chef stellato, e della moglie Sandra, oggi il cenone della vigilia si prepara così: «Pochi elementi, niente fuori posto, quello che è stato usato si ripone. Proprio come succede nella cucina del ristorante», spiega lui, mentre lei annuisce. Affinità diffuse tra casa e «bottega», le loro, anche nel preparare il Natale.
La vigilia inizia presto, più del solito: «Sveglia intorno alle 7, colazione, alle 8.30 sono già pronto al ristorante», dice lui. Preparativi che contestualmente iniziano, simili, nella cucina domestica: «Mentre Andrea esce, arrivano i miei genitori», interviene lei, emiliana di origine e attaccata alle tradizioni della sua terra, soprattutto n albero che produce acqua. Alchimia geniale e semplice al tempo stesso. Il warka water è una struttura ecosostenibile che ben s’inserisce tra le tradizionali capanne Dorze, nella popolosa valle africana del fiume Omo. Il nome «warka» è quello del ficus ad ombrello, una pianta gigantesca all’ombra della quale, in Etiopia, si tengono pubbliche assemblee e lezioni scolastiche.
Mentre il miracolo della trasformazione dell’aria in acqua è frutto dell’ingegno e della creatività dell’architetto e designer viterbese Arturo Vittori, dello studio Architecture and Vision. Sfruttando l’ampia escursione termica degli altipiani africani il warka water cattura rugiada, nebbia e minuscole particelle d’umidità producendo fino a 90 litri di acqua al giorno. «Ho scoperto questa terra incredibile — spiega Vittori — durante un viaggio nella valle dell’Omo: da un lato la straordinaria bellezza dei paesaggi, dall’altro la difficoltà quotidiana di donne e bambini, costretti a lunghissime passeggiate, fino sei ore al giorno! per procurarsi da bere». Così, rientrato in Italia, Vittori mette a punto una struttura da collocare in un ecosistema intatto, tra capanne di fango e bambù ricoperte di foglie di banano. Il prototipo, “serie limitata” solo per il pranzo di domani». Sulla tavola, i decori (a cura di Sandra) continuano il legame: «Diversi ogni anno ma sempre minimali: questa volta pirofiline da soufflé come contenitori per i mini-garofani e fiori di lisianthus rossi». Stesso tema colore anche per melograni, bacche e amarillis che completano il centrotavola. «Al ristorante ancora più essenzialità. E come sempre — domani non farà eccezione — niente tovaglia».
Natale «chez Berton»: la sala ( esaurita da settimane) pronta ad accogliere 50 clienti, la zona privata, con doppio accesso dalla cucina, preparata per lo chef e la famiglia al completo: «Andrea deve essere presente, per cui siamo noi a trasferirci», dice Sandra. Colazione a casa, con cappuccino e panettone avanzato dal cenone, e poi tutti al ristorante dove il divertissement diventa scoprire le affinità «scambiate presentato alla Biennale di architettura di Venezia nel 2012, è stato realizzato a maggio in un villaggio sopra il lago di Arba Minch. Per la tribù, all’inizio, solo un magico totem. Oggi, dopo pochi mesi, l’esperimento è un successo: la strana torre in giunco e nylon, è gestita dagli abitanti della zona. Il warka water migliora la vita delle popolazioni locali senza stravolgere l’ambiente e la complessa cultura africana.
Lungo la vallata dell’Omo si seguono le tracce di un altro italiano, Vittorio Bottego, che guidò la spedizione alla scoperta del fiume. «E uno dei pochi esploratori italiani noti all’estero — racconta Maurizio Levi, grande conoscitore della storia e delle tradizioni di questa parte ancora vergine d’Afri- Stop alla sete Un dettaglio della warka water, struttura ecosostenibile in grado di ricavare fino a 90 litri d’acqua al giorno da nebbia e rugiada e umidità. A sinistra, la struttura completa ca —. Recentemente le imprese di Bottego sono state riconosciute e sono riportate anche in alcuni libri di studiosi inglesi». A fine ‘800 permaneva un enigma geografico: che percorso segue il fiume? Fu il capitano parmigiano a risolvere il dilemma: l’Omo si getta nel lago Rodolfo. In questi territori ancora vergini il progetto del primo warka water, realizzato con il sostegno del Ministero italiano cooperazione e sviluppo, potrebbe presto replicarsi grazie al crowdfunding.