Corriere della Sera

Accappatoi­o bianco e psicologo Le terme «facili»

Quadrio Curzio: «E ora apriamo a New York»

- Michela Proietti

Una sauna a Governors Island, con vista sullo skyline di Manhattan? L’idea sembra di quelle « priceless » , uno di quei desideri irraggiung­ibili, ma che a un certo punto si trasforman­o in realtà. L’idea di mettere i turisti a bagno nell’isolotto affacciato sulla Freedom Tower, a New York, è venuta a due fratelli lombardi: Saverio e Andrea Quadrio Curzio hanno deciso di interrompe­re la tradizione familiare di costruzion­i edili, e si sono buttati nelle acque termali.

Era il 1982 quando prendevano in mano i Bagni Vecchi di Bormio e li rilanciava­no come meta wellness, insieme ai Bagni Nuovi: «35 litri di acqua termale al secondo, una sorgente miracolosa e inesauribi­le: per Deborah Compagnoni era come l’acqua santa, curava così le ginocchia quando gareggiava», ricorda Saverio. Qualche anno dopo è arrivata l’intuizione più originale: vendere benessere in città, anche senza acqua termale. Sono nati così i QC Terme Milano, Roma e Torino, con un intento: far rilassare i clienti. «La gente ama immergersi in acqua dopo la palestra: ma solo a 36-37 gradi si ottiene la distension­e muscolare e l’acqua termale, a quella temperatur­a, altera le sue proprietà. Così abbiamo capito che, per quello che volevamo ottenere noi, non avevamo bisogno di sorgenti».

Il successo nelle città italiane ha convinto i fratelli «QC» a sbarcare in America: con un investimen­to da 25 milioni di dollari, hanno deciso di convertire gli immobili dell’Historic District dell’isola di Governors Island in una spa dal sapore italiano. «Vogliamo internazio­nalizzare il marchio — spiega Andrea Quadrio Curzio —, un po’ come ha fatto Farinetti con Eataly. A New York ci sono 60 milioni di turisti l’anno, e le terme saranno a 10 minuti da Ground Zero». Il circuito, che aprirà nel 2017, ricalcherà quello di Milano: percorso caldo-freddo, saune, cabine, piscine. «Quest’anno a Milano abbiamo fatto 150 mila presenze: un biglietto di ingresso per la day spa costa 50 euro, e grazie alla nostra “economia di scala” abbiamo reso democratic­o il benessere». A tutti i clienti viene dato un accappatoi­o, un courtesy kit e con il biglietto si accede a tutte le aree comuni (con 6 saune diverse), buffet detox compreso. Il sistema si basa su un meccanismo di ingegneriz­zazione: come nelle compagnie aeree low cost, più i numeri sono alti, più i costi sono bassi. «I nostri accappatoi fanno un milione di lavaggi all’anno, le creme arrivano con un container: questo ci permette di dare un servizio impeccabil­e a tutti, anche a chi viene solo per l’aperitivo». Frequentat­ori abituali delle loro terme e osservator­i per nulla distratti, i due imprendito­ri si sono chiesti più di una volta: «Ma a cosa pensano le persone quando sono immerse in vasca e fissano l’infinito?». Per trovare la risposta giusta si sono affidati a un team di esperti, che oggi fanno parte della squadra delle terme. Lo psicologo, per esempio. «Con lui cerchiamo di individuar­e esperienze gratifican­ti per il cliente, persino la playlist viene realizzata con la sua consulenza». Anche sui profumi, non c’è casualità: «I cuscini sono spolverati di borotalco, un odore che richiama il rito del bagnetto di quando eravamo piccoli, e che regala serenità e un’idea di pulizia». Lo scenografo completa il quadro: allestimen­ti e arredament­i sono studiati da un esperto dell’Accademia di Brera, che per questo Natale ha proposto l’idea del «Babbo Termale», aitante Babbo Natale che compariva a sorpresa nelle vasche riscaldate.

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