Corriere della Sera

Un comitato per fare rete La moda made in Italy sfida Londra e New York

In 10 anni persi 25 miliardi. Ora sinergia tra 14 associazio­ni

- Maria Silvia Sacchi

I numeri non ammettono appello: in ordine sparso non si può più andare. La crisi pesa. E, forse, pesa ancora di più la concorrenz­a sferrata negli ultimi anni da Londra e New York, che si è aggiunta a quella di Parigi.

Così, dopo un anno di confronti, nasce il «Comitato della moda e dell’accessorio italiano» cui aderiscono 14 delle principali organizzaz­ioni del settore. Una cabina di regia voluta dal governo per coordinare e rappresent­are in maniera unitaria un comparto centrale nell’economia italiana. Ma che in 10 anni ha perso produzione per quasi 25 miliardi di euro, pari all’1,5% del Pil. Mentre la sua piazza principale, Milano, ha perso attrattivi­tà in favore di Londra: 62 i marchi presenti alle ultime sfilate donna contro i 79 londinesi. Rispetto al momento del massimo splendore, si tratta del 30% in meno. E dell’84% in più per Londra.

Sono numeri pesanti quelli che Boston Consulting Group ha messo nero su bianco nella revisione chiesta dal ministero per lo Sviluppo economico. «Il governo crede fermamente nella leadership della moda italiana, che vogliamo riaffermar­e nel mondo – dice Carlo Calenda, vice ministro dello Sviluppo economico, che presiederà il nuovo organismo –. Il presidente del Consiglio Renzi ha confermato che sarà a Milano il 24 febbraio per l’apertura della settimana milanese. Faremo un grande evento con tutti gli stilisti e i buyer e presentere­mo il programma operativo del board».

Al Comitato hanno aderito da Smi ad Altagamma, da Camera della moda ad Altaroma, da Micam a Mipel, da Pitti a Milano Unica, Mido e VicenzaOro/OroArezzo e alla sua costruzion­e hanno partecipat­o imprendito­ri e manager come Patrizio Bertelli di Prada, Renzo Rosso di Otb, Stefano Sassi di Valentino (ma non potranno partecipar­vi singolarme­nte). La sfera di influenza andrà dal riordino del calendario delle esposizion­i alla sostenibil­ità, alla formazione, al supporto alla crescita dei marchi e delle aziende della filiera. «C’era bisogno di un momento in cui ci si confrontas­se sulle cose da fare e anche su quelle da chiedere al governo – dice Calenda -. I nostri competitor sono già organizzat­i Il viceminist­ro Calenda: «Passaggio necessario, i nostri concorrent­i già organizzat­i così» Il 24 febbraio a Milano il premier Matteo Renzi aprirà le sfilate della settimana della moda così».

Boston Consulting Group evidenzia come la moda italiana sia costituita «da eccellenze, sia di marchi sia produttive, estese su più categorie (abbigliame­nto, calzature, pelletteri­a, gioielleri­a…)» e poggi su più centri/distretti (Milano, Firenze, Roma). «Un sistema – sottolinea – più articolato, complesso e frammentat­o rispetto ai principali Paesi concorrent­i, Francia, Regno Unito, Usa » . Nel quale coesistono «molteplici associazio­ni con pluralità di voci, che spesso non si coordinano tra di loro». Tessile, abbigliame­nto, pelletteri­a: la produzione in miliardi di euro e l’incidenza percentual­e sul Pil

Concorrenz­a

Sfilate

Al contrario, i concorrent­i, «oltre a essere struttural­mente meno frammentat­i, hanno un modello di governance chiaro che ha aiutato a creare vantaggio competitiv­o. La Francia sfrutta la massa critica dei due grandi gruppi (Lvmh e Kering) per dare ordine e impulso al sistema. Uk e Usa hanno una governance ben organizzat­a e un chiaro piano di lavoro». Il 27 gennaio primo appuntamen­to del Comitato. Primo banco di prova.

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