Rubbia: il rischio di una mutazione permanente
Il Nobel: studiare i legami con il clima
«L’inquinamento è legato al cambiamento climatico e si presenta come un problema complesso ancora da capire bene nella sua manifestazione e nella sua evoluzione».
Il Nobel Carlo Rubbia pesa le parole affrontando una questione talvolta manipolata da contrapposti interessi. E ribadisce: «La natura segue il suo corso e il climate change colpisce tutti, da New York a Milano e Roma. Sono appena rientrato da Chicago e stavo benissimo, avvolto da un caldo primaverile. La settimana prossima volerò a Pechino dove le condizioni atmosferiche favoriscono un’aria irrespirabile. La situazione è decisamente complicata dal clima » . Lo scienziato da molti anni divide la sua vita tra indagini nel mondo delle particelle atomiche e progetti legati alle ricerche sulle fonti energetiche, che costituiscono uno dei riferimenti importanti per combattere il surriscaldamento della Terra.
«La complessità deriva dal fatto che ancora non sappiamo se ci troviamo davanti a una fluttuazione dei cicli del nostro pianeta oppure se siamo costretti ad accettare una mutazione permanente — riprende il premio Nobel —. Inoltre, sono da decifrare quegli elementi che hanno portato a una condizione apparentemente incontrollata. Perciò ribadisco che dobbiamo impegnarci a capire che cosa stia succedendo, senza paraocchi di sorta ma con un corretto approccio scientifico».
Quanto sia indispensabile è stato appena ribadito con toni drammatici al summit di Parigi dove i rappresentanti dei governi hanno condiviso l’obbligo di gestire uno sviluppo che non comporti il superamento dei due gradi centigradi nel riscaldamento globale al fine di evitare catastrofi ambientali e sociali.
«La situazione presenta due fasi ben definite — continua Rubbia —. Per affrontare il male della Terra ci sono la diagnosi
e la cura. Adesso siamo ancora nella prima e c’è da lavorare per disporre di un quadro preciso capace di consentirci dopo la comprensione dei fatti di inventare cure adeguate. Ora non sappiamo quale sia la strada più efficace da percorrere e bisogna rafforzare le ricerche in tutte le direzioni tenendo conto del tempo. L’evoluzione e il cambiamento sono rapidi e non consentono rinvii di sorta. Altrettanto velocemente deve cresce la responsabilità per generare scelte adeguate».
Proprio sul fronte delle cure Rubbia si era impegnato in modo ragguardevole, già come presidente dell’Enea, sostenendo progetti d’avanguardia tecnologica sia nel solare che nell’utilizzo dell’idrogeno, campo quest’ultimo nel quale poi si sono persi nel nostro Paese tempo e posizioni di prestigio in Europa.
Ma da scienziato ha anche contribuito personalmente con indagini nello sviluppo di biocombustibili di seconda generazione senza impatti negativi nelle coltivazioni alimentari. E, guardando al nucleare, ha elaborato il progetto noto come «rubbiatron», cioè un reattore sicuro ad amplificazione di energia alimentato da una sorgente esterna di protoni che può interrompersi se nascono situazioni critiche.
Proprio il ricorso al nucleare sicuro aiuterebbe ad affrontare il problema del riscaldamento
climatico. Per aumentare la sicurezza Carlo Rubbia ricorda la possibilità di costruire centrali sotterranee con tecnologie già disponibili; una preziosa opportunità finora trascurata di cui finalmente si inizia a parlare e, inutilmente, sostenuta in passato da grandi scienziati come Andrej Sacharov.