Ilva, l’Italia prepara la difesa: «Il risanamento per bonificare»
La Commissione europea ha avviato un’indagine preliminare per valutare l’avvio della procedura di infrazione
degli stabili ritenuti gioielli preziosi rispetto alla stabilità patrimoniale.
Le finte consulenze
Subito dopo la pausa natalizia i due fronti d’inchiesta — quello di Arezzo sulla situazione patrimoniale e quello di Civitavecchia sulla vendita delle obbligazioni ai piccoli risparmiatori — potrebbero essere segnati da importanti sviluppi con nuove iscrizioni nel registro degli indagati. Anche tenendo conto che le verifiche sono ormai a tutto campo e spaziano fino all’affidamento degli incarichi esterni a professionisti che — questo è
Un’indagine preliminare. Al momento attuale la Commissione europea non ha aperto una procedura di infrazione per aiuti di Stato nei confronti dell’Italia per i fondi stanziati a favore dell’Ilva con il prestito ponte da 300 milioni degli inizi di dicembre. Ha aperto invece un’indagine preliminare, atto dovuto in presenza di una denuncia. In base alla valutazione a cui giungerà, Bruxelles deciderà se procedere o meno con un’indagine formale, al termine della quale questa volta sì la Commissione Ue stabilirà se c’è aiuto di Stato. La notifica potrebbe arrivare nel giro di pochi giorni.
L’attenzione nei confronti dell’Ilva di Taranto è alta. «La Commissione è consapevole — spiega un portavoce — dell’importanza delle bonifiche all’interno dello stabilimento e nell’area circostante». Ed è per questo che «siamo in contatto con le autorità italiane su questi problemi. Non possiamo dare un giudizio affrettato sul risultato dell’indagine a questo
Nell’ottobre del 2013, annotano gli ispettori «viene conclusa un’operazione da 29 milioni di euro con la quale Etruria delibera la riacquisizione degli immobili di Firenze dove sono ubicate la Direzione generale e le filiali 1 e 2 della “controllata” Banca Federico Del Vecchio a cui detti cespiti sono stati concessi in leasing immobiliare». Il giudizio dei funzionari della Vigilanza stigmatizza «le scarne motivazioni a supporto dell’opportunità del riacquisto, incentrate sui “risparmi” a livello di gruppo (quantificati in tre milioni di euro) che sarebbero stati conseguiti con il leasing rispetto al canone di locazione. Non è fatta invece menzione delle spese via via sostenute per le consulenze, stimate in 625 mila euro, né sono state adeguatamente approfondite le ricadute prospettiche dell’operazione, in particolare sulla liquidità». Ed evidenzia come si sia «rinunciato a incamerare il stadio». Se si dovesse passare all’inchiesta formale, l’Italia riceverà una lettera di messa in mora e, come stabilito dalla procedura per gli aiuti di Stato, avrà due mesi di tempo per presentare le proprie osservazioni, in certi casi però la Commissione si può esprimere anche in soli venti giorni dalla notifica. La linea del governo è chiara: se Bruxelles dovesse obiettare che lo Stato non può dare fondi all’Ilva perché violerebbe le regole Ue, Roma ha fatto sapere che replicherà affermando che gli interventi previsti con le leggi hanno il solo obiettivo di risanare e bonificare la più grande acciaieria d’Europa.
Il punto di partenza è la denuncia che ha ricevuto la Commissione su possibili aiuti pubblici. La concorrenza in Europa nell’acciaio è molto forte e non è un mistero che Francia, Germania e Gran Bretagna riceverebbero un vantaggio da un’Ilva fuori dai giochi. L’ultimo consiglio Ue sulla Concorrenza del novembre scorso aveva al centro proprio la crisi del settore. Ma la contestazione è molto forte anche in casa, a cominciare dagli ambientalisti — come Peacelink Taranto — che denunciano l’uso dei fondi destinati al gruppo siderurgico per il salvataggio finanziario e non per il risanamento ambientale. Dunque l’Antitrust europea sta verificando se gli interventi previsti dalla legge «salva Ilva» sono in contrasto che le norme Ue. Bruxelles nutrirebbe anche alcuni dubbi sugli 800 milioni stanziati con la legge di Stabilità 2016. E sotto la lente sarebbero pure finiti i fondi già erogati a vario titolo per far fronte all’emergenza ambientale.
Nei prossimi giorni vi saranno nuovi contatti tra il ministero dello Sviluppo e l’Authority Ue. Ma già qualche giorno fa a Bari, Roberto Garofoli, capo di gabinetto del ministero dell’Economia, spiegava che le iniziative del governo per l’Ilva sono coerenti con le norme Ue perché in materia ambientale l’azione pubblica è ammessa. E il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, ha ribadito che il tema ambientale è la priorità che ha guidato l’esecutivo.
La situazione è complicata. L’Italia ha già un’altra procedura di infrazione del settembre 2013 per violazioni ambientali. Il decreto «salva Ilva» passerà in Senato a gennaio per la conversione in legge. Il governo sta lavorando a un piano per la cessione a una cordata di privati. E tutto deve avvenire entro giugno.