I 5 Stelle e il caso del voto di scambio Fico: più si cresce, più serve attenzione
Il re delle preferenze a Quarto (ora espulso) è accusato anche di ricatti al sindaco M5S
Il Movimento, in Campania, a Quarto Flegreo — comune amministrato dai Cinque Stelle da giugno — è investito da una bufera. Una vicenda complessa che vede coinvolta, tra diversi protagonisti, anche l’ombra della camorra. Giovanni De Robbio, il consigliere più votato tra i pentastellati (quasi mille preferenze) e già cacciato dal M5S da qualche settimana, è indagato per voto di scambio e per tentata estorsione ai danni del sindaco grillino Rosa Capuozzo. Non solo. Dagli stralci di una conversazione emerge la possibilità di un accordo elettorale tra De Robbio e i membri di una famiglia ritenuta vicina al clan dei Polverino. Un caso che sta creando imbarazzo tra i Cinque Stelle, che a loro volta respingono ogni ipotesi di coinvolgimento. «La prima cosa da chiarire è che De Robbio è stato espulso dal Movimento lo scorso 14 dicembre: siamo intervenuti prima della magistratura», precisa Roberto Fico. «Non avevamo un sentore ben preciso della questione: le motivazioni con cui è stato allontanato il consigliere sono legate a comportamenti contrari al programma», spiega. E contrattacca: «Bisogna specificare che in questa storia il sindaco, una Cinque Stelle, è parte lesa. E con lei tutto il Movimento. Anzi, da tutto ciò che leggo emerge chiaramente che ciò che il consigliere cercava non l’ha ottenuto».
La questione, però, è delicata. In una intercettazione l’imprenditore Giovanni Cesarano (non indagato) dice: «Adesso si devono portare a votare chiunque esso sia, anche le vecchie di 80 anni si devono portare là sopra e devono mettere una X sul Movimento Cinque Stelle è la cosa fondamentale». La conversazione risale alle settimane tra il primo e il secondo turno elettorale. Fico, però, sottolinea: «Il voto di scambio mi fa schifo e su questa vicenda stiamo facendo un ragionamento». Lo scarto al ballottaggio è stato sensibile. Il 14 giugno Capuozzo ottiene 9744 voti (pari al 70,8%), quasi seimila in più del suo sfidante Gabriele Di Criscio (4020 preferenze). Il deputato, esponente del direttorio, guarda anche al futuro: «Mi sembra chiaro che più il Movimento cresce più bisogna stare attenti verso quelle persone che si vogliono candidare con noi ma che hanno tutt’altro genere di interessi e valori rispetto ai nostri. Comunque sia il nostro controllo per il momento è sempre stato efficace». Al momento, non è prevista una modifica dei criteri di selezione in vista delle prossime Amministrative: «Non c’è nessuna novità allo studio», assicura Fico.
Intanto l’indagine, tra polemiche e perquisizioni, prosegue. De Robbio — stando a quanto emerge dall’inchiesta, che è stata affidata dalla procura di Napoli al pm Henry
John Woodcock — avrebbe minacciato il sindaco in merito a un presunto abuso edilizio nell’abitazione di proprietà del marito e avrebbe chiesto l’affidamento della gestione del campo di calcio a imprenditori da lui segnalati oltre alla nomina di assessori, funzionari e di un consulente, sempre su sua indicazione. Capuozzo con un post su Facebook si è difesa: «Andiamo avanti col nostro lavoro senza guardare in faccia a nessuno. Non portiamo addosso solo le 5 stelle che ci rappresentano; noi portiamo nelle nostre amministrazioni una morale e quella non si tocca».
L’intercettazione Nelle carte una telefonata prima del ballottaggio: la X va messa sul loro simbolo