Corriere della Sera

I 5 Stelle e il caso del voto di scambio Fico: più si cresce, più serve attenzione

Il re delle preferenze a Quarto (ora espulso) è accusato anche di ricatti al sindaco M5S

- Emanuele Buzzi

Il Movimento, in Campania, a Quarto Flegreo — comune amministra­to dai Cinque Stelle da giugno — è investito da una bufera. Una vicenda complessa che vede coinvolta, tra diversi protagonis­ti, anche l’ombra della camorra. Giovanni De Robbio, il consiglier­e più votato tra i pentastell­ati (quasi mille preferenze) e già cacciato dal M5S da qualche settimana, è indagato per voto di scambio e per tentata estorsione ai danni del sindaco grillino Rosa Capuozzo. Non solo. Dagli stralci di una conversazi­one emerge la possibilit­à di un accordo elettorale tra De Robbio e i membri di una famiglia ritenuta vicina al clan dei Polverino. Un caso che sta creando imbarazzo tra i Cinque Stelle, che a loro volta respingono ogni ipotesi di coinvolgim­ento. «La prima cosa da chiarire è che De Robbio è stato espulso dal Movimento lo scorso 14 dicembre: siamo intervenut­i prima della magistratu­ra», precisa Roberto Fico. «Non avevamo un sentore ben preciso della questione: le motivazion­i con cui è stato allontanat­o il consiglier­e sono legate a comportame­nti contrari al programma», spiega. E contrattac­ca: «Bisogna specificar­e che in questa storia il sindaco, una Cinque Stelle, è parte lesa. E con lei tutto il Movimento. Anzi, da tutto ciò che leggo emerge chiarament­e che ciò che il consiglier­e cercava non l’ha ottenuto».

La questione, però, è delicata. In una intercetta­zione l’imprendito­re Giovanni Cesarano (non indagato) dice: «Adesso si devono portare a votare chiunque esso sia, anche le vecchie di 80 anni si devono portare là sopra e devono mettere una X sul Movimento Cinque Stelle è la cosa fondamenta­le». La conversazi­one risale alle settimane tra il primo e il secondo turno elettorale. Fico, però, sottolinea: «Il voto di scambio mi fa schifo e su questa vicenda stiamo facendo un ragionamen­to». Lo scarto al ballottagg­io è stato sensibile. Il 14 giugno Capuozzo ottiene 9744 voti (pari al 70,8%), quasi seimila in più del suo sfidante Gabriele Di Criscio (4020 preferenze). Il deputato, esponente del direttorio, guarda anche al futuro: «Mi sembra chiaro che più il Movimento cresce più bisogna stare attenti verso quelle persone che si vogliono candidare con noi ma che hanno tutt’altro genere di interessi e valori rispetto ai nostri. Comunque sia il nostro controllo per il momento è sempre stato efficace». Al momento, non è prevista una modifica dei criteri di selezione in vista delle prossime Amministra­tive: «Non c’è nessuna novità allo studio», assicura Fico.

Intanto l’indagine, tra polemiche e perquisizi­oni, prosegue. De Robbio — stando a quanto emerge dall’inchiesta, che è stata affidata dalla procura di Napoli al pm Henry

John Woodcock — avrebbe minacciato il sindaco in merito a un presunto abuso edilizio nell’abitazione di proprietà del marito e avrebbe chiesto l’affidament­o della gestione del campo di calcio a imprendito­ri da lui segnalati oltre alla nomina di assessori, funzionari e di un consulente, sempre su sua indicazion­e. Capuozzo con un post su Facebook si è difesa: «Andiamo avanti col nostro lavoro senza guardare in faccia a nessuno. Non portiamo addosso solo le 5 stelle che ci rappresent­ano; noi portiamo nelle nostre amministra­zioni una morale e quella non si tocca».

L’intercetta­zione Nelle carte una telefonata prima del ballottagg­io: la X va messa sul loro simbolo

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