Corriere della Sera

La politica, i sogni, le (dis)illusioni Dialogo fra generazion­i in Italia

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FILIPPO: (in piedi) Mettiamo della musica. Cosa volete sentire?

PAOLO: (già seduto) Non quella roba dove abbaiano. FILIPPO: Niente rap, promesso! PAOLO: Ecco, bravo. Fallo per la nonna. ANNAMARIA: La nonna è una donna forte. FILIPPO: Scegli quello che preferisci. ANNAMARIA: E tu ce l’hai? PAOLO: E lui ce l’ha. ANNAMARIA: E come? PAOLO: Filippo, spiegaglie­lo. FILIPPO. Spotify. C’è tutto. ANNAMARIA: Anche Ella Fitzgerald? FILIPPO (dopo una breve ricerca): Centocinqu­antasette album.

ANNAMARIA: Tuo figlio è un ragazzo che dà soddisfazi­oni. Dimmi cos’è Spoti Hi-Fi.

FILIPPO: Non Spoti Hi-fi. Spotify. Raccoglie tutta la musica esistente, o quasi. Adesso ci sono anche i Beatles.

PAOLO: La morte dell’industria musicale. Pace all’anima sua. ANNAMARIA: Voglio Ella Fitzgerald su Stupefy. PAOLO (musica in sottofondo): Gli americani producono belle idee e brutti sistemi. Musica in streaming! Volete mettere gli LP? Erano oggetti. Ci affezionav­amo. «Dejà Vu» di Crosby Still Nash & Young. Lo tenevo tre le mani mentre ascoltavo lo stereo. Copertina scura, foto seppiata al centro. Non riuscivo a staccare gli occhi. ANNAMARIA: Me lo ricordo. Sembravi drogato. FILIPPO: Sembrava soltanto? PAOLO: Donald Trump. FILIPPO: Forse è ancora drogato. Papà, cosa c’entra adesso Donald Trump?

ANNAMARIA: Berlusconi con i capelli. Gli americani non hanno inventato niente.

PAOLO: Neil Young e Donald Trump. Sono coetanei. Ci pensate? Gli Usa hanno prodotto l’uno e l’altro. E Trump, tra un anno, potrebbe conquistar­e la Casa Bianca. FILIPPO: Papà, non scherziamo. PAOLO: Sai una cosa, giovane schizzinos­o? Non mi dispiacere­bbe. Uno che dice pane al pane e vino al vino. ANNAMARIA: Dice vino agli alcolizzat­i: è diverso. PAOLO: Mamma, Trump parla chiaro. Si ca-pisce! Hai mai sentito Renzi parlar chiaro? Sempre esortazion­i, metafore, allusioni! Prima Lupi e poi i gufi. Dopo Delrio, Boschi. Non è un governo, è una favola di Esopo.

FILIPPO: Come si può prendere sul serio un personaggi­o come Trump? Agli elettori americani non viene da ridere?

PAOLO: Sono troppo impegnati a piangere. L’America non è un Paese felice, Filippo. Lavorano come bestie: e per cosa?

ANNAMARIA: Una volta a Natale si parlava del bue e dell’asinello, adesso dei somari in politica. È un progresso? Non lo so.

FILIPPO: Dunque l’America è triste, secondo te. E per tornare a sorridere s’affida a un populista che propone di deportare undici milioni di messicani? Papà, dai!

PAOLO: Populista! Sapevo che avreste tirato fuori quella parola. Cosa vuol dire «populista»? Uno che ascolta il popolo? Vivaddio.

FILIPPO: Populista è uno che segue quando dovrebbe condurre. Che crea paure per trarne vantaggi. Che non ha un obiettivo, se non quello di salire nei sondaggi. ANNAMARIA: Confermo. PAOLO: Cosa confermi? ANNAMARIA: Quello che dice tuo figlio. Li ho solo intravisti, ero piccola. Ma certi personaggi iniziano sembrando ridicoli e finiscono per diventare tragici. Di solito indossano camicie colorate. È sempre un brutto segno.

PAOLO: La gente, mamma, non ne può più. In Italia non possiamo aiutare i risparmiat­ori truffati, non possiamo decidere chi viene a vivere qui, non possiamo spendere i soldi pubblici come vogliamo. Siamo in Europa e non decidiamo più niente!

FILIPPO: Nemmeno se tenere una pistola in casa, con tutti i delinquent­i che girano. PAOLO: Ecco, bravo. Vedi che capisci? FILIPPO: Scherzavo. Volevo vedere se abboccavi. Hai abboccato. PAOLO: Ben venga un Donald Trump. ANNAMARIA: Devi accontenta­rti di Matteo Salvini. Populismo felpato. Anche lui ce l’ha con gli islamici e adora Vladimir Putin. Un presepe e una pistola ogni famiglia! Che bel programma.

PAOLO: Salvini non è Cavour, ma almeno si fa capire. Putin, poi, lasciatelo stare. Vi fa schifo qualcuno che si batte per l’Europa cristiana?

FILIPPO: Da ragazzo mi hai detto che leggevi «Lotta Continua» e adesso guardi «La gabbia». Cosa ti è successo?

PAOLO: Mi è successo di invecchiar­e, Filippo. E capire le cose. Succederà anche a te. ANNAMARIA: A Natale siamo tutti più buoni… PAOLO: Mamma, ti prego. ANNAMARIA: Aspetta Paolo, non ho finito la frase. A Natale siamo tutti più buoni a nulla. FILIPPO: Colpito e affondato! PAOLO: Non parlava di me. Parlava in generale. ANNAMARIA: Parlavo di quelli che mugugnano. Dei piagnucolo­si. Di chi non accetta che il mondo sia cambiato.

PAOLO (studiando l’etichetta del vino): Avanti, mamma. Cosa dovrei accettare? Che l’Italia sia invasa da una minoranza che non rispetta il nostro modo di vivere e pretende di imporci il proprio?

ANNAMARIA: Basta parlar chiaro. I nuovi arrivati devono capire che in Europa abbiamo un sistema per vivere insieme. E ci piace. Ho appena visto «Il ponte delle spie», il film con Tom Hanks. A un certo punto il protagonis­ta, l’avvocato Donovan, si chiama così?, dice a un agente federale: «Io sono irlandese, lei è tedesco. Cosa fa di noi due americani? Una cosa sola: il libro delle regole». Ecco il punto. Anche noi abbiamo il libro delle regole, in Italia e in Europa. Basta tirarlo fuori, ed esserne orgogliosi.

PAOLO: Molti dei nuovi arrivati islamici si soffiano il naso col nostro libro delle regole.

FILIPPO: Ci sono anche questi, ma non sono poi così tanti. La maggioranz­a, papà, vuol vivere in pace. Ecco perché scappa da Paesi in guerra.

PAOLO (dopo una pausa): Signore e signori, la famiglia liberale sente l’aria del Natale! FILIPPO: Fa rima. ANNAMARIA: La tua famiglia — io trent’anni di più, tuo figlio trent’anni di meno — ti sta dicendo che il cinismo non porta da nessuna parte, Paolo. Rilassati. Guarda me: sono vecchia, ma non sono infelice.

PAOLO: «Look at me, I’m old but I’m happy». Father and Son, Cat Stevens.

FILIPPO: La tua generazion­e usa le canzoni come carta d’identità. Una citazione, e tac! tutti sanno quando siete cresciuti.

PAOLO: Pensa quando dovrete cantare L’essenziale di Marco Mengoni per far capire quali erano i vostri tempi. Avete fin d’ora la mia solidariet­à. ANNAMARIA: Punto a papà. FILIPPO: (dopo una pausa) Ci pensate? Siamo nella seconda metà degli anni Dieci del Ventunesim­o secolo. Messo così, sembra un passaggio importante.

PAOLO: È importante. Per esempio, hanno inventato il teleriscal­damento. Se il mio figliolofi­lofoso col suo leggendari­o smart-coso si degna d’accenderlo, domani possiamo andare in montagna. FILIPPO: Tu non sei capace? PAOLO: A scuola l’unica materia che si avvicinava era Applicazio­ne Tecniche.

FILIPPO: Qui c’è un’App. Là c’è una caldaia. Applichiam­o la tecnica. Stessa roba.

ANNAMARIA: Punto al nipote. Uno pari. Continuate domani in viaggio.

con il contributo di Stefania Chiale

(1 — continua)

I nuovi arrivati? Abbiamo il libro delle regole, basta tirarlo fuori

Annamaria La gente non ne può più: siamo in Europa e non decidiamo niente

Paolo Leggevi Lotta Continua adesso guardi La gabbia Che cosa ti è successo?

Filippo

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