IL PAPA DIFENDE I CRISTIANI MA CRITICA I TROPPI SILENZI
Per tre volte in due giorni, Natale e Santo Stefano, Francesco ha gridato al mondo per i cristiani perseguitati. Ieri all’Angelus ha ricordato i «nostri martiri» che «sono purtroppo tantissimi». Nel messaggio «Urbi et Orbi» dell’altro ieri aveva reso omaggio «ai fratelli perseguitati in tante parti del mondo a causa della fede».
Ma la denuncia più forte l’ha fatta con il tweet di ieri, forse motivato dalla notizia dell’ultimo massacro che gli era appena arrivata dalle Filippine: «Preghiamo per i cristiani che sono perseguitati, spesso con il silenzio vergognoso di tanti».
Francesco è instancabile nel ricordare che i cristiani sono oggi la componente della popolazione mondiale più perseguitata, che ci sono più martiri nel nostro tempo rispetto a ogni altro, che questo martirio è ignorato dal mondo. Lo ha detto un anno addietro al Parlamento europeo, l’ha ripetuto all’Onu lo scorso settembre.
Due sono gli aspetti del dramma cristiano che colpiscono di più papa Bergoglio, come si deduce dalle tante parole che gli dedica: il fatto che l’aggressione ai cristiani viene crescendo ogni anno e la difficoltà che le Chiese incontrano nel segnalarlo all’opinione pubblica.
Dalla Nigeria alla Somalia l’incendio islamista va estendendosi in Africa, del Medio Oriente non è necessario parlare, in Asia si allarga sia l’aggressione del terrorismo islamista sia quella del fondamentalismo indù. Francesco in più occasioni ha segnalato la sua volontà di vicinanza anche fisica ai perseguitati: dell’idea di volare nel Kurdistan iracheno una volta ha parlato pubblicamente.
Ma sa che una sua presenza sul terreno metterebbe a rischio di morte quanti andrebbe a incontrare e fornirebbe argomenti alla propaganda islamista che addita il Papa come «guida dei crociati». Con la denuncia del «silenzio di tanti» Bergoglio vorrebbe che la sorte dei cristiani fosse presa in carico da un’Europa e da un Occidente che ancora non hanno compreso la portata di quell’aggressione.