INCONTRO MODI-SHARIF LO SCENARIO A SORPRESA
Mano nella mano. Come non accadeva da 11 anni. Nei giorni scorsi, Narendra Modi ha fatto tappa in Pakistan, di ritorno da Mosca a New Delhi, via Kabul. Una fermata improvvisata. «Posso farle visita?», ha chiesto il premier indiano all’omologo Nawaz Sharif. La risposta è stata subito positiva. Al suo arrivo all’aeroporto di Lahore, i due statisti si sono abbracciati e quindi Sharif ha accolto l’ospite sul suo elicottero. Destinazione: la casa avita dove era in corso il matrimonio di una pronipote del capo del governo pachistano.
In difficoltà sul fronte occidentale anche (ma non solo) per la questione ancora aperta dei marò italiani (Roma ha per ora bloccato l’adesione dell’India al «Gruppo Mtcr», Missile Technology Control Regime — importante associazione che controlla il commercio mondiale di missili), Modi ha voluto dare un segno della vitalità della diplomazia del Subcontinente con un gesto «coraggioso» legato alla sua forte personalità. Vero che i due — Modi e Sharif — hanno già costruito un rapporto personale. Tuttavia le tensioni tra i giganti nucleari dell’Asia meridionale (che si sono combattuti in tre guerre in passato) non sono ancora un dato da archivio. E, soprattutto, considerando la disputa ancora viva sul Kashmir, possono riemergere in ogni momento. Ora le due diplomazie hanno promesso di «istituire comitati a livello ministeriale» per negoziare senza limiti su «tutte le questioni aperte», a partire dal prossimo mese.
Il buon umore di Narendra Modi era naturalmente sostenuto anche dal trattato di difesa appena firmato con la Russia. Un’intesa che prevede, tra l’altro, la costruzione da parte di Mosca di sei nuovi impianti nucleari, la produzione di missili «Brahmos» e la realizzazione di un nuovo tipo di caccia da combattimento e di un aereo da trasporto. Il tutto condito da strette di mano e reciproci complimenti ModiPutin. Il messaggio per Washington? Tutto si muove.