Corriere della Sera

Cina, una banca per le infrastrut­ture in Asia

La Biia partirà a gennaio. Cento miliardi di dollari per costruire strade, ferrovie e gasdotti. Il ruolo dell’Italia

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Guido Santevecch­i

Ci sono ancora gli operai al lavoro intorno al palazzo di Financial Street a Pechino dove è stato fissato il quartier generale della Banca per gli investimen­ti in infrastrut­ture asiatica (Biia). Ma l’istituto internazio­nale voluto dalla Cina per finanziare le infrastrut­ture è operativa dal 25 dicembre, ha

an n u n c i a to l’agenzia « Xinhua » . Il presidente Xi Jinping aveva parlato per la prima volta del progetto a dicembre del 2013; in un anno e mezzo è riuscito a raccoglier­e l’adesione di 57 Paesi (tra i quali l’Italia) e allo scadere dei due anni il nuovo istituto può agire: i primi prestiti sono previsti per il secondo trimestre del 2016 ed entro fine 2016 i capitali assegnati raggiunger­anno i 15 miliardi, assicura il presidente eletto della Aiib, il cinese Jin Liqun. Questa istituzion­e fa parte del grande piano «Una cintura, una strada» che racchiude il sogno cinese di ricostruir­e l’antica Via della Seta, con un percorso terrestre e uno marittimo (che arriva in Italia). E il governo italiano ha giocato con accortezza una partita di diplomazia commercial­e, aderendo al progetto Aiib come Paese fondatore. Gli Stati Uniti, sospettosi di ogni mossa cinese, avevano cercato di convincere gli alleati a starne fuori, ma hanno incassato una sconfitta quando a marzo l’adesione della Gran Bretagna ha rotto l’argine: tra gli alleati americani iscrittisi ci sono anche Australia, Francia, Germania, Filippine e Sud Corea.

Questa Banca asiatica di investimen­to nelle infrastrut­ture è dotata di un capitale iniziale di 100 miliardi di dollari. Azionista di maggioranz­a la Cina, con il 30% del capitale, seguita dall’India con l’8 e dalla Russia con il 6. L’Italia partecipa con il 2,6%, che ci colloca al 12° posto tra i 57 Paesi sottoscrit­tori. I negoziator­i di Roma hanno anche giocato bene quando si è trattato di scegliere il primo presidente: i cinesi si sono trovati la concorrenz­a inattesa di un russo e l’Italia ha fatto pesare il suo voto a favore di Jin Liqun.

Cui Hongjian, direttore del Dipartimen­to di studi europei del China Institute of Internatio­nal Studies ha spiegato al Corriere: «L’Asia ha un grande bisogno di infrastrut­ture, dalle

Gli Usa hanno chiesto ai Paesi dell’Europa di restarne fuori, ma molti Stati hanno aderito

ferrovie ad alta velocità agli aeroporti, autostrade, telecomuni­cazioni per parchi industrial­i. Un mercato che può valere ottomila miliardi di dollari nei prossimi cinque anni; quindi, come azionista dell’Aiib, l’Italia può entrare in questo mercato e potrebbe anche utilizzare i fondi per le sue infrastrut­ture, dalle strade ai porti».

Pechino vorrebbe rifare una Via della Seta con un percorso via terra e uno via mare

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