Corriere della Sera

Fasi dell’abolizione

- Alessandro.prandi51@ gmail.com

Caro Romano, rasentando a piedi il monumento a Cesare Beccaria nell’omonima piazza di Milano, vi leggo la seguente incisione: «Italiani e Stranieri eressero, augurando che il voto 13 marzo 1865 della Camera dei Deputati per l’abolizione della pena di morte, sia tradotto in legge». Incuriosit­o, sono andato a rivedere la storia dell’abolizione della pena capitale e sono sobbalzato nello scoprire che il primo Stato al mondo a cancellarl­a fu il Granducato di Toscana nel 1786 e che uno degli ultimi fu lo Stato del Vaticano nel 1969, a distanza di ben quasi due secoli. Purtroppo non ho trovato dispiegato né il motivo dell’encomiabil­e precocità dell’uno né quello del disonorevo­le indugio dell’altro. Può venirmi incontro?

Alessandro Prandi

L’abolizione della pena di morte fu una delle molte riforme «illuminate» adottate per la Toscana da Pietro Leopoldo negli anni del suo Granducato. Le ricordo che il trattato di Cesare Beccaria ( Dei delitti e delle pene) era stato pubblicato poco più di vent’anni prima e che in esso si può leggere la seguente frase: «Parmi un assurdo che le leggi, che sono l’espression­e della pubblica volontà, che detestano e puniscono l’omicidio, ne commettano uno esse medesime, e, per allontanar­e i cittadini dall’assassinio, ordinino un pubblico assassinio».

Quanto alla Chiesa romana, il papato in quegli anni considerav­a le riforme dell’Illuminism­o con diffidenza.

Le segnalo comunque che dal 1870 al 1969 non vi furono esecuzioni. Le lettere firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579 lettere@corriere.it www.corriere.it sromano@rcs.it Antonio Ferrari ricorda le 17 vittime dei terroristi palestines­i Le scoperte più importanti: dal vaccino anti ebola agli studi sull’obesità

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