I terroristi scarcerati e il pericolo di fuga
Come era immaginabile, dopo il caso di Merano (presunti jihadisti scarcerati per mancanza di concretezza e attualità degli indizi a carico), la storia si è ripetuta, stavolta a Palermo, dove il Gip non ha convalidato l’arresto della libica Khadija Shabby, sospettata di essere «attigua, organica e propositiva ad una organizzazione terroristica di matrice islamica» imponendole soltanto l’obbligo di dimora dalle 20 alle 7 del mattino successivo. In questo caso il giudice, pur condividendo l’impianto accusatorio del Pm, ha ritenuto che non ricorressero i presupposti per disporre la custodia cautelare in carcere dell’imputata in quanto non sussisteva «né pericolo di fuga né di inquinamento probatorio». La decisione appare corretta e rigorosamente fondata sul dettato dell’art. 274 cpp nella versione introdotta dalla legge 16 aprile 2015 n.47, secondo cui la suddetta misura restrittiva può essere disposta esclusivamente se «l’imputato si è dato alla fuga o sussiste concreto e attuale pericolo che egli si dia alla fuga» (nella specie, era escluso il pericolo di inquinamento delle prove e non sussisteva quello della reiterazione del reato). La nuova norma, vietando l’ applicazione della misura preventiva ove il pericolo di fuga non sia connotato dalla concretezza e dall’attualità, si presta ad una duplice critica. Innanzitutto perché trascura il dato inoppugnabile della realtà per cui chi è accusato di un gravissimo delitto come la costituzione o la partecipazione ad un’associazione terroristica, specie se è uno straniero, pensa anzitutto a scappare, sicché in questi casi, il rischio di fuga può dirsi immanente, con altissime probabilità che l’imputato, di per sé «strutturalmente» pericoloso, possa da un momento all’altro eclissarsi: infatti, al tempo delle Brigate Rosse terroristi come Pietrostefani, Villimburgo, Lojacono, Casimirri, Cappelli, Scalzone, Battisti e Petrella fuggirono all’estero (gli ultimi tre rimasero in Francia al riparo del diritto d’asilo). In secondo luogo perché