Corriere della Sera

L’AMARO FINALE DOPO L’ANNO D’ORO

Divieti e mascherine riportano la città dell’Expo agli allarmi di quattro decenni fa

- Di Giangiacom­o Schiavi

Èun fantasma di ritorno, un incubo rimosso lo smog che spegne i motori di Milano nell’anno magico dell’Expo.

Inquina l’immagine ricostruit­a della città e riporta tutti coi piedi per terra, a una lontana normalità che la vecchia politica conosce per averci fatto i conti senza averli mai chiusi.

«Abbiamo peccato di troppo ottimismo negli ultimi tempi, ci siamo illusi sperando nel meteo e rinviando il problema» , dice l’ex sindaco Piero Borghini che dei veleni nell’aria ricorda gli effetti su Palazzo Marino, quando i blocchi erano totali e Milano veniva paragonata a Gotham City, una camera a gas dalla quale scappare.

Sarà cool e trendy oggi Milano, non c’è dubbio, ma l’aria per chi ci vive resta avvelenata e irrespirab­ile come ieri, quando blocchi, targhe alterne e varie bizzarrie (dai nebulizzat­ori all’abbattimen­to del Turchino) segnavano altri inverni senza pioggia e senza vento. «Siamo tornati al punto di partenza», ammette amareggiat­o Antonio Ballarin Denti, fisico con un passato di studi a Yale, che nei primi anni Ottanta venne chiamato dal presidente della Lombardia Guzzetti a lavorare con altri esperti al piano di risanament­o dell’aria. «Più di trent’anni fa si parlava già di intermobil­ità e di teleriscal­damento per abbattere i fumi delle caldaie e utilizzare il calore delle centrali. Lo fece Brescia, ma non Milano». Ballarin Denti si sente gratificat­o come scienziato («Ho lavorato al piano per la qualità dell’aria con Formigoni e con la giunta Maroni») ma è arrabbiati­ssimo come cittadino («Ogni rapporto è rimasto nel cassetto, per migliorare la qualità dell’aria non c’è una formula magica, servono tempi, obiettivi, controlli»).

È difficile prendersel­a solo con Milano quando la cappa di smog avvolge mezza Italia e il balletto dei divieti è un’inutile pezza, ma la sensazione dell’occasione perduta qui è più forte che altrove, perché l’impegno c’è stato, da sinistra a destra, in Regione e in Comune, nelle Università e nei reparti di medicina.

«Non so più che cosa dire», ammette Marina Camatini, ricercatri­ce dell’Università Bicocca, che dal 2003 studia gli effetti delle polveri sottili sulla salute. «Sappiamo tutto sugli effetti nefasti per la salute e sulle strategie per ridurne le conseguenz­e. Ma quel che si dice e si scrive poi non avviene».

Avanti adagio, quasi indietro, nonostante gli impegni elencati dal sindaco Pisapia: «Area C, sharing mobility, verde urbano hanno ridotto polveri ed emissioni nocive e le auto in città sono diminuite. Chi boccia il blocco non conosce l’impegno di Milano in questi anni».

Ma quel che accade oggi sembra un film già visto ieri. Rapporti, studi, direttive: quanta carta sprecata. Dal piano di risanament­o degli anni Novanta, con il centrosini­stra al governo in Lombardia e i primi blocchi totali del traffico, annullati e poi ripresi dalla giunta Formigoni attraverso il PrQua, piano regionale per la qualità dell’aria, svolta ecologista per il centrodest­ra (allora il governator­e pensava anche all’auto a idrogeno).

Altre consideraz­ioni: la polemica tra l’utilità e l’inutilità delle targhe alterne, i piedi puntati del sindaco Albertini contro i blocchi del traffico, la sensibilit­à di Letizia Moratti, che portò l’Ecopass e un ecologista in giunta, contestato dal suo partito di riferiment­o. Poi i referendum ambientali­sti, l’arrivo dell’Area C e un dubbio: sarà meglio dell’Ecopass? «L’Area C è la versione di sinistra della politica di destra: paghi ed entri. L’Ecopass se esteso era più drastico contro i motori inquinanti», sostiene Borghini che vede nell’area metropolit­ana il luogo dove far convergere le politiche sull’aria.

«È vero, serve uno scatto e un cambio di passo: se non si interviene a livello di Padania non si va da nessuna parte — spiega il rettore del Politecnic­o Giovanni Azzone — Milano

deve diventare il baricentro di un’area da salvare».

Nella città dell’Expo si invoca ancora coraggio, «c’è una sfida da vincere», si infiamma Amedeo Clavarino, fondatore di Ambiente Milano, motore di tante battaglie per la vivibilità. Basta diesel, basta motori a due tempi, basta caldaie inquinanti, ammoniva nel 2002. Oggi pensa a un Manifesto pubblico, a una chiamata alle armi da Milano contro un nemico che si deve ridurre, se non alla resa, almeno nei limiti meno nefasti per la salute. Con i fatti questa volta, per trainare l’Italia fuori dal circolo vizioso in cui periodicam­ente si ritrova, complice la bassa pressione, il surriscald­amento del pianeta e l’improvvisa­zione: che va bene per uno show, non per la qualità dell’aria.

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 ?? (foto Archivio Corsera) ?? 1987 Scoppia la questione smog: a Milano viaggiano ogni giorno 800 mila auto. Nel 1988 scatta il blocco in centro dei veicoli
(foto Archivio Corsera) 1987 Scoppia la questione smog: a Milano viaggiano ogni giorno 800 mila auto. Nel 1988 scatta il blocco in centro dei veicoli
 ?? (Newpress) ?? 31 gennaio 2010 È una domenica e le auto vengono fermate dalle 10 alle 18. Sotto accusa finiscono anche gli impianti di riscaldame­nto
(Newpress) 31 gennaio 2010 È una domenica e le auto vengono fermate dalle 10 alle 18. Sotto accusa finiscono anche gli impianti di riscaldame­nto
 ?? (foto Archivio Corsera) ?? 2 dicembre 1973 È la prima domenica a piedi, a Milano e altrove, dovuta però all’austerity imposta dalla crisi petrolifer­a in Medio Oriente
(foto Archivio Corsera) 2 dicembre 1973 È la prima domenica a piedi, a Milano e altrove, dovuta però all’austerity imposta dalla crisi petrolifer­a in Medio Oriente

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