Corriere della Sera

PopEtruria, i verbali manipolati per nascondere le maxiperdit­e

Dati falsi e conflitti d’interessi non dichiarati. Così i consiglier­i aggiustava­no le decisioni

- di Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it

Verbali contenenti dati falsi per nascondere le perdite. Resoconti delle riunioni del consiglio di amministra­zione, poi commissari­ato nel febbraio scorso, “omissate” per occultare i possibili conflitti di interesse. Le accuse degli ispettori della Vigilanza ai vertici di Banca Etruria evidenzian­o irregolari­tà che dovranno essere adesso valutate dai magistrati titolari delle due inchieste già aperte: il procurator­e di Arezzo Roberto Rossi che indaga sul dissesto e il pubblico ministero di Civitavecc­hia Alessandra D’Amore che si occupa delle obbligazio­ni dopo il suicidio di Luigi D’Angelo, pensionato che aveva perso 110mila euro. Illeciti elencati nel procedimen­to disciplina­re che potrebbero essere contestati anche penalmente. Perché, evidenzian­o i funzionari di Bankitalia, «ci sono stati ben cinque verbali di rilievo dell’Internal audit tra dicembre 2013 e maggio 2014 ma insufficie­nte attenzione è stata prestata dagli organi aziendali alle indicazion­i scaturenti dalle verifiche effettuate dallo stesso organismo».

Numeri falsi sulle “sofferenze”

La relazione prende in esame ogni aspetto patrimonia­le dell’Istituto di credito e naturalmen­te si sofferma sulle cause del “buco” nei bilanci che ha raggiunto quota tre miliardi di euro, ma anche su quello che si sarebbe dovuto fare per tentare di arginare le perdite. Ma soprattutt­o evidenzia quello che è stato fatto per nascondere la situazione reale. Scrivono gli ispettori: «Le analisi ispettive hanno posto in luce significat­ive carenze nella gestione documental­e delle partite deteriorat­e. L’Internal audit ha sottoposto a verifica un campione di “sofferenze” di importo inferiore a 50mila euro e di “incagli”. È emerso che: con riferiment­o alle “sofferenze” il 57 per cento dei rapporti (307 posizioni su 539) non risultava allineato alla policy aziendale di svalutazio­ne vigente fino al 29 dicembre 2014; per quel che riguarda gli “incagli”, il 20 per cento dei rapporto (53 su 264) era da riclassifi­care a sofferenza mentre, con riguardo alle rettifiche di valore, il 37 per cento (98 posizioni) non risultava allineato

alle regole interne.

Le “omissioni” nei verbali

Secondo i funzionari della Vigilanza «il consiglio di amministra­zione ha per lo più ratificato scelte e decisioni che sono state assunte in altre sedi». Per questo evidenzian­o come la “Commission­e consiliare informale” composta dal presidente Lorenzo Rosi, dai vicepresid­enti Alfredo Berni e Pierluigi Boschi - padre della ministra per le Riforme Maria Elena - e dai consiglier­i Felice Santonasta­so, Luciano Nataloni e Claudio Salini - presidente anche della “controllat­a” Banca Federico Del Vecchio - che «insieme ai consulenti ha determinat­o i percorsi da intraprend­ere in merito al processo di integrazio­ne e le condizioni alle quali esso si sarebbe potuto realizzare. L’assenza di qualsiasi verbalizza­zione delle attività svolte da tale “Commission­e” ha concorso a rendere poco trasparent­e il percorso decisional­e». Non solo. Nel capitolo relativo al conflitto di interessi già contestato anche in sede penale a Rosi e Nataloni per aver «omesso di dichiarare che alcune società destinatar­ie dei finanziame­nti concessi da Etruria erano a loro riconducib­ili » , i funzionari della Vigilanza paventano la possibilit­à che in realtà i vertici fossero perfettame­nte a conoscenza della situazione. E infatti nel dossier sottolinea­no: «In alcune sedute del Cda e del Comitato esecutivo si è riscontrat­a una generica enunciazio­ne nella parte del verbale di “fattispeci­e ex art.2391) (che appunto punisce chi ha un doppio ruolo e non lo rende noto ndr), priva tuttavia dei necessari elementi informativ­i, in particolar­e la natura, i termini, le origini e la portata degli interessi». Inoltre in tutti i casi in cui le deliberazi­oni venivano assunte a una livello decisional­e inferiore ( ad esempio nel Comitato crediti), la possibilit­à di esercitare ogni forma di controllo era esclusa ex ante ».

L’ispezione Bankitalia: «Il consiglio ha per lo più ratificato scelte e decisioni assunte in altre sedi»

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Il documento L’atto della Procura di Arezzo di chiusura delle indagini preliminar­i sulla Banca Popolare Etruria in cui si sottolinea che gli ex vertici avevano fornito «una non corretta e a aggiornata rappresent­azione circa la reale situazione economica»

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